Il numero di giovani, tra cui minori, che consumano alcol e praticano il binge drinking è sconvolgente. Com’è possibile che la politica non si renda conto di questo dramma?
«Oggettivamente il problema non è affrontato in maniera organica e soprattutto in coerenza con l’enorme impatto post-Covid sui giovanissimi come conseguenza dell’isolamento, delle restrizioni, dello stress post-traumatico.
L’alcol è diventato causa ed effetto di un comportamento rivolto all’intossicazione, al binge drinking solitario e anche virtuale, tramite i social, come reazione al disagio relazionale, familiare, scolastico, affettivo.
La responsabilità della politica e delle istituzioni
L’uso della sostanza psicoattiva di immediata disponibilità è legale, accessibile e scarsamente controllata dagli adulti competenti. È anche normalizzato dalle logiche di mercato nei luoghi di aggregazione giovanile e negli esercizi che dispensano, vendono, somministrano alcolici anche ai minori nonostante i divieti e le norme disapplicate.
Inoltre, c’è un incontrollato mercato digitale che agisce come porto franco per tanti minori che comprano online. Questa situazione è la grottesca manifestazione di un fallimento educativo favorito dall’interferenza dell’industria nel merito di misure efficaci e di politiche di prevenzione.
La necessità di un Piano Nazionale Alcol e Salute
Le sollecitazioni più rilevanti vengono dalla Conferenza Nazionale Alcol del 2022. Questa conferenza ha formalizzato al Ministero della Salute la necessità e l’urgenza di adeguare il Piano nazionale di Prevenzione con un Piano Nazionale Alcol e Salute.
Tale piano dovrebbe ricomprendere tutti gli obiettivi delle strategie dell’OMS e quelli di salute sostenibile delle Nazioni Unite, ai quali l’Italia aderisce. Inoltre, c’è la Risoluzione del Parlamento Europeo del 16 febbraio 2022, che chiede con forza una strategia alcol zero per i minori.
Come tutelare i minori dall’alcol?
La Risoluzione incoraggia la Commissione Europea e gli Stati Membri a:
- promuovere azioni volte a ridurre e prevenire i danni provocati dall’alcol. L’accento viene posto sulla fornitura ai consumatori di informazioni appropriate e sull’adozione di azioni specifiche.
- tutelare i minori dall’esposizione alla comunicazione commerciale sul consumo di alcol, nonché dall’inserimento di prodotti e sponsorizzazioni di marchi di prodotti alcolici. Questa tutela si applica anche in ambiente digitale. Infatti, la pubblicità non dovrebbe rivolgersi espressamente ai minori e non dovrebbe incoraggiare il consumo di alcol.
- proibire la pubblicità e la sponsorizzazione di bevande alcoliche in occasione degli eventi sportivi qualora a tali eventi partecipino principalmente i minori”.
- chiede di sostenere e applicare la legislazione volta a tutelare i minori e altre popolazioni vulnerabili dalle comunicazioni commerciali delle bevande alcoliche invitando a “stanziare fondi pubblici a favore di campagne di sensibilizzazione a livello nazionale ed europeo”.
Attenzione alle campagne sul “bere responsabile”
Si attende, quindi, che i decisori politici acquisiscano tali indicazioni insieme a quelle prodotte dal Libro Bianco sull’Alcol del Ministero della Salute, nel quale sono indicate le evidenze scientifiche che supportano fortemente l’implementazione diffusa di programmi di screening e intervento breve (SBI) nelle scuole primarie.
L’OMS precisa che la prevenzione è competenza esclusiva di quanti hanno mandato e vocazione sanitaria e di prevenzione. Escludendo rigorosamente programmi non basati sull’efficacia e evitando quelli promossi dal settore della produzione o in partnership con l’industria.
Un esempio sono quelli sul “bere responsabile”. Rivelatisi privi di qualunque efficacia e solitamente oggetto di promozione di interessi distanti da quelli di tutela della salute.
Sono indirizzati ai minori la cui capacità critica non è ancora sufficiente per valutare in modo adeguato argomentazioni prive di evidenza scientifica. Tali argomentazioni riguardano le implausibili proprietà salutistiche di una qualsiasi bevanda alcolica. Questa affermazione è ribadita dal Dossier Scientifico delle Linee Guida CREA.
L’azione preventiva della Scuola
Il Libro Bianco riconosce la necessità di potenziamento della funzione preventiva della Scuola e dei suoi attori naturali:
- aumentando il livello di alfabetizzazione sanitaria (health literacy).
- sensibilizzando i giovani sui rischi per la salute derivanti dal consumo di alcol all’interno delle più ampie strategie di prevenzione e promozione della salute.
- promuovendo programmi preventivi orientati alle life skills.
Gli interventi da portare avanti in un’ottica di sanità pubblica devono essere di due tipi:
1. Interventi a livello sociale quali ad esempio la riduzione della disponibilità di alcol, l’aumento delle sanzioni per gli esercenti che non rispettano l’età minima legale per la vendita e somministrazione di alcolici, interventi sull’etichettatura delle bevande alcoliche con messaggi dei rischi per la salute.
2. Interventi a livello individuale, finalizzati a rendere maggiormente consapevoli i giovani sui rischi per la salute e ad indurli a resistere alle influenze e alle opportunità che li circondano».
I danni del binge drinking e l’importanza della prevenzione
Che il Binge drinker sia giovane è un dato di fatto. Quanto incide l’incultura e la disperazione esistenziale?
«È ovvio che l’uso “chimico” della molecola etanolo è la chiave di sollievo e di tregua a disagi di varia natura. A basse dosi euforizza, a dosi crescenti deprime.
