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La disuguaglianza pandemica. La carta su cui si scrive l’agenda del futuro

Il rapporto di Oxfam: la fotografia di un’erosione che possiamo fermare

Intervista a Mikhail Maslennikov
Analista di Policy in Oxfam Italia sui dossier di disuguaglianza economica e sociale


Chi è e cos’è Oxfam?

Oxfam è un movimento globale di persone impegnate, in Italia e in oltre 90 paesi del mondo, nel contrasto alle disuguaglianze e nella lotta all’ingiustizia della povertà. Tuteliamo vite nelle emergenze umanitarie e supportiamo progetti delle comunità locali orientati all’inclusione socio-economica e al rafforzamento del benessere in territori marginalizzati o “luoghi che non contano”.

Facciamo pressione sui decisori politici per regole più giuste. Regole che incidano su meccanismi iniqui, abusi di potere, discriminazioni, rendite, vantaggi ingiustificati e altri tipi di barriere che alimentano le disparità e precludono, per troppi, un futuro dignitoso.

Perché avete intitolato il vostro nuovo rapporto: La Pandemia della disuguaglianza?

Negli ultimi anni il tema delle disuguaglianze ha assunto una considerevole importanza nel dibattito pubblico ed istituzionale. C’è oggi maggiore consapevolezza di quanto le elevate e crescenti disparità nuocciano profondamente alle nostre società.

Minando le prospettive di uno sviluppo duraturo e sostenibile, ostacolando la mobilità inter-generazionale, indebolendo il grado di coesione sociale. Ampi divari economici creano “barriere sociali” tra individui. Fratture all’interno di una società in cui pochi fanno significativi balzi in avanti. Mentre molti arretrano, restano fermi o fanno solo passi modesti verso un futuro migliore.

Possono portare repentinamente allo svilimento del patto sociale, a intolleranza e discriminazione verso chi è indebitamente additato come responsabile dello status quo. Generano una sfiducia, non immotivata, nei confronti delle istituzioni; possono condurre a processi di disgregazione politica e a derive autoritarie.

La pandemia è paragonabile a dei potenti raggi X. Che hanno rivelato al mondo, in tutta la loro crudezza, le ampie distanze economiche e le profonde fratture e fragilità sociali preesistenti lo scoppio dell’emergenza sanitaria e acuiti dalla crisi economica e sociale che ne è scaturita.

Quella di Oxfam è una radiografia che rileva mutamenti e ragioni, pandemiche e non, dietro la divaricazione delle traiettorie di benessere degli individui.

Tanto quelle economiche, relative alle condizioni reddituali e patrimoniali, quanto quelle che riguardano la vita in salute delle persone. L’apprendimento, le prospettive lavorative e il grado di riconoscimento da parte della collettività del ruolo e delle aspirazioni di ciascun suo componente.

Con la crisi pandemica i poveri sono diventati più poveri e i ricchi più ricchi?


Alcuni verdetti appaiono pressoché unanimi. Le disuguaglianze patrimoniali nella popolazione adulta si sono ampliate nel 2020 su scala planetaria e nella maggior parte dei Paesi del mondo. La quota dell’1% più ricco del pianeta ha registrato nel 2020 il secondo più ampio incremento su base annua dall’inizio del nuovo millennio. Dieci tra i miliardari più ricchi della Lista Forbes hanno visto il valore dei propri patrimoni duplicare in 21 mesi.

Sulla dinamica ha inciso l’andamento dei mercati finanziari. Visto che per gli individui più ricchi la componente mobiliare (ricchezza finanziaria) è preponderante tra le poste patrimoniali. E i mercati, dopo un iniziale tonfo, hanno recuperato velocemente, dall’estate 2020 in poi.

E continuato a salire, trainati dai settori – come quello farmaceutico, tecnologico o dell’e-commerce – che hanno beneficiato, in termini di extra-ricavi e profitti, dalla pandemia per l’eccezionale domanda di loro beni e servizi.

Le disuguaglianze dei redditi all’interno dei Paesi hanno invece mostrato trend diversi. Si sono acuite nei Paesi più vulnerabili, schiacciati da obblighi pesantissimi connessi alle loro esposizioni debitorie verso e sprovvisti di adeguati spazi fiscali per supportare adeguatamente i redditi delle famigli. Mentre sono state attenuate in molte economie avanzate grazie a massicci interventi perequativi di welfare emergenziale.

Su scala globale la pandemia ha fatto segnare un aumento della povertà senza precedenti storici. 163 milioni di persone in più vivono oggi sotto la soglia di 5.50 dollari al giorno a causa della pandemia. E se la ripresa non sarà inclusiva il ritorno ai tassi di povertà prepandemici entro la fine del decennio resterà un miraggio.

La disuguaglianza strutturale subita da sempre dalle donne si è acuita in questo periodo, per quali ragioni?

