Quarto approfondimento sulla parodontite del Dr. Marco Paoli, Odontoiatra e Sedazionista dello Studio Paoli Dental Center di Venezia Mestre.
Fumo e Parodontite
Quanto più si fa uso di tabacco, tanto più si induce una vasocostrizione periferica a livello delle gengive e, di conseguenza, si riduce l’afflusso delle difese immunitarie nell’unica zona del nostro corpo dove c’è comunicazione anatomica tra uno degli ambienti più sporchi del nostro corpo, la bocca, e l’osso sottostante nel quale alloggiano i denti che è per definizione sterile. Il paziente fumatore avendo gengive deboli perde osso 7 volte più velocemente di un paziente non fumatore.
Flora intestinale e flora orale
La ricerca sta approfondendo le relazioni tra la flora intestinale e quella orale nel paziente parodontale, con l’obiettivo di potenziarle entrambe per dare all’organismo la possibilità di difendersi meglio.
Trapianti di bioma “buono”, di batteri buoni, sembrano dare risultati promettenti ma siamo lontani dal trovare la pasticca magica che curerà la parodontite… ci stiamo lavorando duramente ma sembrerebbe che per almeno altri 10 anni non riusciremo ad averla a disposizione.
Manifestazioni parodontali
Come abbiamo anticipato nei contributi precedenti, la parodontite dà segnali della sua presenza grazie a sanguinamento gengivale, gonfiore delle gengive, alitosi e mobilità di uno o più denti.
Alitosi
L’alitosi non viene spesso percepita dal paziente ma da chi gli sta intorno…
Uno dei test più veloci per comprendere se si soffre di alitosi consiste nel bagnare con la saliva il dorso della mano, farla asciugare agitandola e avvicinandola poi al naso, allo stesso modo di come faremo con un campione di profumo in profumeria. Ecco, quello è l’odore della nostra bocca. In un paziente sano e attento all’igiene questo odore risulta neutro o in alcuni casi anche piacevole.
Spesso, il paziente non giunge all’attenzione del professionista per una leggera alitosi ma solo quando percepisce forte dolore o in circostanze di ascesso parodontale acuto che rappresenta una delle manifestazioni più gravi e terminali della malattia.
Autoanalisi
La triste realtà è che il paziente non si guarda in bocca, e noi Professionisti siamo qui per insegnare ad avere consapevolezza del proprio stato di salute orale. Sono persuaso che, se a sanguinare fosse l’intera superficie del palmo di una mano ogni volta che ci si lava le mani, si correrebbe velocemente e terrorizzati al Pronto Soccorso.
In Italia, solo il 50% dei pazienti affetti da parodontite sa di avere questo problema e, tra i tanti che affluiscono al mio studio, non tutti hanno la motivazione di mettersi in gioco e creare i presupposti per guarire e risanare il proprio cavo orale.
Parodontite e implantologia
Il paziente medio pensa che un dente perso per parodontite si possa sostituire sempre con un impianto dentale, ma, purtroppo non è così. Nel mio studio non eseguo terapie di chirurgia rigenerativa ossea e non posiziono impianti dentali finché non ho la garanzia che il paziente abbia riacquisito un livello di immunocompetenza minima necessaria per creare le premesse affinché quell’impianto resti sano per i futuri 20-30 anni.
Si, anche gli impianti si ammalano di parodontite, la chiamiamo perimplantite.
Il meccanismo è molto simile con la differenza che l’impianto non ha la capacità di difendersi da questi germi bene come farebbero i denti naturali. Un impianto posizionato in una bocca in disbiosi può essere espulso in meno di 5 anni con conseguenti e gravissime atrofie ossee molto difficili da riabilitare in seguito.
Parodontite e Covid-19
Riguardo al covid 19 cito en passant qualche dato molto recente pubblicato sul journal of clinical periodontology che prospetta la probabilità di decesso nei pazienti con parodontite grave:
8,8 superiore rispetto a chi ha una bocca sana. Il rischio di ricovero in terapia intensiva, invece, e di 3,5 volte più alto.
Tra i pazienti con complicazioni, circa l’80% soffriva di parodontite escludendo dalla percentuale i pazienti diabetici e fumatori.