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Il valore di un orso (e di un ombrello)

Intervista a Fabio Chinellato Ph.D., dottore forestale, zoologo

Perché dovremmo volere l’orso nelle Alpi? Qual è il suo valore?

I motivi sono fondamentalmente due:

Il primo è un motivo “culturale”: l’orso sulle Alpi orientali non è una novità, c’è sempre stato ed è sparito nel secolo scorso a causa della pressione dell’uomo che ne ha diminuito gli habitat idonei (oltre a cacciarlo direttamente), dunque per noi la reintroduzione dell’orso è una sfida:

  1. Siamo veramente in grado di convivere con questa specie?
  2. Siamo davvero progrediti rispetto ai nostri bisnonni dal punto di vista della sensibilità ambientale?
  3. A queste domande stiamo provando a rispondere “Sì”.

Il secondo motivo, forse più difficile da spiegare in poche parole, è un motivo ecologico, indiretto.

Il valore “ecologico” della specie (orso) è un valore che possiamo definire “indiretto”: l’orso è una specie che ha molte necessità ecologiche per sopravvivere, per riprodursi e per stabilirsi a lungo termine in una determinata area.

Quali esigenze ha l’orso per vivere e riprodursi?

Queste necessità sono moltissime, ad esempio la presenza di habitat idonei al riposo invernale, habitat idonei agli spostamenti su grandi distanze (corridoi ecologici), fonti alimentari diversificate, perché l’orso è onnivoro e ha bisogno piante da frutto, bacche, germogli, ma anche proteine di origine animale, in particolare di artropodi (larve di insetti), o carcasse di animali più grandi (ungulati o altri mammiferi) che trova prevalentemente al disgelo.

Le prede “vive” sono una frazione minima, ma ci possono essere anche quelle, dunque anche qui ungulati, piccoli mammiferi, magari individui deboli o feriti.

L’ecosistema che permette la vita dell’orso sarà quindi un ecosistema che consente lo sviluppo di diverse specie vegetali (arboree, arbustive, erbacee), sarà un ecosistema diversificato e connesso a diversi altri ecosistemi, riuscirà ad ospitare artropodi e altri invertebrati (che possono essere fonte alimentare per animali anche diversi dall’orso), ci saranno popolazioni di ungulati.

Insomma, sarà un ecosistema complesso e ricco di biodiversità.

Per avere l’orso serve quindi un ecosistema complesso e interconnesso, in grado di fornire risposte soddisfacenti a tutte le necessità della specie. Un ecosistema in grado di accogliere e mantenere vitale una popolazione di orso è complesso e stabile e riesce a rispondere anche alle più limitate necessità di moltissime altre specie, che dunque vivono e prosperano grazie al complesso ecosistema che accoglie una specie “difficile” come l’orso.

L’orso appartiene alla cosiddetta “specie ombrello”. Cosa si intende?

In termini ecologici l’orso si definisce “specie ombrello” perché con le sue necessità “protegge” le minori necessità di molte altre specie. Si tratta di un importante concetto ecologico, che crea benefici non sempre visibili.

Questo concetto si adatta a molte specie, in molte parti del mondo, dalle tigri dell’Amur, passando per il giaguaro fino ad arrivare al panda gigante (ma ci sono anche insetti e pesci). Il valore ecologico di queste specie è enorme non perché siano in grado di agire direttamente sull’ecosistema (non in maniera particolarmente pesante per lo meno), ma perché hanno bisogno di ecosistemi complessi.

Mantenere un ecosistema capace di sostenere una specie ombrello significa mettere “al riparo” moltissime altre specie, molte delle quali probabilmente sconosciute ai più».

Questo articolo è tratto dal blog di Fabio Chinellato. Se ti è piaciuto l’articolo puoi leggere anche La guerra che l’Australia dichiarò agli Emu.

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