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Coloranti alimentari: innocui o dannosi? 

I coloranti alimentari, quelle tonalità accese che ricordano la ‘naturalità’ dei prodotti, vengono aggiunti su tutto.  

Dai dolci alle salse per insalata… suscitano interrogativi circa la loro sicurezza.  Ti sei mai chiesto cosa siano il Red 40, il Yellow 5 e il Yellow 6 che si nascondono nei tuoi snack preferiti?  

Questi additivi artificiali, sebbene migliorino l’aspetto visivo dei nostri cibi, hanno scatenato dibattiti riguardo ai loro potenziali rischi per la salute. 

Esistono tre categorie principali di coloranti alimentari: 

  • Coloranti alimentari di origine naturale, estratti da piante o animali e purificati per isolare le sostanze colorate desiderate. 
  • Coloranti naturali identici, prodotti chimicamente per replicare fedelmente le sostanze naturali a costi più bassi. 
  • Coloranti alimentari artificiali, prodotti chimicamente senza corrispondenti naturali. 
Colorante Alimentare Numero Identificativo Alimenti Comuni 
Red No. 40 (Allura Red) E129 Bevande sportive, caramelle, condimenti, cereali 
Yellow No. 5 (Tartrazine) E102 Bevande gassate, caramelle, patatine, popcorn, cereali 
Yellow No. 6 (Sunset Yellow) E110 Caramelle, salse, prodotti da forno, frutta conservata 
Blue No. 1 (Brilliant Blue) E133 Gelati, piselli in scatola, zuppe in scatola, caramelle 
Blue No. 2 (Indigo Carmine) E132 Gelati, cereali, snack, caramelle 
Green No. 3 (Fast Green) E143 Bevande, gelati, caramelle 
Red No. 3 (Erythrosine) E127 Caramelle, ghiaccioli, decorazioni per dolci 
Ponceau 4R (Cochineal Red A) E124 Bevande, gelati, caramelle 

Cosa sono e perché si usano i coloranti alimentari 

I coloranti alimentari non sono considerati alimenti, ma additivi, simili ai conservanti e agli emulsionanti. Non apportano nutrienti e agiscono sulla percezione visiva e sull’aspetto dei cibi, influenzando le decisioni d’acquisto dei consumatori. 

I coloranti alimentari possono essere utilizzati per restituire l’aspetto originario a cibi che hanno subito alterazioni del colore durante la trasformazione o la conservazione, o per migliorare l’attrattività di alimenti naturalmente incolori. 

Possono anche correggere variazioni naturali di intensità del colore, proteggere dall’azione dei raggi solari durante la conservazione e fornire indicazioni visive sulla qualità del prodotto (anche l’occhio vuole la sua parte). 

Sebbene i coloranti alimentari siano ampiamente utilizzati in prodotti come pasticceria e bevande analcoliche, sono vietati per legge in alcuni alimenti come latte, carne, uova e vari oli e farine. 

Una controversia colorata 

Studi accademici accennano alla possibilità che i coloranti alimentari contribuiscano al cancro, ma prove definitive rimangono tuttora elusive. I coloranti artificiali, responsabili dei colori vivaci nei dolciumi, nelle bevande sportive e persino in alcuni alimenti salati come i cetriolini e il salmone affumicato, hanno visto un aumento del consumo del 500% negli ultimi cinquant’anni. Particolarmente preoccupante è l’alto consumo tra i bambini, e questo dato solleva preoccupazioni riguardo all’iperattività e altri effetti avversi. 

Un po’ di storia 

Il concetto di colorazione alimentare non è nuovo. La chimica industriale, però, è sorta solo nell’800. Nel 1856 sono emersi i coloranti alimentari artificiali, inizialmente derivati dal catrame di carbone e successivamente dal petrolio.

Molti di essi, nel tempo, sono stati considerati tossici, lasciandone solo una manciata ancora in uso oggi. I produttori preferiscono i coloranti artificiali per la loro capacità di produrre colori più vivi rispetto alle alternative naturali come il beta carotene o l’estratto di barbabietola. 

