V&S WEB dialoga con Bianca Nardon: filosofa, giornalista e Presidente CTU di Venezia.
Sensibilità Green
Gentile Bianca, lo Shylock è il Centro Universitario Teatrale di Venezia. Leggo la programmazione degli eventi e mi pare molto rilevante l’attenzione al Green in generale. Ci spiega com’è nata l’esigenza Shylock e perché questo convinto interesse ecologico?
«Dal punto di vista personale ho sempre percepito e coltivato una sensibilità particolare per queste tematiche. Ho iniziato a 20 anni a fare attivismo nel campo dell’educazione ambientale. Appena finiti i miei studi di filosofia all’Università mi sono dedicata al giornalismo e ho scelto spesso di riservare attenzione, tra i vari temi della vita civile, all’impegno per la tutela ambientale. L’ho sempre percepito come elemento fondamentale per la felicità dell’uomo e per la sua sopravvivenza.
È sempre stata una nozione molto chiara che ha guidato diverse mie scelte, private e di impegno sociale.
Per quel che riguarda l’impegno dell’associazione culturale, nel 2011 continuavo a chiedermi già da tempo perché le arti e le forme espressive come la letteratura, il teatro, la musica non si occupassero in maniera più seria e con più urgenza della crisi ambientale. Era già evidente che stava crescendo e mettendo sempre più a rischio l’equilibrio della vita di molte specie sul pianeta.
Nel 2007 c’era stata la Dichiarazione di Bali. Centinaia di scienziati di tutto il mondo avevano firmato un testo comune in cui inequivocabilmente si parlava di gravi rischi per la sopravvivenza dell’umanità, dovuti al cambiamento climatico e di un breve periodo di tempo in cui si sarebbe potuti intervenire con strategie correttive, e questo a seguito della Conferenza ONU tenutasi a dicembre di quell’anno. Non era senz’altro il primo avviso degli espertI. Ma per me segnò uno spartiacque decisivo, rispetto al quale ognuno doveva sentirsi chiamato a fare la propria parte.
Ero incredula rispetto a questo vuoto e a questa assenza anche del giornalismo e dell’informazione. In particolare, il cambiamento climatico evidenziava un trend che riassumeva tutti i nostri errori e le false direzioni che l’umanità stava prendendo rendendosi complice di fenomeni enormi e difficilmente controvertibili.
Decidemmo così di organizzare un concorso per stimolare la produzione dapprima di narrativa breve. Infatti, la prima edizione fu un concorso letterario aperto a racconti, sul tema del cambiamento climatico. L’esperienza fu molto interessante, ricevemmo molti scritti.
La maggior parte aveva un tono catastrofico, ma si intravedevano anche delle luci. Emergevano speranze, sentimenti come la solidarietà di fronte alla sconfitta, possibilità di riscatto, qualche sentimento giocoso attraverso cui la specie umana riscopriva la relazione con altre specie viventi. Pubblicammo la prima antologia di 13 racconti di autori italiani sul cambiamento climatico, edita da Cafoscarina. L’anno dopo replicammo e nel 2013 pubblicammo la seconda con Edizioni Ambiente.
Da lì non ci siamo più fermati. Ci guardavamo intorno alla ricerca di spunti, idee, sprazzi creativi. E ci rendevamo conto che cercavamo contributi costruttivi, menti che proponessero vie di uscita, nuove visioni che dessero speranza e generassero inventiva.
Aprimmo il concorso all’arte, alla multimedialità, allo spettacolo. E strada facendo abbiamo selezionato e incontrato artisti, musicisti, scrittori… giornalisti e ricercatori con idee e testimonianze di cronaca, ma con una dose di creatività. Un mondo che è cresciuto via via e oggi è totalmente nel pieno della sua produzione.
Tanto più che noi siamo alla decima edizione del concorso. E quest’anno organizziamo eventi artistici che riutilizzano le opere selezionate nel corso di dieci anni. Partendo proprio dai primi racconti dell’edizione 2011/12, che per alcuni aspetti sono stati visionari e hanno descritto una realtà che oggi è già qui e non era poi così lontana. Ero molto colpita già allora dal realismo che pervadeva quegli scritti, erano di persone che vedevano già chiaro e oltre l’evidenza».
Venezia di acqua e di sabbia
Avete appena finita un’attività e già ne avete un’altra in programma… Com’è andata ‘Venezia di acqua e di sabbia. Al mare’… come?
Quale l’intervento che l’ha più colpita? Qual era l’obiettivo da centrare, è stato centrato?
«Questo incontro ci stava particolarmente a cuore. Metteva insieme le nostre diverse anime, quella di osservatori, di creativi e di attivisti attenti a quello che accade nel nostro territorio. C’è spesso dentro di noi la sensazione che fare arte o convegni o ricerca accademica sia necessario e produca contributi utili, ma l’urgenza dei tempi richiede anche che si compiano azioni concrete.
Una porzione di spiaggia naturale in cui ancora può sostare un uccello durante una rotta migratoria o in cui un esemplare in via di estinzione può nidificare o in cui si trovano fiori e piante introvabili altrove… è una perla rara, non solo da apprezzare per la sua bellezza, ma soprattutto perché per noi e per le altre specie coinvolte si tratta di necessità esistenziale.
