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SOStenibilità 

Dai prodotti Scaldasole a LifeGate, un cucchiaino di storia personale

V&S WEB incontra Simona Roveda imprenditrice sostenibile, Co-fondatrice LifeGate, Co-fondatrice Fattoria Scaldasole. 

  • Sostenibilità 
  • Biologico 
  • Economia circolare 
  • Salute e benessere 
  • Impegno sociale 

Ci sono tanti verbi in italiano, verbi della consapevolezza… 

Con due di questi mi piace giocare in modo particolare e mi rimbalzano in mente di continuo. 

Uno è sostare, che significa fermarsi ma anche saper stare in un posto e l’altro, appunto, è il saper tenere ferma la propria convinzione: sostenere, ovvero lanciare un appello a tenere duro. 

Simona Roveda ha fatto dello SOS a tenere ferma la barra, la bandiera della sua vita. 

Sostenibili si diventa 

Lei è nata davvero così: sostenibile?  

«No, non sono nata così. Ho compiuto un percorso. 

Sono milanese, ho fatto le scuole a Milano e poi ho cominciato a lavorare nel mondo della moda. In seguito, per motivi vari, sono andata a vivere in Svizzera con il mio ex marito. Eravamo due ragazzi giovani, alla fine degli anni 70.

Abitavamo in un piccolo paese nel quale ho scoperto l’agricoltura biologica e anche un modo diverso di guardare il mondo. Si coltivava in modo naturale, c’era addirittura la raccolta differenziata! Cose che non avevo mai visto o sentito prima. 

Questi quattro anni svizzeri hanno cambiato la mia vita, da quel momento il mio pensiero è completamente mutato e ha inciso in tutte le scelte che ho fatto dopo.

Mi sono sentita spinta a cercare una strada che fosse più diretta al cuore, mi piace dire così. Ho cercato di dare spazio al difficile ma necessario equilibrio tra il sentimento e la razionalità. Mi sono aperta a una visione olistica della vita, nella quale l’uomo, gli animali, l’ambiente tutto, rimangono legati da una catena indissolubile. Nessun anello si può spezzare e ogni azione deve rimanere e ricercare di continuo l’armonia». 

Fattoria Scaldasole 

Perché si è sentita, in tempi non sospetti, di scommettere tutta sé stessa sulla sostenibilità?  

È bastato l’amore per lo yogurt? 

«Scommessa? Non credo di essere stata del tutto consapevole nella scelta. È successo, è stata anche quella una tappa del mio percorso. Io vivo anche un po’ così, della sensazione del momento, colgo l’attimo per dirla come i latini.

Ho cominciato a immaginare un altro modo di vivere, di produrre anche e da allora mi occupo di sostenibilità, che è diventata la passione che accompagna la mia vita personale e quella lavorativa. La sostenibilità, però, non è solo ambiente, molte volte ci si confonde. La sostenibilità colloca in una connessione armoniosa: 

  • l’ambiente,  
  • il sociale  
  • l’economico,  

questi sono valori che, se condivisi, interagiscono e si completano naturalmente.  

Senza equilibrio non c’è sostenibilità e non c’è benessere per nessuno”.  

Con Fattoria Scaldasole abbiamo iniziato un percorso quasi pionieristico negli anni 80, un prodotto e una comunicazione sostenibile di largo consumo, da portare a tavola.

Il cibo stesso è diventato supporto comunicativo chiarissimo di consapevolezza e responsabilità sociale, ambientale, produttiva. In quegli anni, di questi temi, non se ne parlava mai. Noi abbiamo realizzato un’azienda di successo, rispettosa dell’uomo e dell’ambiente e questo ha creato massa critica attorno alla sostenibilità.

Mi è capitato per caso, sono stata fortunata e non potevo tenere tutto per me. L’idea di poter fare qualcosa di concreto e coinvolgere altre persone per cercare di invertire una rotta, per lasciare un mondo migliore ai nostri figli, si è via via realizzata, anche malgrado me».  

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Innovazione, sostenibiltà e circolarità

LifeGate 

Cos’è LifeGate? 

«Finita l’esperienza di Scaldasole, abbiamo pensato di investire nella promozione della sostenibilità a 360°. Non solo a parole ma anche con quelle. Abbiamo voluto dare vita a un network di informazione nell’obiettivo di trasformare convincimenti e parole in attività concrete, di diffondere il concetto di una qualità della vita altra, sostenibile appunto.

Sono convinta che questi valori siano già in ognuno di noi ma, magari, rimangono in un angolo, trascurati, per distrazione o non curanza.

L’obiettivo era proprio quello di mettere in relazione le persone e le imprese, entrambe protagoniste nel salvaguardare il pianeta. 

Lo stile di vita sostenibile abbraccia ogni ambito della nostra vita quotidiana e mette in relazione il proprio sistema di valori con quello dell’altro. LifeGate è una società benefit, riconosciuta, un punto di riferimento della società in Italia che conta una community di oltre 5 milioni di persone molto profilate e attente a queste tematiche.

Noi di LifeGate passiamo informazioni e cerchiamo di coinvolgere una rete sempre più grande di persone e imprese e Istituzioni, tutti quelli che vogliono impegnarsi attivamente per un cambiamento, per un futuro diverso e sostenibile». 

Teatro  

La comunicazione non è tutto ma fa tanto… Ho letto su G&B di aprile 22 del suo impegno nella comunicazione teatrale? Ce ne può spiegare il motivo? 

«Perché? Il perché non lo so nemmeno io (ride)…  

Io non faccio progetti, raccolgo occasioni.  

Le cose capitano, mi hanno chiesto di diventare il presidente del teatro sociale di Como e ho accettato. Ma, ho detto che lo posso fare solo se mi si lascia portare il mio zainetto che porto sempre con me: lo zaino della sostenibilità. Lo porto con me dovunque e qualunque cosa io faccia.  Se posso portarlo anche a teatro, volentieri.  

La cultura è veicolo di valori, di conoscenza, la cultura della sostenibilità ne fa parte a pieno titolo. Bisogna però andare per gradi, non si può comunicare la cultura della sostenibilità senza viverla. Come Teatro sociale abbiamo messo in atto un processo virtuoso per ridurre l’impatto ambientale. Chi fa cultura è importante si occupi di temi di attualità e diventi messaggero di consapevolezza per accompagnare e aggregare la comunità in un percorso sostenibile”.  

Vogliamo portare sul palco storie legate al rispetto dell’ambiente e delle persone che lanciano i loro SOS e sanno SOStenere il cambiamento». 

Ascolta il podcast:

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