Non riguarda solo i giovani o i minori. L’OMS segnala all’Italia che il contrasto all’intossicazione alcolica e la risposta di salute pubblica sono i punti dolenti delle politiche di prevenzione nazionali.
Quali supporti esistono per scuola e famiglia?
Scuola e famiglia, le agenzie educative principali, sono lasciate sole a gestire, in un’autonomia penalizzante, l‘educazione al rischio legato al semplice uso dell’alcol. Tale uso viene sconsigliato dall’evidenza scientifica sino ai 25 anni, ma nei fatti sollecitato direttamente o indirettamente dalla cultura del bere a tutti i costi, figlie delle logiche di profitto, mercato e convenienza.
Questo a scapito della promozione della salute e della salute stessa dei giovani, minori e adolescenti. In assenza di misure, progetti, iniziative, protocolli sanitari e sociali di prevenzione, essi risultano esposti al maggior rischio di danni cognitivi permanenti legati a disinformazione, normalizzazione e inerzia istituzionale.
Nonostante la costante evidenza ultradecennale di un problema che è di mancato rispetto della legalità, etico, oltre che di salute. Non c’è (e non si favorisce) l’identificazione precoce.
Si lasciano dilagare tutti gli evitabili problemi di salute mentale dell’adolescenza e della gioventù conseguenti agli effetti dell’uso di alcol e dell’intossicazione.
Quali sono i numeri di questo fenomeno?
Solo 3.300 minori rispetto ai 185.000 intossicati dall’alcol si sono rivolti presso un Pronto Soccorso; oltre un milione e 370 mila giovani tra 11 e 25 anni eccedono su base quotidiana i consumi di alcol, di cui 620.000 sono minori. Tutti consumatori a rischio non intercettati da alcuna struttura sanitaria o sociale, famiglia inclusa.
Sorte non diversa, anzi ben peggiore, quella dei 786mila binge drinkers 11-25enni, di cui 83mila minori, che bevono per ubriacarsi con consumi più elevati. I protagonisti principali sono i maschi, in primo luogo per la birra (42,3%), poi per gli aperitivi alcolici (37,3%) e per il vino (31,6%), in aumento rilevante. Fra le femmine, prevalgono le consumatrici di aperitivi (33,43%), seguite dalla birra (28,0%) e dal vino (24,2%).
La cultura di tutela è tutta da costruire insieme ad una sensibilità sociale, anche delle istituzioni e autorità competenti, mirata alla protezione reale dei giovani, adolescenti e minori dagli effetti negativi dell’alcol, come richiesto dall’art. 2 della Legge 125/2001. Un diritto, non un principio astratto».
Quali sono i danni che provoca l’alcol sulla salute dei minori?
«Fino al raggiungimento della maggior età, l’etanolo è scarsamente metabolizzato e interferisce con il normale sviluppo cerebrale, in evoluzione tra i 12 e i 25 anni di età.
L’uso di bevande alcoliche durante l’adolescenza interferisce sulla maturazione dello sviluppo cerebrale. Impedisce il rimodellamento (pruning) delle connessioni nervose, dello sviluppo della corteccia prefrontale e, quindi, dell’integrità dell’attesa capacità cognitiva razionale. In questo modo la cristallizza irreversibilmente alla fase emotiva e impulsiva, incontrollata, adolescenziale che permane nel tempo in un soggetto adulto che avrebbe dovuto maturare la capacità cognitiva “sapiens”, più controllata.
Ma, nell’immediato, il rischio più grave è legato agli effetti dell’alcol rispetto alla guida di veicoli di qualunque tipo. In virtù dell’incapacità di metabolizzare completamente l’alcol prima dei 18-21 anni, anche moderate quantità di alcol possono generare livelli di alcolemia più elevati, a parità di consumo, rispetto all’adulto.
Questo rende i giovani responsabili di incidenti fatali o non, aumentando il rischio di mortalità prematura e/o disabilità. L’alcol è la prima causa di morte e pregiudizio alla salute tra i giovani. È per questo motivo che il codice della strada prevede, grazie a una modifica fortemente sollecitata dalla comunità scientifica, l’alcolemia zero alla guida prima dei 21 anni.
Maggiori rischi per le ragazze
Le ragazze, poi, rischiano molto di più per la correlazione col cancro precoce della mammella. È nota la relazione crescente tra il consumo di alcolici e il rischio di cancro, in particolare nel caso delle ragazze. Già a partire dal secondo bicchiere di alcol consumato, il rischio di cancro aumenta del 27%.
Questo è dovuto alle sollecitazioni ormonali estrogeniche che stimolano la trasformazione di lesioni benigne, molto comuni in adolescenza, in tumori maligni che richiedono interventi chirurgici, chemioterapia e radioterapia. La precocità dell’avvio al consumo di alcol aumenta ulteriormente la possibilità di sviluppare tali tumori.
Conclusioni
Per queste vulnerabilità note, per le fasi di maturazione della capacità di controllo e di quella metabolica in età non antecedente i 21 anni, per la ridotta capacità di percepire adeguatamente il rischio e di giovarsi delle capacità cognitive razionali e di critica tipica della giovane età, il “bere responsabile” è stato definito assolutamente inadeguato ai minori in età evolutiva e da evitare come pratica di prevenzione anche tra gli adulti, risultando priva di qualunque efficacia dimostrata.
Introdurre tale modello a livello scolastico è ben lontano da un approccio di tutela dei minori e del livello di protezione sociale che parte dall’accompagnare i giovani sino ai 25 anni con l’unico consiglio basato sull’evidenza scientifica: l’alcol non è un prodotto per i minori ed è sconsigliabile per la buona salute cognitiva e globale dei giovani».