La biotecnologia sta aprendo nuovi orizzonti nella comunicazione umana.
Uno studio recente pubblicato su Nature Neuroscience ha presentato un sistema innovativo in grado di tradurre l’attività cerebrale di una persona in parole e frasi, aprendo nuove possibilità per coloro che hanno perso la capacità di parlare a causa di lesioni o condizioni come ictus o SLA.
Scansione cerebrale e frasi compiute
Fino ad oggi, la decodifica del linguaggio dal cervello richiedeva l’utilizzo di dispositivi invasivi come elettrodi impiantati direttamente nella testa del paziente. Altri sistemi non invasivi erano in grado di decodificare solo singole parole o brevi frasi.
Grazie a questa nuova interfaccia cervello-computer, non invasiva, frasi intere possono essere prevedute con sorprendente precisione, semplicemente analizzando l’attività cerebrale tramite scansioni di risonanza magnetica funzionale (fMRI).
Implicazioni etiche e privacy mentale
Nonostante questi risultati promettenti, alcuni esperti dichiarano il loro scetticismo in merito all’efficacia della tecnologia a questo stadio. Romain Brette, neuroscienziato del Vision Institute di Parigi sottolinea che l’algoritmo utilizzato crea frasi basandosi su informazioni vaghe dedotte dalla scansione del cervello, e che siamo ancora lontani dall’avere una lettura del pensiero accurata.
In più, l’esperimento solleva importanti questioni etiche riguardo all’uso futuro dei decodificatori cerebrali per la sorveglianza e l’interrogatorio, ad esempio.
Conclusioni parziali
Fatte salve queste giuste distinzioni legate alla privacy e agli usi potenzialmente negativi (applicabili per altro e in generale a tutte le scoperte scientifiche) di questa tecnologia di decodifica del linguaggio dal cervello, riteniamo che dare la possibilità di espressione a persone che ne sono prive per le ragioni più svariate, sia qualche cosa di davvero grandioso, miracoloso!
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