Cecilia Bartolucci, ricercatrice del CNR e presidente della Fondazione Comitans, illustra per VeS WEB l’importanza dei primi mille giorni nella vita di un bambino e il ruolo cruciale della nutrizione in questo periodo.
Iniziamo con il concetto di “primi mille giorni”. Cosa rende questo periodo così critico nella vita di un individuo?
«I primi mille giorni, che vanno dal concepimento al secondo anno di vita, sono un periodo di massimo sviluppo per il bambino, durante il quale si pongono le basi per il suo benessere psicofisico nell’età adulta. È un periodo estremamente vulnerabile e cruciale».
Si sente spesso parlare di epigenoma e del suo impatto sulla salute del bambino. Può spiegarci cosa significa?
«L’epigenoma si riferisce alla modificabilità del DNA attraverso l’azione di fattori esterni. Se è vero che lo ereditiamo dai genitori, le ricerche più recenti mostrano che il DNA può essere modificato sopra la sua sequenza. Questo significa che alcuni geni possono essere attivati o silenziati da fattori esterni, come lo stile di vita e, soprattutto, la nutrizione».
Quindi, la nutrizione durante i primi mille giorni gioca un ruolo cruciale nell’influenzare l’epigenoma del bambino?
«Assolutamente. La nutrizione in questo periodo può attivare o silenziare certi geni, influenzando la manifestazione di specifiche caratteristiche. È un aspetto chiave per garantire il benessere futuro del bambino».
E il microbiota, che ruolo gioca? In che modo si collega alla nutrizione durante i primi anni di vita?
«Il microbiota è l’insieme di microrganismi nel nostro intestino e la sua formazione avviene principalmente nei primi due anni di vita attraverso la nutrizione, l’allattamento e lo svezzamento. Un microbiota diversificato, con molti microrganismi diversi, contribuisce a una buona salute».
Come possiamo contribuire a costruire un microbiota diversificato?
«Fondamentalmente, attraverso una dieta diversificata che include alimenti provenienti da un suolo sano. La biodiversità nella dieta è essenziale per la diversificazione del microbiota».
Sempre nell’ambito dell’alimentazione, il concetto di “cibo di valore”?
«Il cibo di valore è un concetto che tiene conto di diversi aspetti, tra cui la qualità nutrizionale, la sostenibilità, l’accessibilità, l’inclusività, l’adeguatezza, consapevolezza, circolare e connesso. È una valutazione olistica del cibo che va oltre il semplice concetto di nutrimento».
Come possiamo applicare il concetto di cibo di valore nelle nostre scelte quotidiane?
«La complessità delle scelte alimentari è alta, ma la consapevolezza può aiutarci. Scegliere prodotti che soddisfano il maggior numero di valori, come sostenibilità e qualità nutrizionale, contribuisce a scrivere la salute dei bambini di oggi e degli adulti di domani».
COS’È MEGLIO? STAGIONALE O DI SERRA? | Dipende dal territorio. Se un prodotto non è coltivabile localmente, tecnologie come le serre possono essere una soluzione migliore dell’importazione aerea. |
IMPORTATO O LOCALE? | Tendenzialmente è meglio optare per il locale, ma è possibile sostenere economie fragili attraverso l’acquisto di prodotti importati responsabilmente, in particolare quando un determinato prodotto non è disponibile nel luogo in cui viviamo. |
QUALITÀ O QUANTITÀ? | Nonostante l’istinto per la quantità, è importante considerare che anche gli alimenti più semplici possono avere qualità molto diverse. La qualità è fondamentale per la salute e l’ambiente. |
SALUTE O PIACERE? | Si può trovare piacere in un’alimentazione sana, ad esempio riducendo il consumo quotidiano di zucchero per godere di indulgenze occasionali senza sensi di colpa. |
FRESCO O PROCESSATO? | La distinzione tra fresco e processato non è netta. Il cibo processato può essere parte di una dieta equilibrata, ma la consapevolezza è cruciale per riconoscere quando evitare certi alimenti processati. La lunga conservazione del cibo processato può garantire la disponibilità anche in luoghi remoti. |