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Prevenzione dei tumori. Quanto contano screening e stili di vita

Intervista a Gianluca Pistore, divulgatore scientifico

  • Cos’è la prevenzione?  
  • Come si previene un tumore?  
  • L’incidenza dei tumori dipende dai nostri comportamenti?  
  • Come funzionano le campagne di screening? 

Prevenzione e calo di mortalità 

Gianluca potresti definire meglio uno dei pilastri fondamentali in oncologia: la prevenzione? 

«La prevenzione è quella cosa che quando funziona sembra inutile. Tutte le persone che si impegnano nella prevenzione credono di aver fatto, magari, una vita di sacrifici pressoché inutili. 

Tuttavia, quella della prevenzione è un’attività fondamentale, la chiave di volta per cambiare l’approccio alle malattie oncologiche. 

Possiamo affermare, oggi, di aver raggiunto, proprio per questo approccio, risultati pazzeschi e un calo di mortalità riscontrabile. Non significa che siano diminuiti i tumori e se ne diagnostichino meno. Grazie al lavoro di prevenzione si stanno riconoscendo queste patologie per tempo e di conseguenza si riesce a intervenire in maniera più efficace». 

Ottimismo e cautela 

«Il cancro non è una malattia, ma tantissime malattie. Alcune le conosciamo bene, per altre dobbiamo ancora fare tantissimi passi in avanti. Tuttavia, a oggi possiamo dire che: mentre l’incidenza della malattia non è diminuita – anzi per alcune forme di cancro melanomico si nota un incremento -, l’indice di mortalità si è notevolmente abbassato. 

La diagnosi precoce, le nuove terapie, hanno permesso di incidere sull’indice di mortalità per alcune variabili di questa malattia multiforme. E questo è importante dirlo, è importante celebrarlo. 

Dall’altra parte dobbiamo, però, fare attenzione affinché alcune patologie tumorali rimangano estremamente mortali e aggressive».  

In merito all’autopromozione delle nostre attività di prevenzione?  

«Nel caso del melanoma, il suo riconoscimento precoce ha un tasso di sopravvivenza che è vicinissimo al 100%. La diagnosi si fa con una semplice dermoscopia, un esame per nulla invasivo, viene appoggiata sulla pelle una specie di lente di ingrandimento e il dermatologo valuta se le nostre emissioni sono sospette oppure no. Questa semplice operazione di prevenzione può fare la differenza». 

Immaginate un incendio in un condominio, che parte da un piccolo appartamento.  Un incendio limitato.  Un fornello ha dato fuoco alla tenda… 

Si chiamano i pompieri e nel giro di mezz’ora i vigili del fuoco saranno in grado di tenere sotto controllo le fiamme, di limitare i danni. 

Se i pompieri vengono invece avvertiti in ritardo, quando magari tutto il primo piano è avvolto dalle fiamme… va da sé che faranno molta, molta più fatica a contenere i danni e anche a salvare, forse, tutto il condominio. 

Mio nonno, però… 

«Si racconta che i tecnici dell’aviazione, volendo potenziare gli aerei che tornavano dalla battaglia, osservassero dove i velivoli fossero stati colpiti per provare a potenziare le lamiere proprio in quelle zone.  

Va da sé che quelli tornati non avessero ricevuti colpi letali. Ma gli stormi di aerei abbattuti? Dove avevano ricevuto i colpi definitivi sulle lamiere?  

Fuor di metafora: il nonno che raggiunge i 100 anni di età può essere un individuo che non ha dovuto sopportare colpi letali alla sua carlinga. 

Selezionare campioni simili che, per genetica, per fattori non sono replicabili se non nei comportamenti virtuosi, ha poco senso.  

Il nonno che ha sempre fumato e bevuto alcol fino ai suoi 95 anni? L’alcol e il fumo non sono le uniche variabili da analizzare sulla carlinga.   

Il cancro assume in sé una sorta di formula matematica, complessa, ovvero: 

  1. Una variabile genetica.  
  1. Una componente di abitudini. 

A queste vanno aggiunte le dimensioni ambientale e sociali: l’inquinamento, l’alimentazione, eccetera.  La somma e le interazioni di queste componenti incidono sulla formula iniziale.  

Non possiamo agire sulla componente genetica, però possiamo farlo sulle altre variabili. 

Certo, a questo assioma possono esserci delle variazioni, capiterà il caso della persona che segue tutte le sane regole di prevenzione, eppure si becca il tumore, capiterà…  

Dobbiamo però capire che, come in ogni componente della nostra vita, ci sono delle aree che non possiamo influenzare e altre che possiamo influenzare. 

Quello che noi possiamo scegliere riguarda le scelte che facciamo ogni giorno: a tavola, per l’attività fisica, e per molte altre abitudini che ci permettono di decidere se esporci a determinati agenti che sappiamo essere rischiosi e nocivi per la nostra salute.  Quello che ci è possibile fare, facciamolo!». 

Imprevisti e probabilità 

«Chi agisce in questo modo riduce la probabilità, il rischio che quella determinata patologia si manifesti, che quella cosa avvenga.  

Se non mi ustiono al sole, prevengo il melanoma, cala il fattore di rischio.  

Lo stesso vale se non fumo sigarette: prevengo il tumore ai polmoni, riduco la possibilità. 

Se mi reco dal dermatologo per fare il controllo dei nei, se faccio l’esame del sangue occulto nelle feci per prevenire il tumore del colon retto, se faccio il pap-test, gli esami alla mammella, se eseguo gli esami del sangue…  

Qualora si presentasse l’incendio? 

Chiamerò i pompieri con gli estintori e gli idranti… Il condominio è salvo? Probabilmente, ci si prova. 

E, prima ancora che si sviluppino le fiamme, è utile posizionare i rilevatori di fumo, gli ugelli spray per irrorare le fiamme appena uno accende la sigaretta in casa mia». 

Questo articolo è tratto dal podcast di Aureliano Stingi di Alterthink per la serie “La Grande C” disponibile su Spotify: intervista a Gianluca Pistore, divulgatore scientifico e scrittore, fondatore e presidente dell’Associazione MelanomaDay.

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