Uguali? Non è solo il titolo punteggiato di questa colonna, è davvero una domanda. Vera e propria, controcorrente.
Va detto che uguaglianza e i suoi sinonimi hanno un suono e un’accezione positiva, nel maggior numero dei casi, non c’è che dire. Ma, quando ‘uguale?’ risponde e corrisponde al livellamento al grigio, all’uniformità rassicurante, all’omogeneità, allora: no. Grazie.
Preferisco rimanere ingenuo e pensare agli esseri umani come pezzi unici, originali, irripetibili, particolarmente eccezionali. E, a pensarci bene, non c’è un volto identico all’altro, un’impronta digitale, un codice DNA sovrapponibile.
Sono i regimi a sognare l’omologazione. Governare su un individuo collettivo e prevedibile, privato delle sue peculiarità è il delirio del tiranno, della fabbrica del consumo.
Non siamo solamente diversi, siamo tutti e autenticamente variazioni dello stesso tema.
Ecco perché mi indigno quando assisto ai tentativi, spesso riusciti, di catalogazione: questo è così, quell’altra è colà, è uno dei nostri o non ne farà parte mai, assolutamente.
Oggi rivolgeremo delle domande che ci piacerebbe non rivolgere mai più, le gireremo a una nostra amica, Rebecca Gaisie.
- Reby, sei portatrice sana di diversi stigmi: donna, nera, pastora di anime e italiana pure.
- Quale tra questi biasimi è più difficile da indossare nel nostro Paese e nel nostro tempo?
- Qualche tempo fa una donna ha pianto al Festival di San Remo, non perché avesse cantato malamente ma perché alcuni hanno ricamato sul suo colore. Colore e dolore in questo caso suonano quasi come sinonimi?
- Rebecca tu sei pastora d’anime, nel senso che guidi comunità di fede cristiana, nel tuo contesto è davvero facile farsi accettare, vero?
- Da uno a dieci quanto ti piacerebbe non dover più affrontare questi discorsi e provare a rispondere a queste domande sciocche?
- Quali sono i parametri sui quali vorresti essere valutata in quanto persona?
- Che cosa vale davvero in una persona?
Le risposte di Rebecca non possono essere uguali a quelle di nessun’altra. Lei, come chi legge, è unica, irripetibile, meravigliosamente originale.
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Non più lacrime senza cipolle