Scegliere una strada da percorrere è certamente una sfida, potenzialmente rischiosa.
Rimanere fermi, desistere senza iniziare, è peggio ancora.
Due colleghi ingegneri, calabresi, hanno accettato la sfida, non si sono fatti scoraggiare da nulla e continuano a lottare contro il gigante della burocrazia.
Powersafe si occupa di efficientamento energetico. La sua sede è a Limbadi, a sud-ovest di Vibo Valentia, in Calabria.
L’origine del paesino verde (limbadion in greco significa: prato) di circa 3000 anime è antichissima, non si sa bene se risalga ai tempi della Magna Grecia o a quelli di Cartagine.
Limbadi
Ingegner Laquaniti, al di là o per la grazia di Alessandro il macedone o di Annibale… lei è cittadino di Limbadi, che ci dice?
«Limbadi è un paesino che ha un animo imprenditoriale diffuso. Come tutto il sud Italia, il settore primario è il punto di forza, per il clima e la tradizione, ma ci sono nel territorio diversi esempi di imprenditoria artigianale e di piccola industria di eccellenza.
Come tutti i piccoli territori periferici rispetto alle grandi arterie di comunicazione, si soffre della limitata e contingente possibilità d’espansione, ma non ci si arrende. La fantasia non manca: la produzione di olio di oliva viene trasformata in creme per la cosmesi, per la pasticceria, il grano viene trasformato in pasta di qualità, eccetera. Ciò che manca è una visione un po’ più ampia di conversione industriale».
Impresa verde
A chi e come è venuta l’idea di fare impresa con PowerSafe?
«Nasce tutto da una chiacchierata al tavolo, nel 2013. Stavamo discutendo, con un collega, di efficientamento energetico da fonti rinnovabili e mentre eravamo seduti e discutevamo ci siamo guardati e ci siamo decisi ad affrontare la sfida.
Eravamo serviti da aziende che non soddisfacevano i nostri standard, qualcosa e più di qualcosa non ci quadrava, volevamo aumentare la professionalità anche sul lato dell’installazione. PowerSafe è nata dalla insoddisfazione trasformata in sfida».
Sfide
Quali sono e quali sono stati gli ostacoli più alti che avete dovuto scalare?
«Inizialmente, la prima sfida che si è presentata era legata agli affidamenti bancari, tant’è che non ci davano nemmeno il carnet degli assegni. Nel corso del tempo, va detto, le banche ci hanno aperto le loro porte, la vera difficoltà è prettamente burocratica. Lottiamo contro un gigante enorme».
Ci racconta?
«Nel 2016 ci siamo resi conto che a livello di servizi le cose ci andavano bene. Abbiamo deciso, di conseguenza, di provare ad alzare il tiro. Volevamo scommettere su una dimensione industriale.
Prima di farlo abbiamo sento l’esigenza di documentarci accuratamente, abbiamo girato l’Europa per capire. Siamo stati in Grecia per quanto riguarda i pannelli solari termici, lì sono molto avanti rispetto a noi e poi abbiamo girato altre aziende specializzate nella costruzione di pannelli solari. Volevamo cimentarci anche noi in questa produzione.
Ci siamo recati al Comune per chiedere un lotto nella zona industriale del nostro paesino. Lo spazio c’è ma dobbiamo aspettare almeno due anni dalla presentazione del progetto fino alla sua approvazione.
Noi ci occupiamo di energia pulita, di energia solare, le richieste sono tantissime, siamo pronti da tempo per soddisfare richieste di impianto che va dal piccolo circuito domestico al grande impianto industriale… ma senza i materiali che avremmo potuto produrre in casa, non possiamo espanderci come avremmo voluto con la ricaduta sull’occupazione e sulla socialità che lei può immaginare».
Burocrazia
La burocrazia, un gigante.
«Per il certificato antimafia è stato un delirio. Premetto che noi siamo iscritti in white list, ogni anno veniamo esaminati per vedere se ci sono o meno infiltrazioni mafiose all’interno dell’azienda. Ogni anno ci viene rilasciato il certificato antimafia relativo, ma, per l’assegnazione del lotto e l’autorizzazione a costruire il nostro capannone dedicato ci hanno chiesto il certificato antimafia vero e proprio.
Per ottenerlo abbiamo dovuto attendere un anno dopo vari solleciti promossi dai commissari del comune. Bene, ottenuto il certificato andiamo a presentare il progetto per la costruzione del capannone ma ci viene detto che manca la VAS (Valutazione Ambientale Strategica) che il comune deve presentare alla Regione… Un gigante. Ma non ci diamo per vinti. Noidi PowerSafe ce la faremo comunque. W il sole!».
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