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Aritmia. Cosa occorre sapere

  • Un numero di battiti del cuore anomalo è espressione di aritmia. Un termine che indica varie condizioni della persona, normali o patologiche 
  • Se il fenomeno è occasionale può dipendere da comportamento sbagliati: troppi caffè o bibite energizzanti, stress e ansia, fumo, poco riposo 
  • Ecco quello che occorre sapere, le regole di prevenzione e quando rivolgersi al cardiologo. 

70 al minuto, 4.200 l’ora, 100.800 al giorno: sono le cifre che ci danno l’idea della frequenza del nostro instancabile cuore. E anche se arrivassimo ad avere 80 o 90 battiti al minuto, non ci dobbiamo allarmare. E tutto questo quando è a riposo, perché in presenza di sforzo ed esercizio i numeri aumentano.  

Il cuore è una raffinata pompa che usa l’elettricità per funzionare e non tollera blackout se non di pochissimi secondi. È la centrale che smista il sangue e il suo patrimonio di sostanze e ossigeno a tutto l’organismo.  

I battiti nascono in una specie di “batteria” dell’organismo, il nodo seno-atriale, formato da cellule specializzate nella produzione di stimoli elettrici, situate nell’atrio destro.  

I battiti sono quindi l’indicatore della vita e la loro frequenza e il ritmo dicono molto della sua salute. Devono essere infatti regolari con accelerazioni giustificate solo dallo sforzo fisico e/o dalle emozioni. Le variazioni quindi devono essere valutate con attenzione, anche se non sempre indicano un disturbo cardiaco.  

Soprattutto dopo i 60 anni 

Quando le alterazioni dei battiti sono improntate all’irregolarità – sfarfallii, battiti in meno, accelerazioni e perdita del ritmo – possiamo essere di fronte a quella che genericamente viene chiamata “aritmia”. Sentirsi il “cuore in gola” e provare un senso di affanno interessa milioni di italiani, specialmente dopo i 60 anni. 

Se il cuore perde un colpo o ne conta uno in più probabilmente si tratta di una “extrasistole”, così come se la sensazione è quella di sentirsi una “capriola” in petto. A quel punto, dobbiamo correre dal cardiologo?

Se il fenomeno è occasionale potrebbe essere legato a un comportamento sbagliato: troppi caffè o bibite energizzanti, stress e ansia, fumo, un riposo insufficiente e disturbato oppure la perdita di potassio per una dissenteria”, precisa la dottoressa Patrizia Noussan, primario di cardiologia all’ospedale San Giovanni Bosco di Torino.

“Ma se il fenomeno diventa regolare e si manifesta per esempio in occasione di uno sforzo, per esempio una rampa di scale o mentre si portano le buste della spesa, meglio approfondire sottoponendosi a una visita cardiologica. Altrettanto deve fare chi abbia già una storia di ipertensione o di precedenti disturbi cardiaci o di infarto o scompenso”.  

Le extrasistoli possono anche essere legate a problemi non cardiologici e comparire in soggetti che soffrono di asma, malattie gastrointestinali, tiroidee o abbiamo stili di vita non corretti con uso di sostanze eccitanti, nicotina e ormoni anabolizzanti. In questo caso bisogna curare la causa, non le extrasistoli. 

Quando allertarsi 

Devono mettere invece in allerta episodi di “batticuore” con frequenze superiori ai 100-120 battiti, della durata di alcuni minuti, con concomitante sensazione di farfalle nel petto o di chiusura a livello del giugulo. In questo caso serve un cardiologo: ci troviamo nel campo delle aritmie e potrebbe trattarsi anche di fibrillazione atriale.

Lo specialista prescrive una serie di accertamenti non invasivi come l’elettrocardiogramma, un holter cardiaco e un ecocardiogramma per chiarire l’origine del batticuore. Se si conferma la diagnosi di fibrillazione atriale, il cardiologo valuterà la necessità di iniziare una terapia anticoagulante orale e di programmare un’eventuale cardioversione elettrica, ovvero ripristinare il normale battito cardiaco attraverso un piccolo “shock elettrico”.  

In altri casi, il cardiologo potrà proporre l’intervento di ablazione che consiste nell’eliminare quei circuiti elettrici anomali responsabili dell’aritmia, attraverso l’inserimento di un catetere da un vaso della gamba o del braccio fino al cuore.  

Dentro la fibrillazione atriale 

Ma cos’è esattamente la fibrillazione atriale? “Si tratta di un’aritmia per lo più rapida e irregolare. È la più comune forma di aritmia cardiaca ed è associata a rischio di ictus e ad aumentata mortalità; condizioni favorenti sono ipertensione, obesità, diabete, scompenso cardiaco, una storia di malattia coronarica o di malattia valvolare cardiaca e insufficienza renale.

