Ho letto sul giornale che pare sia stato trovato l’elisir di lunga vita!
«È una notizia certa e pubblicata. L’invecchiamento potrebbe essere un processo reversibile…almeno sui topi».
Ne parlo con i due ricercatori Federico Pio Fabrizio e Aureliano Stingi.
Com’è stato condotto questo esperimento?
«Dobbiamo considerare il genoma, l’insieme delle istruzioni che ci consentono la costruzione e il funzionamento di un organismo vivente, e l’epigenoma, ovvero l’insieme dei processi che consentono a queste istruzioni di esser lette in risposta a determinati stimoli e fattori come quelli ambientali, l’inquinamento, l’esposizione a sostanze chimiche, il fumo e tanti altri.
Queste informazioni possono essere modificate in laboratorio. Secondo quello che hanno osservato gli autori dello studio, l’invecchiamento non è dovuto a un accumulo di mutazioni ma a una perdita di informazioni genetiche che porta le cellule a dimenticare come leggere il DNA originale.
In parole molto semplici: è possibile far ricordare alle cellule come leggere il DNA originale e invertire il processo di invecchiamento».
È come se avessimo un CD sul quale sono scritte tutte le nostre informazioni ma la polvere e i graffi ne impedissero la lettura?
«Sì, esatto, ciò che è riuscito è una forma di backup che ci aiuta a recuperare tutte le informazioni coperte. Proprio quando questi topi hanno perso la loro funzione epigenetica giovanile hanno iniziato a comportarsi da vecchi e i ricercatori hanno stimolato, o meglio, introdotto nei topolini una terapia genica per invertire questi cambiamenti epigenetici e hanno osservato che i tessuti e gli organi dei topi hanno riacquistato uno stato giovanile, un ritorno alla giovinezza».
Queste scoperte potrebbero essere applicate anche all’uomo?
«Non è ancora il momento, sono in corso degli studi sui primati. Pare una cosa fantascientifica, eppure…».
Questo articolo è tratto dal podcast Balle Immortali dei ricercatori Federico Pio Fabrizio e Aureliano Stingi.