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Vegetarianismo. Una lunga storia di etica e salute   

La dottoressa Monica Dinu, che lavora presso il Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica dell’Università degli Studi di Firenze, ci guida attraverso le radici storiche e le implicazioni moderne del vegetarianismo, esplorando come questa pratica alimentare abbia influenzato (e continui a farlo) filosofie, religioni e organizzazioni sociali. 

Dottoressa Dinu, ci può raccontare le origini del vegetarianismo? 

«Il vegetarianismo, lungi dall’essere un fenomeno moderno, ha una storia lunga e complessa che si estende agli albori della civiltà. Il primo esempio di sensibilità verso gli animali risale al popolo egizio.

Già nel 3200 a.C., alcuni gruppi religiosi praticavano l’astinenza dalla carne e si rifiutavano di indossare indumenti di origine animale, basando tali pratiche su credenze nella reincarnazione. Il più antico testo occidentale che fa riferimento a una dieta vegetariana è il “Libro Egizio dei Morti” (1550 a.C.), dove si raccomanda ai sacerdoti di essere “ritualmente puri” e di non consumare carne.

Mentre i sacerdoti coltivavano un’etica vegetariana di natura sacra, la popolazione in generale era prevalentemente vegetariana per motivi economici, poiché gli animali erano preziosi per il lavoro nei campi e la produzione di latte e formaggi». 

Come si è evoluto il vegetarianismo nelle culture orientali? 

«Il vegetarianismo nelle culture orientali ha spesso un’origine religiosa, ed è connesso a concezioni filosofiche e morali specifiche. L’induismo, il buddismo, il giainismo e il sikhismo sono tutte religioni che abbracciano il principio della non-violenza verso gli esseri viventi. 

  • Induismo: La pratica vegetariana è radicata nella credenza nel samsara (reincarnazione). Gli induisti rispettano tutte le forme di vita, poiché l’anima può rinascere in forme animali e vegetali. Negli antichi testi, la licenza di mangiare carne era accompagnata dalla frase: “Così come ora io mangio te, nella prossima vita tu mangerai me”. 
  • Buddismo: Sebbene il buddismo promuova la compassione verso tutti gli esseri senzienti, la scelta di essere vegetariani è personale. Nei templi e monasteri della Cina e del Giappone, esistono codici di alimentazione vegetariana. 
  • Giainismo: Questa religione predica un’assoluta non-violenza, escludendo dalla dieta anche i vegetali nati sottoterra per non uccidere l’intera pianta. Con la diffusione degli allevamenti intensivi, i giainisti hanno ulteriormente disciplinato la dottrina sconsigliando tutti gli alimenti di origine animale. 
  • Sikhismo: La scelta vegetariana deriva dalla credenza nella reincarnazione e dal rispetto per la vita. Chi mangia carne si rifiuta comunque di consumare carne di vacca per rispetto agli indù e carne di animali macellati secondo le regole rituali ebraiche o musulmane, ritenute crudeli. 

Altre due filosofie/religioni radicate in Oriente che abbracciano la scelta vegetariana sono lo Zoroastrismo e il Taoismo. Lo Zoroastrismo, nato nell’antica Persia, sostiene l’eguaglianza di tutti gli esseri viventi e il rispetto totale verso ogni cosa, condannando duramente la crudeltà verso gli animali. Nel Taoismo, l’uso di diete vegetariane si è affermato per motivazioni salutistiche e per compassione verso gli animali». 

E nell’Antica Grecia, quale ruolo ha avuto il vegetarianismo? 

«In Grecia, il movimento religioso-filosofico dell’Orfismo influenzò molti filosofi, tra cui Pitagora, che collegava il vegetarianismo alla reincarnazione e alla sensibilità etica verso gli animali. Altri filosofi greci come Eraclito, Empedocle, Platone ed Epicuro adottarono una dieta vegetariana per motivi religiosi o etici. Socrate e Teofrasto, invece, sostennero il vegetarianismo per motivi ecologici e pacifisti. 

Teofrasto, successore di Aristotele, scrisse un trattato sulla pietà in cui condannava il sacrificio cruento e il consumo di carne, dichiarando che è ingiusto privare gli animali della vita. Egli insegnava che l’ordine divino non deve necessariamente presupporre un’idea di dominio e di sopraffazione. Durante l’Impero Romano, il pensiero vegetariano trovò pochi sostenitori.

Tuttavia, Plutarco di Cheronea scrisse ampiamente sull’etica del mangiare carne, condannando la caccia e la macellazione. Nel suo dialogo “Sull’intelligenza degli animali” e nel saggio “Del mangiar carne”, Plutarco approfondì le implicazioni etiche del mangiare carne e denunciò l’inutile crudeltà verso gli animali». 

Com’è cambiata la percezione del vegetarianismo durante il Rinascimento e l’Illuminismo? 

