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Green wearing

Vestirsi in modo sostenibile, si può o si deve?

Navigo sul web. Il verbo è corretto, il mal di mare è scongiurato e l’orizzonte rimane retroilluminato anche di notte, senza fari.

Mi capita tra le mani la copertina di Vogue Scandinavia, di qualche mese fa, e mi concentro sul viso della modella a centro schermo. L’ho già vista.

È Greta Thunberg, la voce di una generazione sensibile al disastro (letteralmente: assenza di astri simboli eterni di speranza).

L’intervista e le domande relative, sulla rivista, le sono poste da due ambientalisti svedesi. Greta risponde con la sua voce, la stessa che ha sgridato i leader politici e i CEO di tutto il mondo.

Indossa abiti casual molto vissuti e rammendati da lei stessa e si vede. Pare non compri cose nuove e cerchi abiti usati, presi in prestito da persone che conosce…

Green Wearing. E’ questo il futuro? Dovrebbe essere questo il presente?

Noi di Vita& Salute WEB iniziamo a porre qualche domanda al Dottor Simone Lamuraglia, Manager di Merchandising & ricerca e sviluppo per G-Star Raw.

Sostenibilità

Simone, nel settore industriale del tessile, e della moda in generale, la parola “sostenibilità” rimbalza di frequente. È possibile essere davvero sostenibili? Come siamo messi?

«È possibile. Essere sostenibili, è possibile, senz’altro, anzi: bisogna esserlo. Ma, forse è necessario, in principio, essere chiari su cosa si intenda per sostenibilità.

Nel produrre nuovi articoli l’obiettivo deve tendere a raggiungere il minore impatto possibile su ogni fronte che identifico, per mia comodità, con un segno sottrattivo: (-) meno.

  • Emissioni di CO2,
  • quantità di H2O,
  • chimica,
  • energia, eccetera.

Molti brand sono sempre più consapevoli dell’importanza di impostare la produzione secondo il must della riduzione e si stanno impegnando per trovare nuove soluzioni per ridurre il pesante impatto ambientale.

A mio avviso possono essere due le ragioni che al momento impediscono un cambiamento rapido.

  1. La prima è, forse, la mancanza di regolamentazione a livello globale per il settore moda. Ci sono tante organizzazioni che si occupano di sostenibilità (fin troppe a mio parere) e ognuna guarda ai suoi parametri spesso selezionati a seconda dei propri interessi.
  2. La seconda è l’abitudine alla novità che è stata propinata al consumatore negli ultimi decenni dalla propaganda interessata al consumo. Senza questa reiterata novità il consumatore rischia di cadere in una vera e propria crisi da astinenza.

Ragioni, solo accennate, che hanno creato una lista infinita di problemi che non sto qui a elencare, sono sotto agli occhi di tutti coloro che vogliano vedere».

Moda poco green

Riprendendo l’intervista a Greta Thunberg, difficilmente parla a caso: denuncia il “sistema moda”, considerandola un’industria poco etica e poco green. C’è un fondo di verità?

«Sono d’accordo con Greta Thunberg, sono i dati a parlare e in modo molto evidente. E i motivi principali ho provato a elencarli nella risposta precedente».

Greenwashing

Ci spiegheresti cosa si intende di solito per greenwashing? Perché ci si ingegna per sembrare sostenibili?

«Il greenwashing si riassume nel tentativo di far sottostare il tema della sostenibilità al marketing aziendale. La sostenibilità diventa dunque un tema commerciale da vendere e da inserire negli slogan e nelle etichette per puro scopo di lucro.

La sostenibilità vera e propria, invece, è fatta di sensibilità ambientale e sociale, impegno serio e responsabile, programmazione, investimenti.

Perché ci si ingegna in questi trucchetti assurdi? Ci si ingegna perché anche questo fa moda.

Un brand ecosostenibile ha senza dubbio, oggi più che mai, un valore aggiunto del quale il consumatore tiene conto con interesse crescente.

Essendo però, come accennato prima, un tema in continua evoluzione non basta più appiccicare un’etichetta green che specifichi la provenienza e la coltivazione del cotone, per esempio.

La coltivazione della materia prima è solo una piccolissima tappa per poter raggiungere una onesta certificazione di ‘sostenibilità’».

Parametri del Green Wearing

Quali altri parametri è necessario rispettare per poter essere davvero sostenibili?

«Ti rispondo con un esempio semplice. È possibile acquistare un capo in cotone organico ma trattato, magari, con i prodotti chimici più tossici. Oppure, cosa che avviene spesso per via delle facilitazioni tecnologiche, è possibile reperire sul mercato un prodotto realizzato con cotone organico che però compie due volte il giro del mondo per la sua tessitura e confezione prima di arrivare al negozio. Ti pare sostenibile un prodotto del genere?».

Toglimi una curiosità: il cosiddetto BoF Sustainability Index, cos’è e cosa dovrebbe provare a indicare?

«Il BoF Sustainability index è un indice (non è il solo) che ha definito una roadmap per alcuni marchi affinché possano raggiungere target di sostenibilità, definiti dai brand stessi in un numero x di anni».

Tu, Simone, giri il mondo. Quanto è difficile mantenere e far valere questi parametri così stretti di sostenibilità a livello internazionale?

«Negli ultimi anni ho avuto la fortuna di lavorare in un’azienda con persone e partner molto sensibili a questo argomento. Ti dico che è molto più facile interfacciarsi direttamente con i produttori, che sanno di cosa si parla, che non con gli uffici di marketing e comunicazione».

Speranze

Sei speranzoso? Che avvenire intravedi sul Green Wearing?

«Sono ottimista e speranzoso di natura. Bisogna coltivare speranze, la disperazione è un disvalore. Ma, oltre alla speranza è necessario far crescere in noi e in coloro che ci stanno attorno una cultura e una specifica sensibilità e attenzioni alle abitudini acquisite e consolidate nel tempo.

Considerare, riflettere e tutti i loro sinonimi sono precipui all’umanità sapiens. Sono verbi che devono essere attivi anche quando si acquista un indumento. Verbi che stimolano domande e frenano risposte automatiche e indifferenti.

Com’è fatto? Da dove viene? Ne ho veramente bisogno? Il mio indumento vecchio è davvero consumato e da buttare?».

Se vuoi approfondire il tema del Green wearing leggi anche Moda sostenibile e certificazione Wastemark.

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