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Intervista a Marina Sereni, Vice Ministra Affari Esteri e Cooperazione Internazionale

  • Ucraina
  • Solidarietà e Cooperazione
  • Sviluppo equo-sostenibile-inclusivo

Conflitto e necessità di ripensare le Istituzioni sovranazionali

L’aggressione della Russia contro l’Ucraina, uno Stato sovrano nel cuore dell’Europa, è un dramma che avrà un impatto forte e di lungo periodo sugli assetti internazionali, oltre che sull’economia mondiale.

La guerra in corso ha evidenziato ancora una volta i limiti delle istituzioni sovranazionali. In Ucraina le Nazioni Unite sono rapidamente intervenute per fronteggiare l’emergenza umanitaria ma non sono riuscite a prevenire o fermare il conflitto sul piano politico. Il Consiglio di Sicurezza, paralizzato dal veto della Russia, non ha potuto esprimersi e il confronto si è spostato inevitabilmente in seno all’Assemblea Generale.

L’Italia sostiene tutte le iniziative utili a fermare il conflitto, dalla richiesta di tregue umanitarie localizzate e temporanee alla proposta di incontro da parte del Segretario Generale Guterres rivolta ai leader russo e ucraino. Resta tuttavia evidente l’urgenza e la necessità di riformare l’Onu e di adeguare le sue regole agli assetti e alle sfide del mondo di oggi. 

Ma l’aggressione russa ha provocato rotture, lacerazioni e problemi anche in altri consessi, dal Consiglio d’Europa all’OCSE, al G20. Dobbiamo dunque ridisegnare il complesso delle relazioni internazionali, perché è solo attraverso un multilateralismo efficace che si possono prevenire e risolvere crisi come quella ucraina. Al contrario, una competizione permanente tra democrazie e autocrazie rischierebbe di spingere tanti Paesi, oggi collocati in quella che possiamo definire “area grigia”, nelle braccia dei regimi non democratici.

Europa e politica estera comune

Un effetto non trascurabile di questa crisi è che ha costretto l’Europa ad accelerare sul terreno della politica estera e della difesa comune. Temi che erano già sul tappeto e che però oggi richiedono un’accelerazione. Superare l’unanimità in materia di politica estera e sviluppare concretamente le decisioni assunte con la Bussola strategica in materia di difesa comune sono obiettivi che l’Italia si deve porre. Lavorando per costruire passi concreti insieme ai nostri partner, a cominciare da Paesi come la Francia, la Germania, la Spagna.

Cooperazione Internazionale
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Guerra e altre guerre

Non dobbiamo poi assolutamente dimenticare altri effetti che la guerra in Ucraina sta provocando e provocherà. In particolare in quei Paesi in via di sviluppo, che si approvvigionavano di grano, orzo, sementi, fertilizzanti proprio da Russia e Ucraina.

L’aumento dei prezzi di queste e altre materie prime così come l’interruzione delle catene di approvvigionamento pongono gravi rischi di crisi alimentari in aree del pianeta già duramente colpite dalla pandemia.

Ecco perché, mentre continuiamo a sostenere l’Ucraina e a gestire l’emergenza dei flussi migratori da quella terra martoriata, non dobbiamo perdere di vista altre crisi drammatiche, ma largamente lontane dai riflettori internazionali. È il caso del Medio Oriente, dove fanno notizia, ma solo per poche ore, le uccisioni di civili innocenti israeliani o palestinesi. O dell’Afghanistan dove, dopo la grande fiammata d’attenzione dello scorso agosto, è in corso una gravissima emergenza umanitaria. E poi i tanti luoghi di tensione e crisi in Africa, che non assurgono mai o quasi agli onori della cronaca. Tutto questo influenza anche l’azione della comunità internazionale.

Mentre per il popolo ucraino fortunatamente c’è stata una risposta di solidarietà straordinaria da parte di tutti, si fa invece sempre più fatica a mobilitare donatori per iniziative umanitarie in Yemen, in Siria, in Afghanistan e in tanti luoghi in Africa, a cominciare dal Sahel e dal Corno, dove alle guerre e al terrorismo si sommano spesso gli effetti catastrofici del cambiamento climatico.

Agenda 2030

A tutto questo aggiungiamo che la pandemia ha allontanato gli obiettivi che la comunità internazionale aveva individuato attraverso l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, finalizzata a uno sviluppo equo, sostenibile e inclusivo.

Abbiamo imparato dal Covid19 che la salute è un bene comune globale e che per tutelarla dobbiamo aiutare i Paesi a più basso reddito a rafforzare i loro sistemi sanitari di base. Anche per questo quindi non possiamo permetterci di dimenticare le tante crisi e i conflitti in atto e le emergenze umanitarie che ne conseguono.

L’Italia deve continuare a fare la sua parte. Sia con l’azione diplomatica che attraverso la collaborazione con tutte le Organizzazioni internazionali e della Società Civile per portare assistenza e aiuto nelle situazioni di sofferenza più gravi.

Sede ONU

Gestire? Meglio prevenire

Ma gestire le emergenze non basta. Per prevenire i conflitti e contrastare i rischi globali del cambiamento climatico, delle pandemie, della fame serve una strategia di lungo periodo.

Questa è l’essenza della nostra Cooperazione con i Paesi più poveri. Solo così, infatti, si può immaginare e assicurare per questi Paesi un futuro di sviluppo, fondato sul partenariato e sulla partecipazione delle comunità interessate. Servono risorse adeguate a consolidare e rafforzare la nostra cooperazione in Africa, Medio Oriente, America Latina.  

A questo proposito l’Italia ha sottoscritto un impegno internazionale per portare allo 0.7% del PIL la spesa per l’aiuto pubblico allo sviluppo. Le sfide che abbiamo di fronte, e il nostro ruolo in Europa, e nei fora a cui partecipiamo come il G7 e il G20 richiedono uno sforzo straordinario per raggiungere quel risultato, dal quale siamo ancora molto lontani.

Possiamo e dobbiamo arrivare a questo traguardo attraverso un percorso graduale di aumento delle risorse per la cooperazione. Rafforzando così la nostra credibilità e la nostra proiezione internazionale.

L’Italia è immersa nel Mediterraneo, il nostro sviluppo e la nostra sicurezza sono inscindibili da quelli dell’Africa e del Mediterraneo allargato. Vanno perciò costruite e rafforzate partnership con i Paesi in via di sviluppo tramite adeguati strumenti, finanziari e diplomatici.

Coopera

Il 23 e 24 giugno si terrà a Roma la seconda Conferenza Nazionale “Coopera”. Un evento pensato proprio per far conoscere alla nostra opinione pubblica il valore della Cooperazione Italiana e la straordinaria qualità e importanza dei tanti progetti che stiamo realizzando grazie all’impegno di soggetti pubblici e privati, profit e non profit, in ogni parte del mondo.

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