Quasi tutti gli umani pregano, chiedono alla Divinità di proteggerli, di aiutare persone care in
difficoltà, di evitare gravi malattie o drammi personali, di regalare fortuna.
È nella natura dell’uomo una doppia forte propensione: da una parte rivendicare con orgoglio la forza della propria soggettività, l’autonomia autosufficiente, la spinta individuale nel risolvere i problemi; dall’altra il desiderio, quasi la necessità di affidarsi alla madre quando si è bambini, al padre per qualche consiglio; da adulti a persone a cui si attribuisce qualità e poteri, e a Dio.
La preghiera è la forma attraverso cui si chiede questa protezione.
La perorazione di una sorta di abbraccio consolatorio, di una carezza che dia sollievo dalle pene della vita, di una protezione che non ci faccia sentire disperatamente soli nel cammino dell’esistenza.
Si prega non solo in chiesa. Le vedi pregare, le persone, accanto a un letto d’ospedale, davanti a una sala parto, prima di un esame o di una prova sportiva, o da soli in tutte le circostanze difficili o gioiose. Dovunque.
Preghiere serene o disperate, commosse, piene di fiducia che la richiesta sarà accolta.
Le preghiere di cui parlo non sono richieste, sono VISIONI, nel senso di vedere, finalmente. È strano vedere, guardare con attenzione, perché noi facciamo di tutto per accecarci.
Per questo, quando riusciamo a vedere bene è una cosa strana, straordinaria. È questo il motivo per cui le chiamo visioni. L’uso della preghiera nella vita di tutti i giorni può essere consigliabile. Una preghiera specifica, speciale: la preghiera del ringraziamento.
Nella vita di ciascuno di noi ci sono o ci sono state esperienze negative, frustranti, dove il destino sembrava accanirsi. E poi, per fortuna, aspetti positivi di noi stessi, delle nostre relazioni affettive, private o sociali. Ecco, mi piacerebbe che ringraziassimo per quello che abbiamo.
La propria salute, per esempio, e quella delle persone care, la presenza della bellezza nel mondo, tra le persone e nella natura.
Per bontà e buona volontà, piante rigogliose nella foresta delle rabbie, delle paure, delle guerre private. Si può ringraziare persino l’aria che si respira, soprattutto se è profumata e leggera e
non sa di piombo (di quello siamo colpevoli noi stessi), l’acqua che beviamo, la terra che ci fornisce tanti buoni frutti, il cielo misterioso, infinito, sopra di noi.
Ringraziare, ringraziare esplicitamente con parole precise, pensate, ricercate. Di quello che ci
regalano e che ci siamo procurati, noi e gli altri, fino a spingerci verso la Divinità.
La mia intenzione non è solo religiosa in senso stretto, ma umana, umanistica, medica.
Ringraziare, essere grati, fa bene, produce sostanze chimiche che potenziano il benessere corporeo e mentale e che contrastano deformazioni, contrazioni, imbruttimenti dell’essere e persino gravi malattie.
Propongo un esercizio: ogni sera oppure ogni mattina dedicate qualche minuto della vostra giornata al ringraziamento. Fatelo con apertura di cuore e di mente.
Non un ringraziamento generico, ma preciso, approfondito, puntuale. Limitatelo a due o tre aspetti della vostra vita, da cambiare ogni volta, dove potrete concentrarvi e vedere bene tutti
gli aspetti, le persone, la concatenazione dei fatti.
Potete ringraziare voi stessi, la vostra intelligenza, l’abilità, la qualità etica o del pensiero,
pensare con gratitudine a estranei che vi hanno offerto possibilità inaspettate, ringraziare il Caso, la Fortuna, oppure Dio che si è sporto verso di voi favorendo un’intuizione, un pensiero, una scelta.
Negli USA si festeggia, il quarto giovedì di novembre, il giorno del Ringraziamento.
Si chiede a Dio di proteggere le famiglie e lo stato americano.
Alla platea di Vita & Salute Web mi sentirei di proporre la celebrazione di una festa quotidiana, nella quale si provi a uscire dalla prigione dell’egocentrismo automatico, per camminare o veleggiare verso tutto quello che è fuori e può influenzare positivamente la vita che è dono autentico.
Se vuoi leggere un altro articolo del Dott. Varrasi clicca qui: La donna: un pianeta a parte che possiede e abita la bellezza.