Abbiamo già intaccato profondamente importanti equilibri di questo bellissimo pianeta. Perché dovremmo costruire ancora cemento o stabilimenti balneari su un lembo verde, blu e di sabbia che dà ristoro, che protegge le case dalle mareggiate con il suo sistema di dune? Qualcuno dice che è per dare lavoro a delle persone. Io credo che anche la manutenzione del verde, di una spiaggia pulita, far rispettare regole di ordine e civiltà, per noi e per rispettare le altre specie possa produrre benessere, un benessere più profondo per cui qualcuno di noi e sempre più persone saranno anche disposte a pagare.
Gli interventi dell’incontro hanno composto una coralità e sono stati tutti utili, proprio per la loro specificità e allo stesso tempo per la correlazione che amiamo generare tra i diversi attori in gioco. Siamo andati dalla divulgazione scientifica alla creatività dello scrittore e del musicista fino agli esperti di “environmental humanities” e ai responsabili di associazioni attive per la tutela dell’ambiente.
È l’impresa comune e collettiva quella che vince. O affrontiamo con tutte le armi costruttive la sfida ambientale, che ormai è chiaramente una sfida per la sopravvivenza, o non ce la faremo. Spesso accade che nei nostri eventi pubblici facciamo incontrare persone che poi attivano contatti tra di loro. Anche per noi sono nate delle coproduzioni e collaborazioni dopo aver potuto approfondire i reciproci campi di competenza.
L’obiettivo dell’evento era questo: mettere insieme persone che potessero generare un cambiamento positivo dentro e fuori di noi. E, dai commenti che ho raccolto, pare essere andata bene.
Spesso le persone mi ringraziano molto più sentitamente di quanto io mi aspetti e mi chiedo da dove arrivi questo desiderio di ringraziare. Credo sia perché si sentono bene, avvertono di portare a casa qualcosa e di diventare una comunità attiva e motivata.
Talvolta creiamo occasioni per incontrare esperti di alto livello, ma in un’atmosfera informale. Chiediamo un linguaggio alla portata di un pubblico di varia estrazione, non lezioni accademiche.
Come associazione ci siamo sempre collocati nel tratto di comunicazione tra il sapere accreditato del mondo accademico, scientifico e culturale con il mondo esterno, quello dove i cittadini hanno bisogno di conoscere e di poter scegliere. Per questo abbiamo spesso chiesto aiuto all’arte e alla creatività perché mettono a disposizione gli strumenti più efficaci».
Shylock- Impegno sociale e social
Ho letto l’elenco delle vostre illustri e svariate collaborazioni istituzionali, per seguire le vostre attività sui social? Per chi abita distante dalla laguna?
Per i social abbiamo la pagina FB dell’associazione: Shylockcentrouniversitarioteatraledivenezia
Oltre ai profili personali dei componenti del direttivo @BiancaNardon e @SabinaTutone
Su Twitter al momento c’è solo il mio profilo personale, in cui inserisco anche le attività dell’associazione e rilancio spesso notizie su progetti culturali ambientali.
Ma apriremo anche il profilo dell’associazione e potremmo aprire sia su Facebook sia su Twitter un profilo per il nuovo “marchio” che identifica i nostri progetti sulla cultura ambientale: “Shylock CUT for Green – Venice”
La pagina dedicata stabilmente al concorso di comunicazione e creatività “Cambiamenti climatici – The Grand Challenge” è ospitata nel portale dell’Università Ca’ Foscari
Il nostro sito web, dove pubblichiamo notizia di tutte le nostre iniziative è www.cut.it
Collaborazione
A noi di Vita&Salute WEB piacerebbe molto poter collaborare, offrendo la nostra testata per aumentare massa critica, che dice?
«Ben venga. Il giornalismo e l’informazione hanno un grande ritardo da recuperare. Lo dico anche da giornalista che ha lavorato nella cronaca per qualche anno e poi in inserti specializzati.
L’informazione tradizionale ha relegato la conoscenza dello stato della salute ambientale (e quindi anche nostra) nelle ultime pagine per decenni. Ora è tempo di recuperare spazio, soprattutto per le proposte costruttive (non solo per raccontare ogni giorno una diversa catastrofe ambientale), per far capire alle persone che devono organizzare il loro futuro rispetto alla crisi climatica, decidendo dove, come e con che prospettive vivere nei prossimi anni.
Bisogna aiutare tutti a comprendere soprattutto che non esistono vie di uscita semplici, ma che metodicamente e urgentemente vanno perseguite strategie di adattamento e preparazione a periodi duri e ostili e adottate misure di mitigazione serie e radicali per diminuire le emissioni. Dobbiamo chiedere ai nostri governanti di approntare piani strategici non più rimandabili, per il presente e il futuro nostro e di chi viene dopo di noi».
Shylock C.U.T.- Altre iniziative in calendario
- 1 dicembre 2022 Evento finale 10ma edizione Concorso di Comunicazione e Creatività “Cambiamenti climatici – The Grand Challenge” – “Climate ChanCe 2022” – Ateneo Veneto (mattino + pomeriggio orari da definire) – con Luca Mercalli, Presidente Società Meteorologica Italiana e altri ospiti in corso di definizione