Le donne, troppo spesso occupate in lavori peggio retribuiti e con tutele più carenti, hanno subito gli impatti economici più duri della pandemia. A livello globale hanno perso 800 miliardi di dollari di redditi nel 2020, un ammontare superiore al PIL combinato di 98 Paesi. Mentre l’occupazione maschile dà segnali di ripresa,si stimano per il 2021 tredici milioni di donne occupate in meno rispetto al 2019.

Non è un caso, che la crisi pandemica sia stata etichettata come recessione al femminile. Anche nel nostro paese, dove la contrazione del tasso di occupazione e delle retribuzioni delle donne è risultata più marcata rispetto agli uomini.

Le donne, maggiormente presenti nei settori non essenziali o nell’economia informale hanno subito un minor rinnovo dei contratti. Hanno dovuto conciliare – sopperendo ai ritardi pluriennali degli investimenti nelle infrastrutture sociali – la vita lavorativa con carichi di cura, già gravosi prima del COVID, ma che con la pandemia si sono moltiplicati a dismisura.

DisuguItalia ci è sembrato un neologismo potente, cosa vuol rappresentare?


Un Paese con tanti solchi, spartiacque e più o meno visibili linee di demarcazione. Tra generi, territori, coorti anagrafiche. Un Paese in cui le opportunità di un futuro luminoso per troppe persone dipendono da fattori che sfuggono al loro controllo. Come il genere o le condizioni economiche della famiglia d’origine.

Un Paese con un mercato del lavoro disuguale che genera strutturalmente povertà e in cui il lavoro troppo spesso non basta a condurre un’esistenza dignitosa. Un Paese in cui l’accesso ai e la qualità dei servizi socio-sanitari, i percorsi educativi, le infrastrutture sociali sono fortemente segmentati.

Con l’azione di tanti soggetti che nel nostro Paese portano avanti con convinzione la bandiera della giustizia sociale, il nostro auspicio è in realtà quello di poter rimuovere il prefisso Dis dall’“infausto neologismo”.

Di solito, in momenti di crisi, si invoca un dio o si attende un supereroe, Oxfam stila un’agenda.


L’agenda di Oxfam di contrasto alle disuguaglianze prescinde dalle crisi. Sebbene le crisi offrano opportunità di ripensamento delle politiche e nuovi spazi d’azione
come quelli legati, nel contesto attuale, alla realizzazione delle missioni del PNRR.

La nostra organizzazione supporta misure a monte, di carattere pre-distributivo, che mirano a rafforzare la dote di capitale umano delle persone. Lo fa attraverso l’accesso a un’istruzione di qualità per tutti e decisi interventi di contrasto al fallimento formativo e alla dispersone scolastica.

A monte” ci sono anche le misure orientate a ridare potere e dignità al lavoro. Limitando il ricorso a contratti atipici, introducendo un salario minimo e favorendo la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese.

Ma anche politiche di concorrenza più incisive che limitino gli abusi di potere economico e le rendite monopolistiche. O misure di supporto pubblico al trasferimento tecnologico e a un più equo accesso alla conoscenza per gli attori economici, finalizzato all’innovazione e alla creazione di posti di lavoro di qualità.

Rivolgiamo particolare attenzione alle disuguaglianze di genere sul mercato del lavoro e a un’efficace inclusione lavorativa dei giovani, la più preziosa risorsa del paese; eppure, così scarsamente valorizzata e relegata paternalisticamente alla panchina dal sistema produttivo e dalla politica.

Sul fronte redistributivo supportiamo il rafforzamento della progressività del nostro sistema fiscale in un quadro di ripensamento complessivo del prelievo. Con lo spostamento del carico impositivo dal lavoro ad altri cespiti (rendite e profitti). Ma anche un sistema di trasferimenti alle famiglie più equo e, più in generale, un welfare e tutele sociali a vocazione universalistica.  

   

Chi lotta non è mai disperato, la speranza di Oxfam?

La giustizia sociale costituisce il principio fondamentale di una co-esistenza pacifica e una vita prospera per tutti. Una norma che autorizza i cittadini ad esigere dallo Stato la tutela e la promozione dell‘uguaglianza, nella diversità. In tema di libertà, diritti individuali e sociali, e opportunità. Un principio su cui si incardina da tempo il nostro lavoro sul contrasto alle disuguaglianze.

Prenderne coscienza, indignarsi di fronte alle ingiustizie, esigere un cambiamento che renda le nostre società più dinamiche, eque e mobili è per noi un imperativo morale. A cui auspichiamo, possa ispirarsi l’agire quotidiano di ciascuno.

E l’esistenza di tanti buoni esempi e pratiche, di cittadini, associazioni, comunità e attori economici che hanno abbracciato e attuano questa visione, contribuendo al cambiamento del senso comune, è per noi il riscontro più incoraggiante. Lavoriamo perché le loro voci possano diventare più forti e la loro schiera più ampia.

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