L’enigma della sicurezza 

Gli organismi di regolamentazione come la FDA e l’EFSA sostengono che i coloranti alimentari attuali presentano rischi minimi per la salute sulla base di studi di tossicità animale. Tuttavia, voci dissidenti sfidano questa conclusione.

L’incoerenza si estende globalmente, con alcuni coloranti approvati in un paese e vietati in un altro, complicando le valutazioni della sicurezza e perpetuando la confusione tra i consumatori. 

Uno studio pubblicato da National Library of Medicine alimenta il dibattito sull’uso dei coloranti alimentari artificiali, in particolare il loro legame con problemi comportamentali e potenziali rischi per la salute.  

Il Center for Science in the Public Interest (CSPI) ha presentato una petizione alla FDA per vietare questi coloranti, citando preoccupazioni sulla loro cancerogenicità e gli effetti avversi nei bambini.  

Alcuni coloranti, infatti, contengono benzidina, un agente cancerogeno, e la FDA ha stabilito che l’ingestione di benzidina aumenta il rischio di cancro. Tuttavia, i test standard della FDA trascurano la frazione legata di benzidina nei coloranti.  

Si sostiene che le alternative naturali possano presentare meno rischi, non è un caso se in Europa, i prodotti contenenti coloranti artificiali debbano riportare avvertimenti sull’iperattività nei bambini. 

(Cfr. DIET AND NUTRITION: The Artificial Food Dye Blues, NIH)

Coloranti e iperattività infantile (una breve storia della ricerca) 

  • Nel 1973, un allergologo pediatrico sostenne che l’iperattività e i problemi di apprendimento nei bambini trovavano la causa principale nel consumo dei coloranti alimentari artificiali e dai conservanti presenti nel cibo. 

All’epoca, c’era pochissima evidenza scientifica a supporto della sua affermazione, ma molti genitori adottarono la sua filosofia. 

Il medico introdusse una dieta di eliminazione come trattamento per il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD). La dieta eliminava tutti i coloranti alimentari artificiali, insieme ad alcuni altri ingredienti manipolati. 

  • Un primo studio di verifica, pubblicato nel 1978, non ha però riscontrato cambiamenti nel comportamento dei bambini che avevano assunto una dose di coloranti alimentari artificiali. 
  • Da allora, diverse altre ricerche hanno trovato una piccola ma significativa associazione tra i coloranti alimentari artificiali e l’iperattività nei bambini. 
  • Fino a che uno studio clinico ha scoperto che la rimozione dei coloranti alimentari artificiali dalla dieta, insieme al conservante benzoato di sodio, aveva ridotto significativamente i sintomi iperattivi. Il 73% dei bambini con ADHD ha mostrato una diminuzione dei sintomi quando sono stati eliminati i coloranti alimentari artificiali e i conservanti. 

La tartrazina, anche conosciuta come Yellow 5, è stata associata a cambiamenti comportamentali tra cui irritabilità, agitazione, depressione e difficoltà nel dormire. 

  • Un’analisi del 2004 di 15 studi ha concluso che i coloranti alimentari artificiali aumentano l’iperattività nei bambini. Sembra però che non tutti i bambini reagiscano allo stesso modo ai coloranti alimentari.  
  • Ricercatori dell’Università di Southampton hanno individuato un componente genetico che determina come i coloranti alimentari influenzino un bambino. 
  • Nel 2009 il governo britannico ha iniziato a incoraggiare i produttori alimentari a trovare sostanze alternative per colorare il cibo. Dal 2010, nel Regno Unito è richiesto un avvertimento sull’etichetta di qualsiasi alimento che contiene coloranti alimentari artificiali. 

Pensieri conclusivi 

I coloranti alimentari, derivati dal petrolio, aggiungono vivacità ai prodotti alimentari, ma sollevano anche valide preoccupazioni sulla loro sicurezza. Mentre gli organismi regolatori affermano la loro natura benigna o innocua, opinioni contrastanti persistono, giustificando un consumo cauto e la ricerca continua per dipingere un quadro più chiaro del loro impatto sulla nostra salute e sul nostro benessere. 

FONTI:

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