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Nanoprom

Un’impresa, una storia fantastica di tecnologia e riscatto sociale

Cos’è successo?

È una domanda che lascia sempre a bocca aperta.

Chi la pone non sa cosa sia successo (avvenuto) e cosa sia il successo?

Noi di Vita& Salute WEB abbiamo girato questa domanda a Gian Luca Falleti titolare di Nanoprom Chemicals, e rimaniamo ancora, dopo aver ascoltato le risposte, con la bocca spalancata.

Nanoprom è una piccola azienda, 5 dipendenti, a Casalgrande, in provincia di Reggio Emilia.

Invenzione

Gian Luca, che cosa ti sei inventato?

«Eh, che cosa mi sono inventato… questa è un’azienda che fa ricerche e sviluppo, questo è l’obiettivo. Operiamo nei settori più disparati: dai sommergibili, ai satelliti… il palinsesto è molto variegato.

Nanoprom, dal 2013, opera in Formula 1 e nella Moto GP, fornisce ai team la vernice più leggera del mondo. Per quel che riguarda le monoposto di Formula 1, nel 2015, il peso della vernice da noi fornita era pari a 700 grammi contro i 2,5 kg di verniciatura che venivano utilizzati tradizionalmente.

Si pensi che per la verniciatura di una ruota di Formula 1, si usavano intorno ai 150-130 grammi di prodotto, noi l’abbiamo portata a 30 grammi. Per gli aerei, un drone che veniva verniciato con 17 kg noi di Nanoprom siamo arrivati a diminuire il peso fino a 3,5 kg. Per gli elicotteri uguale: l’elicottero della Curti era verniciato con 8 kg, noi abbiamo portato la quota di prodotto fino agli 800 grammi».

Vernici ma non solo

Ma voi non fate solo vernici…

«Lavorando per la Formula 1, sono chiamato a recarmi, tutti gli anni, a Barcellona per assistere ai test e rimanere in contatto con le varie squadre, per tastare il polso e sapere meglio di cosa abbiano necessità per svolgere al meglio il loro lavoro.  

In volo, tornando a casa, nell’anno della pandemia, a bordo dell’aereo eravamo solo tre passeggeri. In pista avevo portato il nostro coating anti-adesivo e ho pensato che sarebbe stato l’ideale per sviluppare un coating antivirus-antibatterico e poterlo usare sui banchi di scuola, nelle ambulanze, all’ingresso degli ospedali, eccetera.

Sentivo il dovere di dare un aiuto a chi ne aveva bisogno, e ci riflettevo in quel volo di rientro, planando sopra il mare. Si dice che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, no?

Quando poi sono arrivato in Italia, ho cominciato a lavorarci su ma, per fare una vernice antivirus e antibatterica, antimuffa, mica è semplice.  Sono sempre stato un sognatore una persona che butta il cuore oltre l’ostacolo e ho costruito un dialogo proficuo con delle persone che avevano un bagaglio culturale e, quindi, le competenze per potermi seguire in questo progetto. Ho iniziato a studiare con dottori, con ricercatori, con consulenti sia della salute che del mondo sanitario, un ambito che non avevo mai toccato prima di allora.

Ho investito 330.000 €, nella ricerca si sa sempre da dove si parte ma non si sa bene quanto possa costare arrivare alla fine. Ci sono voluti due anni per tagliare il traguardo ma, strada facendo, ho cercato comunque di dare un aiuto mettendo a disposizione un tessuto che avevamo realizzato per un nostro cliente dell’automotive.

Con questo stesso materiale abbiamo lanciato un progetto antisciacallaggio con il quale abbiamo prodotto mascherine chirurgiche con un filtraggio del 95%. Il nostro prodotto ci ha permesso di produrre mascherine con un unico strato di tessuto, tanto che, la Bernoni Grant Thornthon, ci ha dato il premio dell’anno come prodotto ecologico, di fatto le nostre mascherine inquinano il 30% in meno delle altre».

Antisciacallaggio?

«Sì, antisciacallaggio, nel senso che abbiamo iniziato a venderle a 50 centesimi più iva quando tutti le vendevano a 2,5 € l’una. Abbiamo voluto farlo, così, per una reazione imputabile a un po’ di sana rabbia sociale.

Volevo comprare delle mascherine e mi sono recato da un’azienda della bassa modenese che aveva centinaia di migliaia di ordini. Ho preso in mano una di queste mascherine, l’ho tastata e ho chiesto come facessero i tessuti usati a filtrare i batteri e quant’altro, la risposta fu categorica: “Se le vuoi comprare le compri sennò lascia stare. Se me le bocciano ne faccio delle altre…”.

