‘Per chi suona la campana’ è un capolavoro di Ernest Hemingway.
Ambientato in Italia durante la Prima guerra mondiale, racconta di una storia d’amore in mezzo alla tragedia della guerra, alle croste di fango della disfatta di Caporetto.
Pensavamo di cavarcela così, con qualche accenno letterario e aver archiviato la guerra in Europa come si fa con un ferro vecchio dimenticato in soffitta.
La guerra c’è di nuovo, si combatte da tempo in realtà ma noi non ce n’eravamo quasi accorti, non abbiamo voluto accorgercene.
ADRA se n’era accorta invece, già nel 2014, e ha continuato a operare in Ucraina nella regione di Donetsk e Luhansk. Ha fornito assistenza invernale fornendo abiti caldi, supporto psicosociale, acqua potabile e ha contribuito al restauro di case, scuole, asili e ospedali.
C’era, non si è tirata indietro al suono della campana.
E ora?
La guerra è sempre identica a sé stessa, è distruzione, fame, freddo, miseria e lacrime, tante lacrime.
C’è chi le asciuga con la manica della camicia, tira su con il naso e continua a darsi da fare, Adra Italia è tra questi ultimi, in mezzo agli ultimi.
Abbiamo voluto sentire Dag Pontvik, Direttore di ADRA Italia che ci ha fornito il quadro della situazione e ci ha regalato una frase sulla quale riflettere: «C’è bisogno di ‘accoglienza relazionale’».
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