Per gentile concessione della Fondazione Comitans, diamo spazio a un intervento a firma di Sergio Pecorelli, Rettore dell’Università di Brescia e professore emerito di ginecologia e ostetricia.
I primi mille giorni che intercorrono tra il pre-concepimento e i tre anni di vita sono essenziali per la salute del futuro adulto. Non solo: sono talmente importanti che la loro influenza si trasmette alle generazioni future, arrivando a condizionare il 70% della nostra salute.
- Come è possibile che mille giorni abbiano un’influenza così profonda nella vita?
- E cosa possiamo fare per vivere al meglio questo periodo così importante?
Sergio Pecorelli, rettore dell’Università di Brescia e professore emerito di ginecologia e ostetricia, ne parla in un Ted Talk di cui riportiamo alcuni tra i passaggi più salienti.
Come una planimetria
Spiegato in maniera semplice, possiamo dire che i primi mille giorni costruiscono la planimetria della nostra futura vita. La quotidianità di una donna incinta è condivisa al 100% con il suo feto, che letteralmente incorpora (cioè mette nel corpo e anche nella mente) tutte le felicità e le sofferenze vissute, le quali vanno a loro volta a condizionare in maniera permanente sia le funzioni dei suoi organi che le capacità del suo cervello”. Nei primi mille giorni accade, infatti, qualcosa di estremamente affascinante: la formazione di un nuovo essere umano».
L’eredità epigenetica
Sappiamo tutti che, attraverso gli ovuli e gli spermatozoi, i genitori trasmettono al figlio l’informazione genetica che lo caratterizza come individuo unico e irripetibile. Il codice genetico ricevuto dai genitori non si può cambiare. Tuttavia, assieme al codice, i genitori trasmettono alcune altre informazioni, dette epigenetiche, vale a dire piccole modifiche che avvengono “al di sopra” del codice genetico e che sono causate da diversi fattori e principalmente dallo stile di vita, dal comportamento e dai fattori ambientali. Queste modificazioni epigenetiche “incidono” sul DNA senza variarne la sequenza, ma sono ricevute dal feto che le trasmette, a sua volta, alla futura discendenza.
Alcuni studi affermano che il processo epigenetico di trasmissione si possa protrarre per quattro generazioni, ma personalmente non mi spingerei così lontano. Anche fermandoci alla prima generazione, l’impatto di questa trasmissione, chiamata eredità epigenetica transgenerazionale ha un peso fortissimo sulla salute futura.
Una nuova concezione del DNA
Per comprendere l’importanza dell’epigenetica dobbiamo fare un salto indietro e atterrare all’inizio del 2010, quando la ricerca ha messo in crisi il paradigma del DNA inteso come un codice fisso e immodificabile di informazioni alla base dello sviluppo del nostro corpo. Oggi, le conoscenze si sono moltiplicate. Il DNA non è più considerato un monolite, ma è visto come un elemento vulnerabile e soprattutto modificabile. La causa delle modifiche del DNA, non tutte sempre positive, è quel che ci sta intorno, cioè semplicemente l’ambiente in cui viviamo. Dunque:
L’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo, la terra sulla quale cresce il cibo che mangiamo, l’esercizio fisico e persino la musica che ascoltiamo sono i fattori che contribuiscono a esprimere in maniere diverse le caratteristiche del nostro codice genetico, attivando alcuni geni e silenziandone altri.
Questo “interruttore genetico” consente al DNA di esprimere o meno alcuni tratti.
Ogni elemento dell’ambiente ci permette di avere un’espressione significativa sul nostro DNA. Ovviamente, gli stimoli esterni possono essere positivi o negativi ed è rilevante che la loro ampiezza sia molto più intensa quando ci troviamo all’inizio della vita, e i nostri tessuti sono incredibilmente più plastici e malleabili.
È incredibile come azioni semplici possano innescare una catena di risultati negativi o positivi. Pensiamo per esempio a un massaggio. In quei cinquanta minuti di trattamento si attiva il sistema nervoso autonomo parasimpatico che stimola il sistema immunitario e i circuiti cerebrali. Il risultato? Qualcosa di paragonabile a quattro ore e mezza di sonno profondo.
Fantastico, no?
Sappiamo che in una notte, mediamente, la fase di sonno profondo dura al massimo un’ora e mezza. Ora, consideriamo gli effetti di un massaggio su una futura madre. Riceverà lo stesso stimolo positivo e lo trasmetterà al feto, il quale ne avrà un beneficio enormemente amplificato per il suo sviluppo cerebrale.
Magari, nel momento in cui riceve il massaggio, il feto è sotto stress e gli effetti benefici del trattamento lo aiutano a lenire gli effetti di questo stato di emergenza. Ma quel che appare persino più straordinario è che, dopo la nascita, lo stesso bambino dormirà meglio. Non è qualcosa da raccontare a tutti i genitori, prima che siano costretti a svegliarsi più e più volte tutte le notti? A tutte le future mamme: in gravidanza concedetevi molti e molti massaggi.
La frequenza perfetta? 432 hertz
Anche la musica può favorire una migliore eredità epigenetica. Una ricerca dimostra che il rischio di autismo è ridotto quasi a zero se la madre si concede un quarto d’ora di ascolto di qualsiasi genere musicale, due volte al giorno, tutti i giorni. Che a suonare sia Mozart o i Pink Floyd, gli effetti migliori si raggiungono con la musica a 432 Hertz, una sonorità che risuona naturalmente con le frequenze base del nostro organismo. Non a caso viaggiano a 432 Hertz anche le ninne nanne o le favole della buonanotte quando sono lette a bassa voce.