Era un venerdì sera alle 18, non me lo scorderò mai. Da lì ho deciso di farmi le mie mascherine antisciacallaggio.

Ripeto, per me è stato un gesto di rabbia sociale, anche perché io sono una persona che è rimasta orfana e ho dormito per strada, facevo l’assicuratore e consegnavo pizze e lavoravo all’autolavaggio…

Ho pensato come avrebbe dovuto fare un padre a comprare due mascherine al giorno e a uno, due o tre figli.

Abbiamo pensato a un tariffario sociale: se gli acquirenti erano una coppia senza figli il prezzo era 50 centesimi più iva, se avessero avuto due figli: si arrivava a 40 centesimi, per il terzo figlio sarebbero costate zero.

Sul nostro sito sono presenti tutti gli enti ai quali le mascherine le abbiamo proprio donate».

E poi arriva BV-Stop

«Eccoci, il prodotto si chiama proprio BV-Stop, con le lettere B e V che stanno per batteri e virus. È un prodotto pensato per tutti quei luoghi le cui superfici sono a rischio per la presenza di agenti patogeni. Dalle sale operatorie alle scrivanie dell’ufficio.

Dal telefonino al volante delle auto, ed è l’ultima novità nata in casa Nanoprom durante la pandemia, che è arrivata alla produzione di uno spray a base acquosa.

Anche i test sui virus appartenenti alla famiglia del Coronavirus umani hanno dato ottimi risultati, mostrando dopo solo due ore un abbattimento della carica virale, nei test in laboratorio, di oltre il 90%».

Storia

Storia bellissima, che continua: ho letto che nella classifica del Financial Times la tua piccola Nanoprom Chemicals di Casalgrande per l’anno 2022-2023 è la prima azienda chimica italiana e la quarta in Europa per crescita economica, una piccola azienda come la vostra. Come spieghi questo miracolo?

«Noi siamo un centro ricerche, siamo l’unica azienda al mondo che è riuscita a fare un coating per il marmo che è completamente trasparente e resiste all’aggressione dell’aceto e del limone.

Questo brevetto ci ha dato una quantità di fatturato molto importante ma non solo questo, anche nel mondo della ceramica abbiamo il nostro coating certificato alimentare.

Dal 2007, uno dei più grossi produttori di packaging in alluminio al mondo, sandwich alluminio-carta, usa i nostri coating.

Noi facciamo una vetrificazione a freddo, il brevetto del vetro liquido, l’ho registrato nel 2010.

Noi vetrifichiamo a freddo le superfici, il vetro ha delle caratteristiche straordinarie usate dal sommergibile ai satelliti, ma di questo abbiamo già parlato.

Nel trattamento dell’alluminio, solo per esempio, le superfici trattate con il cromo, processo inquinante, hanno uno scarto non riciclabile che va dal 30 al 40%. L’alluminio vetrificato con il sistema Nanoprom può essere rifuso e riutilizzato senza alcun problema».

Green-tech

Gian Luca, sai cosa ti dico? Della nostra intervista mi ha colpito il fatto incontestabile che la tua visione di azienda produttiva è avanti, da un punto di vista tecnologico e di visione del mondo. Ma mi ha colpito di più ancora la tua sensibilità, quella che chiami ‘rabbia sociale’. L’ultima domanda che vorrei farti tocca da vicino questa sensibilità. Che tipo di azienda è Nanoprom?

«Nanoprom è un’azienda che tiene conto degli obiettivi della sostenibilità e voglio arrivare a soddisfare tutti i requisiti della green-tech. Siamo già avanti: il capannone, costruito 5 anni fa, non è allacciato alla rete del gas. Ho voluto solo condizionatori elettrificati. I condizionatori producono acqua, tutta l’acqua prodotta viene fatta convogliare nel circuito interno. Il fotovoltaico garantisce all’azienda l’energia necessaria e le batterie di accumulo permettono il funzionamento anche la sera.

L’impatto ambientale Nanoprom è pari a zero e da quando ho iniziato a lavorare, non ho mai perso o lasciato per strada un solo dipendente.

Del progetto che abbiamo messo su in Guinea Bissau te ne parlo un’altra volta».

Magari ci si sente per la startup NALUCOAT prima società Benefit e B-Corp nel settore dei trattamenti di finitura, fondata con Ivan Gianluca Bonvini, a rimarcare la volontà di certificare il perseguimento delle finalità di beneficio collettivo.

Alla prossima bandiera a scacchi.

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