Si stima che in Europa nel 2010 oltre 8 milioni di persone soffrissero di fibrillazione atriale, ma che questa cifra sia destinata a raddoppiare entro il 2050 soprattutto a causa del progressivo invecchiamento della popolazione. L’incidenza della malattia infatti aumenta con l’età e raggiunge il 17,8% delle persone con più di 85 anni.

In alcuni casi l’aritmia è asintomatica e la diagnosi occasionale; di solito invece si presenta con sintomi precisi che comprendono respiro corto, vertigini, spossatezza, palpitazioni. Se la diagnosi non viene fatta per tempo la prima manifestazione della malattia può essere l’ictus che in un caso su 5 è causato proprio dalla fibrillazione atriale.

Ma l’ictus, oltre alle conseguenze in termini di disabilità per i pazienti, genera un importante onere economico per il Servizio sanitario nazionale e per la società, e fa lievitare i costi sanitari e sociali già ingenti: 30 miliardi di euro l’anno in Europa per la fibrillazione e oltre 45 miliardi per gli ictus. Ecco perché la diagnosi di fibrillazione è fondamentale per stabilire una terapia efficace, la terapia anticoagulante, che protegga dalle conseguenze peggiori”, spiega ancora Noussan.  

Quando si tratta di tachicardia… 

Se si ha la sensazione del cuore che batte all’impazzata, basta contare i battiti mettendo due dita sul polso o sul collo per contarli: se siamo oltre i 100 al minuto, si parla di “tachicardia”. È normale in caso di sforzo, una corsa improvvisa, un allenamento, una forte emozione come uno spavento, e in questi casi i battiti tornano alla normalità.  

Se dura di più può essere sintomo di febbre, anemia o disidratazione oppure di un eccesso di sostanze come la nicotina. Troppe sigarette infatti sono nemiche del cuore e lo espongono a uno sforzo eccessivo e, soprattutto, cronico.  

– Un caso tipico di tachicardia è poi quello di una tiroide troppo attiva: l’ipertiroidismo ha tra i suoi sintomi tipici proprio il “cuore a mille”, una sensazione sgradevole che può durare per ore e che non recede nemmeno a riposo. 

Altre volte invece siamo di fronte a una vera e propria aritmia rapida ma regolare con frequenze superiori a 160-180 battiti/minuto. Può trattarsi di “tachicardia parossistica sopra-ventricolare” che si risolve per lo più con un’adeguata terapia farmacologica.  

… E quando di bradicardia 

Se la frequenza cardiaca è invece inferiore ai 60 battiti al minuto si parla di “bradicardia”. Succede per esempio nelle fasi di sonno più profondo o negli atleti agonistici. Diverso è il caso in cui i battiti rallentano in risposta a uno stimolo da parte dello stomaco. Un pasto troppo abbondante, una bibita troppo fredda possono provocare una “congestione”, il cuore rallenta e non riesce a pompare abbastanza sangue al cervello e la persona sente debolezza, vista annebbiata fino allo svenimento.  

Come si “prende il polso” 

È il monitoraggio più semplice che esista, si esegue da soli e si può fare ogni giorno. Imparare a contare i battiti del cuore è facile se si conoscono le regole. Appoggiare due dita sulla parte interna del polso, “trovare” il battito e contarlo per 15 secondi, poi moltiplicare per 4. Il controllo più corretto è quello del mattino al risveglio (perché non è influenzato da caffè, cibo, stress o sigarette).

La rilevazione va ripetuta per 30 giorni avendo cura di annotare la frequenza su un foglio. Chi non riesca a trovare il polso con le dita può affidarsi a un saturimetro da applicare al polpastrello. Il piccolo dispositivo a batterie si acquista in farmacia e non costa molto. 

Il decalogo della prevenzione 

Proteggersi dalle aritmie 

Semplici, e di buon senso, sono le regole per proteggersi dalle aritmie. Sono molto simili a quelle per mantenere l’intero organismo in salute e soprattutto a lungo termine. Ecco quali sono. 

  1. Evitare obesità e sovrappeso. 
  1. Evitare l’abuso di alcol. 
  1. Abolire il fumo di sigaretta. 
  1. Svolgere un’attività fisica e sportiva moderata, evitando gli eccessi: gli studi più recenti parlano di 30 minuti al giorno e comunque almeno 10mila passi al giorno. 
  1. Tenere sotto controllo la pressione arteriosa e curare l’ipertensione, specialmente nelle donne in menopausa. 
  1. Tenere sotto controllo la glicemia e curare il diabete. 
  1. Curare le apnee ostruttive nel sonno. 
  1. Dopo i 65 anni prestare attenzione al rilievo del polso ed eseguire un monitoraggio autonomo come indicato nel box. 
  1. Eseguire un elettrocardiogramma in caso di riscontro di polso irregolare. 
  1. Dopo i 50 anni, in caso di familiarità per fibrillazione atriale, sottoporsi a visita cardiologica. 
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