Il connettoma e le emozioni
C’è un altro ambiente che riguarda l’eredità epigenetica da esplorare. È quello, più profondo, che riguarda le emozioni materne. Durante la gravidanza, le emozioni condizionano lo sviluppo dell’RNA, una delle cui funzione è la regolazione dell’espressione genetica anche del feto e, per transizione, delle generazioni future.
Le emozioni positive permettono uno sviluppo migliore, tuttavia per il neurosviluppo la vera disgrazia sono le emozioni negative. Ansia, stress, paura o depressione della madre possono causare disturbi permanenti che vanno da alcune forme di autismo e di schizofrenia a, più avanti nella vita, il Parkinson o la demenza senile.
Per spiegare come le emozioni possano influire così tanto sull’epigenetica bisogna introdurre il concetto di “connettoma”, un termine che indica la rete delle connessioni neurali che lega il cervello al sistema nervoso.
Il connettoma comprende cento miliardi di neuroni o, se preferite, trecento miliardi di sinapsi. È qualcosa di estremamente grande e complesso che è sensibile a tutte le emozioni ed è connesso a tutti i nostri sensi. Un abbraccio o un semplice contatto della durata di trenta secondi riescono a suscitare una risposta ormonale incredibile, compresa la produzione di ossitocina nella madre. Tutte le emozioni che stimolano il connettoma danno forma al modo in cui il bambino si relazionerà in futuro con la sua famiglia, i suoi amici e il mondo.
Il connettoma è scritto nei nostri geni, si trasmette attraverso le nostre molecole e si esprime nella nostra salute, nel nostro benessere e anche nella nostra felicità. L’istinto di entrare in relazione con altri esseri umani, la magia di una carezza o di un abbraccio, sono elementi profondi, la cui importanza non è da sottovalutare durante la gravidanza e nel periodo della primissima infanzia.
Il network wellness
C’è qualcos’altro che riguarda il connettoma. Possiamo chiamarlo “Network Wellness”, cioè rete del benessere. Esiste infatti una matrice di interconnessioni che si modellano sulla base delle nostre azioni quotidiane e che possono trasformarsi in un qualcosa di estremamente benefico, come se fosse il più potente ed efficace degli antinfiammatori.
Anche in questo caso, l’efficacia massima è all’inizio della vita, quando l’organismo è più plastico e risponde meglio agli stimoli. Prendiamo una serie di azioni positive, come l’esercizio fisico, una corretta nutrizione, la danza e persino le vibrazioni dovute alla musica, alla meditazione o a un abbraccio.
L’insieme di queste esperienze si intreccia nel connettoma e si trasforma in un magnifico effetto antinfiammatorio, la cui importanza è massima proprio ai giorni nostri, caratterizzati da una maggiore aspettativa di vita e da una crescente diffusione di malattie causate proprio dall’infiammazione.
NCD: le malattie contemporanee
Oggi sappiamo che la vera sfida per la medicina è la cura delle “malattie non trasmissibili” (NCD, Non Communicable Diseases). Si tratta di quell’insieme di malattie cardiovascolari, tumori, malattie respiratorie croniche e diabete a cui siamo sempre più soggetti. Queste patologie croniche, a lungo decorso, sono in costante aumento da decenni e derivano da una concomitanza di fattori genetici, ambientali e comportamentali.
L’epigenetica è la scoperta che dal 2010 ha rivoluzionato la genetica. Si occupa di quei cambiamenti di fenotipo ereditabili dagli organismi senza che vi sia una variazione del genotipo.
Sappiamo che l’infiammazione è la causa principale di queste malattie e che a causarla sono soprattutto gli stili di vita, a partire dalla nutrizione per arrivare a fattori stressanti di varia origine. Nei primi mille giorni di vita ci viene offerta l’opportunità unica di prevenire queste malattie, in tempi estremamente precoci e con risultati eccellenti.
L’opportunità è ghiotta: potenziando i fattori che contribuiscono al Network Wellness nel momento di massima plasticità dell’organismo, proprio nei primi mille giorni di vita, si ottiene un lasciapassare per la salute futura.
L’utero: la prevenzione è qui
Il potenziamento dei fattori che contribuiscono al Network Wellness è anche un intervento di prevenzione importante, inimmaginabile fino a qualche tempo fa. Quando parliamo di prevenzione pensiamo agli ospedali, ai nuovi medicinali o agli screening da antitumorali. Ci concentriamo sulla capacità di individuare le prime cellule alterate e di contrastare efficacemente il loro sviluppo.
Ma sarebbe meglio pensare a una prevenzione primaria, qualcosa che influenza la nostra salute (e persino quella delle generazioni future) ben prima di sviluppare la malattia. Possiamo cominciare a pensare di trasmettere ai figli dei corpi sani fin dal loro concepimento e persino prima.
Nel 1998 l’economista Amartya Sen, parlando degli aborti selettivi in India, ha affrontato le origini ambientali della salute e delle malattie, convincendosi che una esperienza prenatale deprivata lasci il segno incidendo su tutti i disturbi che affliggono l’età adulta. Amartya Sen, che ha poi vinto il premio Nobel, ha aggiunto un’altra considerazione importante: quella per cui l’utero è un organo estremamente promettente per la prevenzione.
Un organo che funziona benissimo sia nei paesi sviluppati che in quelli dove le risorse scarseggiano. Fare prevenzione fin dall’origine della vita, persino prima del concepimento, è un passo importantissimo per tutelare la salute delle future generazioni, una grande responsabilità che non riguarda solo noi, ma tutta la società futura.