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Come funziona il nostro intestino?

Seconda intervista al Dott. Francesco Fratto autore di Intestino senza Pensieri

Conoscere il proprio organismo

Dottor Fratto, è proprio vero che conosciamo di più il funzionamento della nostra automobile rispetto a quello del nostro corpo?

Ci racconta qualche aneddoto da banco, da farmacista?

«In effetti, temo che ci siano molte più persone che conoscono meglio il proprio telefonino del proprio organismo. Purtroppo, ci ricordiamo del nostro corpo solo quando quest’ultimo si lamenta perché proprio non ce la fa più. E a quel punto vorremmo essere in grado con una “pillola magica” di aggiustare tutto.

Tuttavia, è anche vero che non è facile conoscere a fondo un meccanismo così sofisticato e complesso come il corpo umano. Peraltro, specie nell’ambito delle patologie disfunzionali (ovvero dove non ci sia una causa organica alla base dei sintomi, come accade nella sindrome dell’intestino irritabile) sono davvero in pochi coloro che sono consapevoli di quanto mente e corpo rappresentino un connubio inscindibile.

Capita così che per un gonfiore ostinato o un mal di pancia cronico le persone siano disposte a rinunciare a tanti alimenti. Imponendosi regimi alimentari restrittivi (e spesso anche poco salutari nel lungo termine) nella speranza di eliminare i propri sintomi intestinali. Poi succede che nel giro di un paio di incontri, sistemando ad esempio le abitudini relative al sonno o inserendo qualche piccola tecnica di gestione dello stress, i problemi si riducono molto più che con diete estreme.

Proprio recentemente una cliente che aveva scelto di affrontare con me un percorso di coaching per gestire alcune problematiche intestinali mi ha emozionato profondamente. Mi ha raccontato che suo marito aveva notato un cambiamento positivo in lei, che aveva portato ancora più serenità in famiglia. 

A volte, una parola giusta o la capacità di lavorare su sé stessi, possono essere strumenti efficaci quanto un farmaco per alcune problematiche. E spesso diventano fondamentali per ottimizzare le stesse terapie suggerite dal medico o dallo specialista».

Apparato digerente

In poche battute ci ricorda come funziona l’apparato digerente, una sorta di motore a scoppio?

Ci tengo a sottolineare un aspetto importante che noto nel mio lavoro quotidiano e che ancora troppe persone sottovalutano. Ovvero l’importanza di mangiare con calma.

Per due motivi fondamentali:

1.     Sistema parasimpatico

Il nostro sistema digerente funziona al meglio quando si attiva il sistema parasimpatico, ovvero quella parte del sistema nervoso che si attiva quando siamo rilassati. Purtroppo, la maggior parte di noi tende a mangiare invece in mezzo a mille stimoli. Leggendo mail o news dallo smartphone, a volte in piedi, magari al bar e di fretta. Tutti fattori che attivano invece il sistema simpatico (ovvero quella parte del sistema nervoso che entra in azione di fronte a un pericolo, innescando la cosiddetta reazione “attacca o fuggi”).

In quella condizione, il corpo fa in modo che tutta l’energia venga canalizzata per “difendersi” dal pericolo. Aumenta la frequenza cardiaca, migliora la perfusione dei muscoli, acuisce la vista… e il sistema digerente passa in secondo piano, perdendo così la sua efficienza.

2.     La digestione inizia dalla bocca

Mangiare di fretta, senza masticare a sufficienza, impedisce che gli alimenti arrivino nello stomaco in pezzi troppo grandi, senza la predigestione che avviene nel cavo orale. Questo alla lunga può confondere anche il sistema immunitario che rischia di scambiare proteine alimentari come elementi estranei (o antigeni) attivandosi in eccesso, portando ad esempio a numerose reazioni autoimmuni sempre più frequenti ai giorni nostri.

Ottimizzare la digestione, fin dalla masticazione, è molto importante e spesso aiuta a ridurre gonfiori cronici e problemi gastrointestinali già in pochi giorni».

Omeostasi

Cosa intende quando parla di omeostasi?

«Il concetto di omeostasi è, secondo il mio punto di vista, uno dei riferimenti fisiologici più importanti quando vogliamo pensare a come mantenere la nostra salute. 

La funzione dell’omeostasi è infatti quella di mantenere tutte le funzioni dell’organismo in equilibrio tra di loro, in un sistema che scambia costantemente energia e materia con l’ambiente esterno.

Per comprendere questo concetto, pensiamo alla temperatura corporea, che – salvo casi particolari – si attesta intorno ai 37°. Nel corpo umano il mantenimento di questa condizione è fondamentale per il benessere dell’organismo.

Immaginiamo di essere in un parcheggio, in estate, sotto il sole, con una temperatura di 40 gradi. Poiché alcune funzioni vitali sono compatibili solo con precisi limiti di temperatura (i 37 gradi appunto), il corpo si attiva automaticamente per limitare i danni.

Quando il sistema nervoso si accorge che la temperatura si alza troppo, si attiva innescando una serie di processi fisiologici atti a raffreddare più velocemente possibile l’organismo.

Le ghiandole sudoripare vengono così attivate per produrre sudore finché nel corpo c’è acqua in eccesso. Allo stesso tempo, la diminuita stimolazione di tiroide e ghiandole surrenali fa sì che aumenti la vasodilatazione cutanea, la frequenza della ventilazione polmonare e la sudorazione stessa.

Il mantenimento dell’omeostasi implica come vede un sofisticato e interconnesso sistema di scambi e attivazioni di numerosi processi che permette a tutte le cellule dell’organismo di sopravvivere.

