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Green thriller: un nuovo genere letterario 

Ce lo presenta lo scrittore Ludovico Del Vecchio

Passione ecologica 

Ludovico, lei è consapevole di aver inventato un genere letterario? Dopo il thriller, il noir… ora anche il giallo botanico, il suo green thriller. In cosa consiste la sua creazione letteraria? 

«Il primo green thriller è venuto fuori di getto, già con le parole, come direbbe il grande Vasco Rossi, mio concittadino. Ne La compagnia delle piante, il poliziotto italo-belga Jan De Vermeer, in crisi per la morte del suo cane Pagliuca, comincia a bere troppo.

In un raro momento di lucidità decide di fare qualcosa, qualsiasi cosa, pur di non stappare l’ennesima bottiglia di birra: si mette a ripulire il garage. E vi troverà una vecchia bicicletta Legnano, su cui ritrovarsi a macinare strada, espellere l’alcool. E scoverà pure una vanga.  

Jan ha letto qualcosa del guerrilla gardening. Proverà allora a piantare alberi nella notte, dentro a rotonde abbandonate della sua città.   

Scelte inevitabili, quelle del poliziotto, perché sono le mie. La passione ecologica, la mobilità sostenibile, l’amore per la natura, tutte cose che sento profondamente. E di un thriller verde a tutto tondo si parla anche perché l’assassino seriale, Alberto Bacenigo, è un raffinato botanico.

La loro vicenda tormentata non poteva però essere contenuta in un unico libro. Così è andata avanti la saga, siamo giunti al quarto titolo. Qualcuno allora ha fatto notare che era stato creato un nuovo genere letterario. Ne ho preso atto e ho ringraziato.

Ma di sicuro non è stata una scelta editoriale programmata lucidamente, cavalcando l’onda di questa nuova sensibilità ecologica.    

Cecità green  

Quanto questa sua vena di scrittore si radica sulle sue convinzioni green? 

«Mi sono ritrovato a scrivere di alberi senza pianificarlo a tavolino: perché è un amore fortissimo quello che si prova per: querce, tigli, platani & co. Capita a chi riesce a superare la cosiddetta “cecità verso le piante”.

Quando un mattino ci si rende conto che i vegetali non sono semplicemente lo sfondo per le avventure di tutto ciò che è antropomorfo, ovvero dotato di arti, occhi e rapidi movimenti, ma che gli alberi sono le fondamenta del Pianeta.

Ci precedono da sempre, hanno creato l’ossigeno che respiriamo, e probabilmente ci sopravviveranno pure, se non cambiamo rapidamente e drasticamente il nostro modo di rapportarci a Madre Natura». 

Professori e tree climber 

Gli alberi si osservano, si respirano e lei si è sentito ispirato. In che momento è arrivata la scelta definitiva e irrefrenabile di continuare a scriverne? 

«Quando ho completato La compagnia delle piante, ho richiesto il parere di una autorità internazionale dell’arboricoltura: il professor Francesco Ferrini, professore ordinario alla Facoltà di Firenze.

Con mio stupore e piacere, il Professore ha apprezzato il romanzo e non ha trovato strafalcioni botanici da segnare con la matita rossa. Questa sorta di imprimatur ha rafforzato la sensazione che potessi andare avanti ancora a parlare di alberi e pure molto in difesa degli stessi, attraverso la fiction; è anche nata una amicizia.

Il Professore si è addirittura ritrovato catapultato dentro ai green thriller successivi, in carne e ossa, accompagnato anche da altri personaggi della vita reale, i tree climber Stefano Lorenzi e Davide Borghi».  

Ci parla de La Compagnia delle piante? 

«In giardino non si è mai soli, è il titolo di un libro del grande architetto paesaggista Paolo Pejrone.  

Esprime tutto il benessere psicologico (e anche fisico) che la vicinanza del verde ci dona.  

Ma La Compagnia delle piante è anche qualcosa di concreto: la fantomatica compagine fondata dal poliziotto di Volante Jan De Vermeer, quella che vuole salvare la città di Modena (e il mondo intero) piantando alberi. E proprio prestando cura ai primi alberi piantati si imbatterà nel giustiziere Alberto Bacenigo, colui che ha inserito ancheJan nella lista dei condannati a morte».  

“Se possedete una biblioteca e un giardino, avete tutto ciò che vi serve per essere felici” Cicerone  

La casa nell’albero 

Quand’ero un ragazzino, ho letto La casa nell’albero di Jean George e mi è cresciuto dentro. Lei pianta semi nella gente che legge. Crescerà una foresta? 

«Tante persone si battono ogni giorno in tutto il Pianeta per vedere aumentare il patrimonio arboreo e per insegnare l’ABC della buona arboricoltura. Ma c’è tanto ancora da fare, basta guardarsi intorno nelle nostre città per vedere, ad esempio, le stupide e criminali capitozzature che vengono ancora praticate su alberi meravigliosi.

Le querce, i tigli, i platani, non vengono affatto rafforzati dal taglio periodico di rami di grandi dimensioni, come tanti purtroppo pensano; è come se a una persona tagliassero le braccia. Perdono la loro forza e la loro bellezza, si ammalano più facilmente.

