L’India può vantare Jaday Molai Payeng, che a partire dal 1979, dopo un devastante alluvione, ha cominciato a piantare alberi in quella che era diventata una landa desolata e sabbiosa del Paese.
Oggi, nella stessa regione, grazie al suo instancabile lavoro di piantumazione, è cresciuta una foresta rigogliosa, grande 550 ettari. Lo ha fatto da solo. «Ho avvisato il Dipartimento Forestale e ho chiesto loro se lì potessero crescere alberi. Hanno risposto che non sarebbe cresciuto niente su quella terra, ma mi hanno anche detto di provare a piantare bambù. L’ho fatto, non c’era nessuno ad aiutarmi. Nessuno era interessato».
Oggi, in quella foresta, vivono elefanti, rinoceronti, diverse specie di uccelli, formiche rosse,
che l’uomo ha portato sull’isola dal suo villaggio, e persino cinque tigri reali del Bengala.
Il Brasile ha Sebastiaõ Salgado e la moglie Lélia Wanick, che hanno piantato quattro milioni di alberi in venti anni. Dopo anni di lavoro all’estero, il famoso fotografo brasiliano torna a casa e trova la desolazione.
Alberi sradicati, terra erosa e acqua piovana che scorre e trascina ogni cosa. Deserto, nulla. Venti anni e 17 mila ettari di terra sono rinati a nuova vita.
«Bisogna tornare al pianeta, in primo luogo dobbiamo farlo noi spiritualmente. Bisogna
rispettarlo, fare qualcosa per proteggerlo, la terra, gli oceani. Io fotografo, io pianto alberi, faccio le cose che ritengo vadano fatte. Ma bisogna che lo facciano le persone, gli stati, le
grandi aziende: perché bisogna amare la natura, l’acqua, la nostra terra per ripartire».
Noi? Noi abbiamo Fiorenzo Caspon, un imprenditore veneto che vuole restituire alla
sua terra il ricordo di quando era bambino ha deciso di piantare alberi.
Di quando la terra era madre, non una risorsa da depredare. Una terra sulla quale si piegavano ogni giorno migliaia di schiene al lavoro, all’opera, alla cura. Fiorenzo, il nostro Fiorenzo, ha piantato circa 500 alberi di alto fusto all’anno, alberi espiantati perché scomodi, fastidiosi. Lo ha fatto per 10 anni di seguito, da solo e non si è stancato, non si è pentito, anzi.
I miei nonni, i miei genitori hanno amato questa terra, una terra fertile, feconda. Non posso girarmi dall’altra parte, anche i miei nipoti devono godere dell’ombra di queste fronde, devono poter respirare questo magnifico spettacolo della vita, questo dono immeritato.
Leggi anche Colorare Roma di Alberi.