Dottoressa Giombarresi, un trafiletto del giornalista Gabriele Romagnoli traduce tutto ciò che vorrei chiederle: «In fondo al tunnel c’era una luce, ma si è spenta. Abbiamo viaggiato per due anni nella semioscurità di una condizione sconosciuta. Finalmente ci è stato detto che la galleria stava finendo, che all’esterno ci aspettavano le nostre città come le ricordavamo: piene di gente, eventi, luci. Che saremmo stati come prima, anzi un po’ meglio, resilienti e perciò ristorati. Proprio mentre stavamo abbassando le mascherine all’aperto per respirare questa frizzante aria del ritorno è ridisceso il buio» (La Repubblica, 11/2/22).
Il buio non ce lo si toglie più di torno? Eppure, è primavera, lo si vede tutti, la natura sta rindossando il suo vestito della festa, punteggiato di margherite e tenuto in armadio per troppo tempo. È giunto il momento del cambio di stagione?
Per quanto l’essere umano abbia fatto di tutto per allontanarsi dai cicli naturali per vivere in un contesto artificiale e facilmente controllabile, quanto influisce, ancora, il gioco di luci primaverili sullo stato mentale e umorale degli individui?
Quando leggo e sento la frase di Tonino Guerra: l’ottimismo è il profumo della vita, mi viene in mente subito la sua parodia tragicomica e intravedo uno schiacciasassi che rulla la schiena del malcapitato ottimista… Reagisco così perché sono malato?
Quanto c’è di vero e sano, invece, nell’ottimismo per approcciare in modo equilibrato e primaverile la vita?
Quanto può contribuire una sana spiritualità cristiana in questo senso?
Il sole splende, oggi, Dottoressa Giombarresi, l’indicatore del serbatoio volge al rosso lampeggiante, ci aiuti a fare il pieno.