- Intervista a Lorenzo Fabbri, fondatore di GreenGraffiti
- La storia di un’azienda innovativa che ripensa il modo di fare pubblicità
- Street art, pubblicità e sostenibilità si incontrano per dare vita a una novità
Lorenzo Fabbri, voi di GreenGraffiti siete un vero e coloratissimo esempio green e siamo davvero felici di poter raccontare la vostra storia.
Voi usate il grigio del cemento e quello del bitume come tela da dipingere. La vostra è mera abilità, una strategia di marketing colorata e colorita, un modo per esprimere il colore che avete dentro?
Un mix di tutte e tre le definizioni direi. Il progetto è nato da un approccio furbo, dall’idea di sviluppare un mezzo di comunicazione che prevedesse un risparmio di risorse, e di materiali. Con l’obiettivo di lasciare un impatto inferiore sull’ambiente. Le classiche affissioni cartacee hanno bisogno di due cose per esistere: un supporto e dell’inchiostro.
Nel nostro caso eliminiamo il supporto e lo sostituiamo con il pavimento dei marciapiedi. Mentre l’inchiostro che usiamo è a base di yogurt, cellulosa e gesso. Questa tecnica implica dunque un bassissimo impatto ambientale, e allo stesso tempo si propone come uno strumento di comunicazione innovativo.
I messaggi vengono collocati là dove la persona, il cittadino, è abituato a non leggere nulla, e di conseguenza l’impatto visivo diventa molto più interessante rispetto a quello offerto dalla cartellonistica verticale – a cui ormai la nostra mente è abituata, e che per risultare visibile deve essere gigantesca.
Noi ribaltiamo questo paradigma, siamo per una comunicazione tattica e intelligente, in grado di sorprendere senza risultare invasiva.
È vero che la vostra tecnica è del tutto innovativa rispetto ai materiali che usate.
Vivere in Italia ed essere immersi nel nostro panorama artistico – un supporto di advertising di comunicazione fruibile per secoli – quanto ha ispirato il vostro modo molto originale di comunicare?
Credo ne sia la diretta conseguenza. La nostra fonte di ispirazione più immediata, vista la forma di comunicazione che abbiamo sviluppato, è quell’universo che gravita intorno alla Street Art, e alle sue infinite declinazioni. Una corrente che in Italia negli ultimi 15-20 anni, ha vissuto una sorta di Risorgimento, con centinaia di opere magnifiche distribuite lungo tutto lo Stivale.
Ma la Street Art non è altro che l’episodio più recente della storia artistica che caratterizza il nostro paese. L’ennesima prova del fatto che la ricerca della bellezza è insita nella nostra cultura.
È stato anche lei un ‘imbrattatore di muri’ come si dice volgarmente rivolgendosi agli Street Artist? Ha dipinto con le bombolette spray sui muri? Oppure il suo percorso è di tutt’altro genere?
In questo senso mi sento un osservatore più che un praticante. Non sono mai stato un writer né uno skater, ma questa sottocultura mi ha affascinato sin da piccolo, e ha sicuramente influenzato la mia crescita, fornendomi un modello attitudinale a cui riferirmi.
La mia idea è stata quella di provare ad attingere da questo immaginario cercando di metterlo in relazione con altri mondi. In particolare con quello pubblicitario, andando a ricreare un binomio già noto, ma rivisto qui sotto una luce attuale e fresca. GreenGraffiti è la sintesi di questa relazione, l’area semantica dove street culture, advertising e sostenibilità si incontrano dando vita a qualcosa di nuovo.
Il vostro modo di comunicare è sicuramente innovativo e originale. Le farebbe piacere che dei competitor copiassero la vostra strada e vi seguissero su queste orme?
Sicuramente. La presenza di competitor ci permetterebbe di cristallizzare questa nostra modalità di comunicazione, di renderla effettivamente universale. Il fatto di essere gli unici in Italia e tra i pochi in Europa che utilizzano una metodologia di questo tipo ce lo fa percepire come qualcosa di non convenzionale, straordinario. Ci sarebbe piaciuto (e questo avrebbe forse semplificato anche la nostra crescita), aver dato il là a una rivoluzione di più ampio respiro, in grado di far comprendere diffusamente l’importanza e l’impatto di questo progetto.