Mi sovviene una domanda. Scelgo il mio interlocutore con cura: Giulio Betti, Meteorologo e Climatologo del CNR. Uomo competente e impegnato nella divulgazione scientifica sui social.
Esprimo in modo brutale la mia perplessità, inconsistente come il vapore acqueo:
«@Giulio_Firenze buona sera. Una domanda forse banale. Le nuvole sono formate da acqua evaporata: + caldo + evaporazione + pioggia. Dove sbaglio? Grazie».
Non passano che pochi minuti e mi arriva la notifica cinguettante:
Manca un passaggio importante: condensazione. Ci devono essere le condizioni affinché il vapore acqueo in eccesso condensi. Pensi che ad un aumento del vapore acqueo a livello globale si sta osservando una diminuzione dell’umidità relativa».
Qualcosa intuisco. Molto però mi sfugge ancora. Ma non insisto. Si aggiungono altri interlocutori alla discussione, si aggiungono le domande. Non è forse questa una delle caratteristiche principali che ci contraddistinguono dagli altri viventi?
Un altro cinguettio di notifica. È un utente che non conosco e si inserisce nel dialogo, benvenuto:
«Perché se aumenta la temperatura dell’aria per il riscaldamento globale, aumenta la sua capacità di accumulare acqua prima che condensi. Quindi: piove con minore frequenza (fa più fatica a condensare) ma, avendo la nuvola accumulato più acqua, piove più forte».
@Giulio_Firenze non risponde, io chiudo il social solo parzialmente soddisfatto.
Esperienza illuminante
Nel week-end programmo una biciclettata sulla ciclovia del Brenta, in Valsugana.
Le previsioni non sono male, le temperature non dovrebbero essere rigidissime e in furgone, sotto un bel piumone ce la si dovrebbe fare.
Il mio mezzo ricreazionale ha a disposizione uno scalda acqua, una sorta di boiler collegato al radiatore. L’energia termica sviluppata dal motore viene convogliata su un circuito chiuso e l’acqua si scalda. La notte andiamo a -3, la temperatura in furgone scende a 6 C°.
Le bici sul retro sono ghiacciate, io e mia moglie siamo intrepidi, resistiamo con un largo sorriso e poche rughe. Saliamo sulle bici ghiacciate e cominciamo il percorso.
Si torna nel pomeriggio, il sole ha scaldato il furgone parcheggiato e sotto al rubinetto, nel mobiletto sottostante, trovo una pozzanghera.
C’è una perdita dal rubinetto? Prendo dalla cassetta degli attrezzi una chiave a pappagallo e, prima di smontare tutto, aziono la pompa per capire da dove venga la perdita. Nulla, neanche una goccia.
La questione?
Risolta in un lampo. @Giulio_Firenze aveva ragione: l’acqua calda nel circuito ha trovato la sua condensazione nell’abbassamento della temperatura del bagnetto. Per contrasto si è creata la condensa e la pozzanghera relativa. I social servono a qualcosa, anche a far rimbalzare questioni.
Ti è piaciuto l’articolo? Guarda allora l’intervista al climatologo Luca Mercalli.