«Dopo la peste nera e durante il Rinascimento, il pensiero pitagorico e neoplatonico riemerse in Europa. Filosofi come Michel de Montaigne e Leonardo Da Vinci sostennero una dieta vegetariana. Nella seconda metà del Seicento, il pensiero vegetariano iniziò a legarsi a nuovi argomenti sociali e politici, come la povertà e la giustizia sociale. Roger Crab, un vegetariano inglese del XVII secolo, sosteneva che il consumo di carne fosse un lusso che aggravava la povertà. 

Durante il XVIII secolo, il vegetarianismo cominciò a essere sostenuto da medici e scienziati in nome della salute. John Locke, nella sua opera “Pensieri sull’educazione” (1693), consigliava la riduzione del consumo di carne. Altri medici noti come Carlo Linneo, John Arbuthnot e Antonio Cocchi sostennero il vegetarianismo per i suoi benefici salutari. Voltaire e Jean-Jacques Rousseau associarono il vegetarianismo alla denuncia della crudeltà verso gli animali». 

Il XIX secolo è stato un periodo di svolta per il vegetarianismo. Ci racconta di più? 

«Nel XIX secolo, il vegetarianismo trovò nuovi sostenitori, portando alla fondazione della Vegetarian Society nel 1847. Attivisti come Henry Stephens Salt e Mahatma Gandhi diffusero le ragioni etiche del vegetarianismo, collegando la non-violenza verso gli animali alla giustizia sociale. Salt coniò l’espressione “Diritti degli animali” e lottò per l’abolizione della vivisezione. 

Gandhi, trasferitosi a Londra per studiare legge, entrò in contatto con i membri della Vegetarian Society e divenne un fervente sostenitore del vegetarianismo, convinto che uomini e animali fossero creature di Dio e che il progresso morale dell’uomo consistesse nell’amare e tutelare tutte le creature». 

Come si è evoluto il vegetarianismo nel XX secolo e quali sono le tendenze attuali? 

«Il XX secolo vide una diffusione globale del pensiero vegetariano. Nel 1908 venne fondata l’International Vegetarian Union e, a metà secolo, la Vegan Society. In Italia, Aldo Capitini fondò la Società Italiana Vegetariana nel 1952.

Il Premio Nobel per la Pace Albert Schweitzer promosse un’etica filosofica estesa anche agli animali. Peter Singer, con il suo libro “Liberazione animale” (1975), introdusse il principio della pari considerazione degli interessi, proponendo il vegetarianismo come scelta etica. Tom Regan, nel suo libro “I diritti animali” (1983), sviluppò il concetto dei diritti degli animali basandosi sull’assunto che i diritti non sono conseguenza del possesso di capacità razionali ma del fatto di essere soggetti di vita». 

Quali sono le motivazioni principali che spingono le persone ad adottare una dieta vegetariana oggi? 

«Oggi, ragioni etiche, salutistiche, ambientali e religiose continuano a spingere molte persone ad adottare una dieta vegetariana. In alcune zone del mondo, come l’Asia, questa scelta è strettamente legata alla religione, mentre nelle culture occidentali essa è il risultato di una maggiore attenzione verso il pianeta e la salute. Nelle regioni più povere, l’esclusione della carne dalla dieta è dovuta alla disponibilità limitata di alimenti di origine animale. 

Fare una stima esatta del numero di vegetariani al mondo è complesso, ma è chiaro che il loro numero è in aumento. L’Eurispes ha condotto un’indagine sulla popolazione italiana, rivelando che il 9,5% degli italiani si identifica come veg. Nello specifico, il 7,2% della popolazione è vegetariana e il 2,3% è vegana.

Un dato significativo è l’aumento del numero di vegetariani rispetto all’anno precedente, con un incremento del 3%, interrompendo il trend negativo iniziato nel 2021 e raggiungendo il valore più alto degli ultimi dieci anni. L’indagine ha anche esaminato i benefici percepiti da coloro che seguono una dieta vegetariana o vegana. L’86% afferma di sentirsi fisicamente meglio, il 73% ritiene di mantenere più facilmente il peso forma e il 66% ha notato un aumento della creatività in cucina. 

In Europa, invece, le percentuali di vegetariani variano tra l’1,5% e il 14%, con Germania e Regno Unito ai primi posti. Negli Stati Uniti, i vegetariani rappresentano circa il 6% della popolazione. L’India rimane il paese con il maggior numero di vegetariani, con circa il 23-25% della popolazione che si astiene dal consumo di carne e pesce». 

In conclusione, cosa possiamo imparare dalla storia del vegetarianismo? 

«Il vegetarianismo ha una storia ricca e diversificata, dalle antiche civiltà egizie e greche fino alle moderne società occidentali. Le motivazioni che spingono le persone a scegliere una dieta vegetariana sono molteplici e variano da ragioni religiose a considerazioni etiche, salutistiche e ambientali.

Sebbene il vegetarianismo sia diventato un fenomeno di massa solo nella seconda metà del XX secolo, le sue radici profonde dimostrano come questa scelta alimentare sia stata una parte integrante della storia umana. Con l’aumento della consapevolezza globale sui benefici del vegetarianismo, è probabile che sempre più persone adotteranno questa pratica, contribuendo a un futuro più sano e sostenibile». 

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