Bioaerovax è l’idea di due giovani ragazzi che fanno packaging farmaceutico di eccellenza riutilizzando prodotti di scarto .
Hanno lo sguardo intelligente, curioso e rivolto al futuro, Irene Dei Tos e Stefano Seccia.
Sono due classe 1997, freschi di laurea al corso magistrale internazionale di Materials Science (Dipartimento di Scienza dei Materiali, Università degli Studi di Milano-Bicocca).
In curriculum hanno all’attivo esperienze di studio importanti, progetti di ricerca e nuovi percorsi da intraprendere negli Stati Uniti e in Inghilterra. Oltre a un’idea imprenditoriale pronta a germogliare e crescere.
Da un’emergenza (pandemia) a un’opportunità
Mai sentito parlare di Bioaerovax? Facciamo un passo indietro, a gennaio 2021, quando Irene e Stefano hanno partecipato a un progetto universitario per il corso di Engineered Nanomaterials. Eravamo al principio della campagna vaccinale Covid-19 e galeotto fu quell’evento contingente che ha segnato una via d’uscita e innescato l’input per sviluppare un’idea.
Bioaerovax, appunto, una startup di packaging isolante ed ecosostenibile per prodotti farmaceutici, come hanno spiegato i due giovani ricercatori a Vita & Salute WEB.
In estrema sintesi, il progetto si basa sullo sviluppo di un materiale altamente innovativo e biodegradabile: l’aerogel bio-derivato. Un’intuizione che è stata premiata dalla selezione nel programma di Pre-accelerazione di startup dell’Università Bocconi B4i – Bocconi 4 Innovation.
Un packaging per farmaci leggero, leggero
Ma per chi non mastica esperimenti, dati scientifici, tecnologie… di cosa stiamo parlando esattamente?!
“Il mondo – ci ricorda Stefano – si sta muovendo verso soluzioni sempre più ecosostenibili.E Bioaerovax si inserisce in questa tendenza con l’obiettivo di rimuovere le plastiche dal packaging farmaceutico, senza però compromettere la performance dei contenitori, fondamentale per garantire la sicurezza dei prodotti trasportati”.
Le confezioni dei farmaci potrebbero diventare quindi… leggere come l’aria, senza pesare sull’ambiente. “Questo materiale – aggiunge Irene – deriva da prodotti di scarto biologico come legname e scarti di agricoltura. E permetterebbe lo sviluppo di contenitori completamente biodegradabili e altamente termo-isolanti”.
Considerando quanto siano impellenti le esigenze e priorità del mondo farmaceutico e del comparto della salute a livello globale, facile comprendere il valore potenziale di un’idea come quella colta e avviata dai nostri due giovani studiosi.
Non ci resta che augurare loro buona ricerca e buon lavoro con un desiderio nel cuore che li accomuna. “Entrambi abbiamo numerosi progetti per il futuro – ci confidano prima di salutarci – speriamo di riportare in Italia le conoscenze ed esperienze sviluppate all’estero”.