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Informatici senza frontiere

Quando l’avanzamento tecnologico è strumento di inclusione sociale ed emancipazione

Da bambino amavo la trasmissione “Giochi senza Frontiere”. Tutto nacque su iniziativa dell’allora presidente francese Charles de Gaulle, per far sì che i giovani francesi e tedeschi, dopo la Guerra, si incontrassero in un torneo di giochi allo scopo di rafforzare l’amicizia tra i due paesi… iniziativa che coinvolse via via molte altre nazioni europee. 

Eravamo ancora nel mondo analogico, ora siamo immersi in quello digitale e noi ci siamo immersi in un ‘gioco’ di domande con Dino Maurizio, Presidente di ISF (Informatici Senza Frontiere). 

Quando nasce la vostra Onlus e perché? 

La nostra Onlus, o meglio la nostra ETS (Ente del Terzo Settore), come attualmente si definiscono le vecchie Onlus, nasce quasi vent’anni fa, nel 2005. Sull’onda dell’esigenza di un gruppo di manager trevigiani del settore informatico. L’idea era quella di usare le competenze informatiche dei soci per aiutare le persone in difficoltà. Il primo progetto fu la realizzazione di un sistema gestionale per un ospedale sperduto nel nord dell’Uganda.  

Un esempio di applicazione del vostro servizio? Una storia a lieto fine? 

Di storie da raccontare ce ne sarebbero tantissime, quella che mi ha personalmente più colpito nasce dall’incontro con Vincenzo. 

Chi è Vincenzo?  

Vincenzo è un giovane musicista suonatore di tromba, che suona e compone musica, bravissimo e con un brillante avvenire; è talmente dotato da essere invitato al Blue Note di New York, tempio della musica jazz, ed è talmente bravo che Lucio Dalla lo ascolta e lo prende nella sua band. 

Una notte, tornando da un concerto, Vincenzo è vittima di un terribile incidente; ne esce vivo dopo giorni di coma ma, purtroppo, completamente paralizzato. 

Oggi è in grado di muovere normalmente la testa, di parlare, e può muovere un pochino il braccio sinistro, quel tanto che gli consente di manovrare la carrozzina elettrica, ma niente di più. 

Come si può capire, quel giorno, per lui crollano tutti i sogni. 

Non si perde d’animo, cerca di restare in tutti i modi collegato al mondo della musica, ma senza più suonare; insieme ad alcuni amici crea una associazione per aiutare altri musicisti che vivono situazioni simili alla sua e continua a frequentare quel mondo. 

Noi lo incontriamo sette anni dopo l’incidente, e ancora il suo sogno è quello di poter suonare la sua tromba. 

Non siamo musicisti ma qualche idea ci viene: cerchiamo sul mercato delle elettrocalamite che si adattino ai pistoni (i tasti) della tromba, le fissiamo e le colleghiamo a un microprocessore. Adattiamo una sorta di Joystick applicandolo al fianco della carrozzina e collegandolo al microprocessore che programmiamo opportunamente. 

In conclusione: Vincenzo adesso è in grado di fare ancora concerti con la sua tromba! 

Informatici senza frontiere all’ONU? 

Questa è stata per noi una grande soddisfazione. Siamo stati invitati due volte al summit annuale mondiale sulle tecnologie. La prima per presentare le nostre soluzioni volte ad aiutare le persone disabili. La seconda , nel 2016, per ricevere il Champion Award per avere realizzato una delle quattro migliori soluzioni mondiali in campo sanitario: Open Hospital, sistema per gestire ospedali usato oggi da decine di strutture sanitarie, soprattutto africane. 

Ma a che serve l’informatica? I miei anziani genitori sono convinti che il mondo si sia troppo complicato e che la tecnologia sia escludente… 

È vero, la tecnologia è escludente, ma lo è sempre stata. 

Anche l’automobile è utile solo se la sai guidare, e noi tutti dobbiamo imparare a usare le nuove tecnologie per goderne i vantaggi e per non esserne vittime. 

Oggi non esiste innovazione senza tecnologie digitali. Sono queste che ci hanno permesso di realizzare in meno di un anno i farmaci anti-Covid,  che ci permettono di seguire in diretta gli avvenimenti del mondo, che ci fanno comunicare con amici o familiari lontani. 

Come tutte le novità scientifiche, anche queste possono essere usate per scopi nobili, oppure per truffe e raggiri. Io dico sempre che tutti noi, per godere appieno di queste tecnologie, dobbiamo seguire un percorso fatto in 3 passi: 

  • Acquisire conoscenza. Non certo diventare specialisti, ma almeno imparare a usare la posta elettronica, a farsi uno Spid, a scrivere una mail, a navigare in rete. 
  • Acquisire consapevolezza. Capire quanto si può fare, e quindi farne buon uso e capire come difendersi dalle malversazioni.  
  • Acquisire cultura. Intendo con questo comprendere e inserirsi efficacemente in questo nuovo mondo. 

Salva il mondo, salva la Terra, che progetto è? 

Il progetto mira a formare ragazzi affetti da autismo o asperger sulle competenze digitali e sul ricondizionamento di materiali tecnologici obsoleti. 

È un progetto che non facciamo da soli, ma assieme al Gruppo Asperger Veneto, allo Sportello Autismo di Treviso, ad Holos srl, ad Ambimente, a Contarina spa, Comune di Treviso, Cgil Treviso, e Volontarinsieme.

Sottolineo questo aspetto perché sempre più sento la necessità di avere la collaborazione di forze del terzo settore, enti pubblici, aziende private e gruppi cittadini per migliorare la vita di tutti noi e delle comunità a cui apparteniamo. 

Il progetto porterà i ragazzi a lavorare in piccoli gruppi a scuola per acquisire competenze digitali, per conoscere il corretto smaltimento dei Raee (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), per imparare a riusare le plastiche utilizzando stampanti 3D, per ricondizionare materiale tecnologico;  

quindi ragazzi istruiti e maggiormente inseriti nel mondo giovanile, competenze che possono essere spese nel mondo del lavoro, riutilizzo di PC ricondizionati che vengono donati ad associazioni e famiglie in difficoltà, diminuzione di rifiuti tecnologici. 

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