Perché la miglior potatura è quella che non si nota, la cosiddetta “rimonda del secco” ovvero portare via solo i rami già morti. Per questo e tanto altro, un giorno, durante una delle nostre chiacchierate con il Professor Francesco, è nata l’idea, folle ma non poi tanto, di unire la competenza scientifica dello scienziato e la penna dello scrittore di fiction.

Lo scopo? Arrivare a creare a quattro mani un saggio divulgativo, scorrevole, che parlasse a tutto tondo dei poteri dei giganti verdi. Così, sempre per Elliot Edizioni, nel 2020 abbiamo dato alle stampe: 

  • La Terra salvata dagli alberi” 
  • Resistenza verde, manuale di autodifesa ambientale, nel 2021. 

L’invito a sporcarsi le mani del suolo prezioso, a darsi concretamente da fare. Sono libri che stanno ricevendo tanti riscontri positivi, speriamo che si rivelino appunto semi preziosi, idee valide per un cambiamento. In autunno uscirà la nostra terza opera, e così anche in questo ambito divulgativo si sta costruendo una saga, come per i green thriller».  

Chi sono i ‘cattivi’ del green thriller contro i quali lottano i seminatori? Riescono a seminarli? 

«Ci sono tanti malvagi nei miei thriller botanici, e quasi tutti di sesso maschile. Ma guardando quel che succede ogni giorno, non si può certo parlare di una decisione narrativa dell’autore, semplicemente si fa riferimento alla cronaca quotidiana. I malvagi sono quelli che se la prendono con le donne e in genere che con chi non può difendersi: bambini, alberi, boschi, animali.  

Anche l’accidia è malvagità. Il non fare, la perdita della capacità di indignarsi.  

Anna, la compagna di Jan De Vermee,r ha una orribile cicatrice lungo tutto il lato destro del corpo 

Lo sfregio ordinato da un suo ex che non si rassegnava alla fine della loro storia. E poi ci sono quelli che minacciano la figlia di Jan, che vorrebbero distruggere il bellissimo bosco di Verzedro, a nord di Modena. 

E la “Grande”, una quercia incredibile, gigantesca, nata ai tempi di Martin Lutero. 

Compaiono murales con i volti inquietanti di tanti piccini senza nome.  

Arrivano i cattivi che se la prendono con ragazzi dal colore della pelle diverso dal loro.  

Ma chi semina alberi, chi semina il bene, alla fine non potrà che vincere. E alla fine, più che darsi alla fuga, i “buoni” delle mie storie l’avranno sempre vinta, pur se tra tante difficoltà, ferite dell’anima, e colpi di scena».  

Va dove ti porta il green 

Da un bell’articolo che la riguarda estrapolo una frase molto appropriata, eco a sua volta di un celebre romanzo di Susanna Tamaro: va’ dove ti porta il green… E dove l’ha portata? Dove vorrebbe accompagnare i suoi lettori? 

«Mi ha portato innanzitutto a conoscere tante belle persone e molte splendide realtà: gente che si dà da fare nel quotidiano, si sporca appunto le mani di terra, protegge boschi di città, viene a piantare alberi con me, ad annaffiarli.

Fa sì che io vada a parlare nelle scuole, che partecipi a convegni green e che li organizzi. Che continui ad allevare alberi nel mio giardino, da seme o da talea. Già questo sarebbe sufficiente.  

C’è poi la gioia pura della scrittura, quasi terapeutica come una mindfullness al contrario. La testa che ti frulla in mezzo alle trame noir (verdi) o alla ricerca di modi di vivere sempre più sostenibili, meno impattanti, da proporre nel prossimo saggio ecologico».  

Alberi e stelle 

Cosa leggeremo nei prossimi mesi? 

Dopo: 

La compagnia delle piante 

La cura degli alberi (ambientato ai giorni di Modena Park, il Concerto)  

Il movimento delle foglie

Morte nel bosco nuovo 

«Sto lavorando al prossimo green thriller, il quinto. Esiste già un titolo e un abbozzo di trama, e questo mi basta. Ora è appassionante scoprire cosa succede ai personaggi giorno dopo giorno, togliere via il superfluo dal blocco di marmo, scolpirli e portarli alla luce, tifare per la loro sorte».  

Anche il nuovo thriller dovrebbe andare in stampa in autunno.  E se è vero che tutte le puntate di questa fiction, scritta come una serie televisiva, possono essere  godute anche singolarmente, senza conoscere quel che succede nelle altre, chi, leggendo questa intervista, avrà provato un qualche senso di curiosità per le vicende di Jan e Anna, del killer Alberto Bacenigo, del bosco di Verzedro, della Grande (per la cronaca, una Quercus pubescens), per i murales inquietanti, chi vorrà sapere che cosa è successo davvero durante il Concerto del Comandante Blasco, e tanto altro ancora, ecco che ha tutta l’estate davanti per mettersi in pari leggendo i primi quattro capitoli.
Per arbores ad astra 

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