Quando l’equilibrio si altera e il corpo deve cronicamente attivarsi per correggere un disequilibrio, c’è il rischio che uno dei vari meccanismi di controllo si possa “inceppare” dando così origine a qualche problema di salute».

Il cervello e (è) l’intestino

Lei indica nel suo lavoro numerose evidenze della profonda connessione tra cervello e intestino davvero l’intestino è il secondo cervello?

«La definizione di secondo cervello è stata data Michael D. Gerson, direttore del dipartimento di anatomia e biologia della Columbia University. Gerson sottolineava infatti che per quanto il concetto possa apparire inadeguato, il sistema gastroenterico è dotato di un cervello.

Lo sgradevole intestino è più intellettuale del cuore e potrebbe avere una capacità “emozionale” superiore.

È infatti il solo organo a contenere un sistema nervoso intrinseco in grado di mediare i riflessi in completa assenza di input dal cervello o dal midollo spinale.

Basti pensare che l’intestino, pur avendo solo un decimo dei neuroni del cervello, lavora in modo autonomo, aiuta a fissare i ricordi legati alle emozioni e ha un ruolo fondamentale nel segnalare gioia e dolore.

Se queste definizioni vi sembrano troppe “astratte”, provate a pensare alle sensazioni che provate dopo aver mangiato un pezzo di cioccolato o una pizza filante.

In modo opposto, cercate di ricordare la reazione del vostro intestino quando dovevate affrontare un esame o un’interrogazione importante a scuola…».

Serotonina e approccio ‘spirituale’

A pag. 23 del suo libro si legge che si stima che «il 95% della serotonina, un ormone neurotrasmettitore associato al buon umore, sia prodotta dall’intestino». Alla felicità dell’intestino dipende la felicità della persona?

«Per essere estremamente pratici le faccio io una domanda: conosce qualcuno che riesca a essere felice se deve correre in bagno? O quando sente la pancia gonfia come un palloncino? Ovviamente è una estremizzazione del concetto, forse banale, ma penso che possa rendere l’idea.

Il problema è che così come non è facile essere felici se l’intestino è irritato, allo stesso modo sappiamo che la felicità dell’intestino dipende dalla serenità del cervello.

Intestino e cervello si influenzano a vicenda, in una correlazione circolare di causa ed effetto. Per cui anche il modo in cui mangiamo, che può aiutare l’intestino a restare in salute, può influenzare il benessere stesso del cervello, o più in generale della nostra psiche.

Non a caso, un numero sempre maggiore di studi ci indicano come disturbi della psiche, per esempio ansia e depressione, possano essere direttamente influenzati dai cibi che scegliamo per nutrirci.

Allo stesso modo, la capacità di gestire lo stress e di ottimizzare il proprio benessere mentale è in grado di agire direttamente sul benessere dell’intestino.

Le alterazioni del benessere intestinale da cosa dipendono, quali sono gli stili di vita da evitare?

Le patologie a carica dell’apparato gastrointestinale di tipo organico possono dipendere da molti fattori, sia genetici che epigenetici. Sottolineo in questo caso che mi sono concentrato sullo studio delle situazioni disfunzionali, come la sindrome dell’intestino irritabile, dove i sintomi non sono correlati ad alterazioni organiche dell’intestino.

In queste circostanze dobbiamo sottolineare che non è corretto classificare queste problematiche come “disturbi dell’intestino” (in quanto organo anatomico) ma come “alterazioni dell’asse intestino-cervello”.

Anche se sembra una definizione puramente teorica la ritengo invece estremamente importante, perché sposta il focus della situazione. Se pensiamo solo all’intestino rischiamo di concentrare tutte le attenzioni all’alimentazione o a qualche farmaco che agisca sul tratto gastrointestinale.

Se invece ci riferiamo all’asse intestino cervello ecco che ci appare più chiaro perché nella sindrome dell’intestino irritabile si debba guardare anche al benessere della psiche per alleviare alcuni disturbi intestinali o perché, ad esempio nei casi più severi, lo specialista possa usare dei farmaci antidepressivi o sia necessario rivolgersi alle terapie cognitive comportamentali per curare le situazioni più debilitanti.

Questa sottolineatura è secondo me fondamentale perché permette alla persona che soffre di questi disturbi di capire che la scelta di alcune terapie o l’adozione di nuove abitudini nella propria giornata sia funzionale all’obiettivo da “colpire”. Si passa infatti dal cervello per raggiungere l’intestino. 

Spesso lo stigma verso l’approccio psicologico o più spirituale è un fattore limitante. Si teme il giudizio dei familiari o peggio della propria cerchia sociale. Ci si imbarazza, ci si sente in colpa, rischiando così di non intraprendere quelle abitudini necessarie a migliorare la propria condizione.

Eppure, nessuno si meraviglia se per rafforzare il corpo ci si iscrive in palestra.

Allo stesso modo, dovremmo tutti imparare che abbiamo bisogno (mai come in questo momento storico) di rafforzare anche la nostra mente (o se vogliamo la nostra sfera emotiva).

Non possiamo più pensare che per correggere qualche problema intestinale disfunzionale sia sufficiente rivolgersi esclusivamente al nostro intestino. E’necessario piuttosto adottare tutte quelle buone pratiche che aiutano il nostro organismo a essere più efficiente, sia dal punto di vista fisico che mentale.

Un buon sonno, un’alimentazione personalizzata e cucita su misura, il giusto movimento quotidiano e una migliore gestione dello stress e della propria sfera emotiva, diventano gradini fondamentali per percorrere in serenità e con successo la propria scala personale verso il benessere».

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