fbpx

Ipoacusia 

Un problema più diffuso di quanto si creda

  • Udito 
  • Sordità 
  • Depressione 
  • Rumore 

“Non ci sento e non mi sento molto bene”. 

Non è un gioco di parole ma le reali sensazioni di chi non sente bene, con le orecchie s’intende. Chi non sente si sente escluso, emarginato, finanche depresso. 

Un ricercatore americano di chiara origine cinese, Chuan-Ming Li, ha preso in esame 18 mila adulti, dai 18 anni in su. I risultati? Oltre l’11% di quanti affermavano di avere un problema di udito soffriva di depressione, da moderata a grave. 

Tra i giovani, e tra gli anziani? Peggio. 

Non ci avevo pensato e devo stare più attento quando mi arrabbio con mia suocera che fa fatica a comprendere le parole dette. 

Viviamo nella società della comunicazione e del rumore, pare un paradosso ma sono termini direttamente proporzionali. Più si spinge a manetta sulla leva della comunicazione e più alto deve risultare il volume altrimenti coperto dagli innumerevoli e chiassosissimi rumori di fondo. 

Queste le domande poste al Prof. Roberto Albera. Otorinolaringoiatra, Audiologo e Foniatra. Professore Ordinario Università degli Studi di Torino. 

  • Viviamo in una società più rumorosa rispetto al passato ovvero le esigenze uditive e i rimedi sono diventati più disponibili? 
  • Perché l’ipoacusia è più presente nell’anziano? 
  • Cosa si intende per socioacusia e presbiacusia? 
  • Rimediare alla ipoacusia può davvero aiutare il paziente anche da un punto di vista sociale ed esistenziale, evitando il senso di isolamento finanche alla depressione? 
  • Lo sviluppo tecnologico, rispetto alla tromba infilata nell’orecchio dei film western, è stato prodigioso, quale la frontiera attuale e l’orizzonte? 
  • Ogni quanto sarebbe necessario sottoporsi a visita di controllo? 
spot_img
spot_img
Articoli recenti
- Abbonati alla nostra rivista cartacea -spot_img

ARTICOLI CORRELATI
Annuncio pubblicitariospot_img