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NEET

Più di 3 milioni di giovani rimangono intrappolati in questa rete.

Che fare?

La Dottoressa Deborah Giombarresi offre a VeS WEB qualche utile spunto di riflessione sulla tematica NEET.

Cosa significa NEET?

«NEET è un acronimo inglese (Not [engaged] in Education, Employment or Training) che si applica a una popolazione che va tra i 15 e i 29 anni non impegnata in un’attività lavorativa o formativa, che non frequenta corsi di formazione o percorsi di studio.

Questo, chiaramente, porta a un accesso ritardato al mondo del lavoro e aumenta notevolmente il rischio di esclusione sociale.

È una situazione che riguarda più di 3 milioni di italiani, anche se a questo dato va considerato che molti giovani, magari, lavorano ma non hanno un contratto regolare».

Se io avessi in famiglia una persona NEET, come si approccia?

«In genere ciò che fanno i familiari di un giovane che viene definito NEET è di propone un sacco di attività e di fornire svariati stimoli:

  • fai questo corso di laurea,
  • fai questo corso di formazione,
  • vai a lavorare e fai questo tipo di attività…

Tante iniziative utili, per carità, un genitore o un familiare lo fa a fin di bene però, spesso, queste iniziative non sortiscono grossi risultati.

Poi, magari, il ragazzo il corso di formazione lo inizia anche però non lo porta a termine e allora ci si chiede come mai.

Io credo che quello che sarebbe invece interessante proporre, con i dovuti modi, è di iniziare un percorso di psicoterapia perché il problema di questa fascia sta nella trappola nella quale si è rimasti impigliati, nella paura che porta a bloccare in pensieri disfunzionali».

Quali?

  • Non ce la farò mai!
  • Non sono abbastanza!
  • Come posso arrivare a fare quella determinata professione?
  • Non sono all’altezza!

Questi sono i pensieri che, chiaramente, bloccano l’iniziativa, lo spirito, la voglia di farcela e quindi inibiscono la persona e la bloccano in uno stato di passività.

In un percorso di psicoterapia si cerca il modo di far entrare il giovane in contatto con le sue emozioni, con la sua parte più profonda.

Stimolarlo risulta dunque inutile, proporre una serie di attività non funziona, non sblocca.

Il percorso psicoterapeutico, invece, mette in contatto con le proprie emozioni.

Le attività non sono neutre, scatenano emozioni, piacere o dispiacere, emozioni positive e emozioni negative. Nulla importa se niente porta a essere gioiosi, e invita a sperimentare gioia. L’obiettivo della psicoterapia è proprio quello di lavorare sulle emozioni».

Quali le cose da non dire mai a un NEET?

«Stimoliamo i nostri ragazzi a imparare a volersi bene, a conoscersi, iniziando un percorso di psicoterapia. Facciamolo però senza obbligarli, offriamogli piuttosto una possibilità.

Evitiamo di impostare l’offerta per il raggiungimento di un obiettivo di impiego:

Se fai questo percorso poi trovi lavoro”, potrebbe risultare pressante.

Il percorso psicoterapico è lì per esplorare il proprio animo, per capire sé stessi, la nostra salute mentale, il nostro malessere, il nostro benessere psicofisico, per una maggiore chiarezza personale.

Solo la chiarezza potrà portare al raggiungimento di obiettivi sani che fanno del bene».

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