Il PEWEC è un acronimo che sta per Pendulum Wave Energy Converter, strumento improntato per estrarre e convertire il moto ondoso in energia elettrica.
Da qualche mese, Enea e Politecnico di Torino hanno messo a punto la versione 2.0 del Pewec.
Si tratta di un sistema galleggiante ed è simile a una zattera di forma semicircolare. Va posizionata in mare aperto, dove ci sono onde in grado di fare beccheggiare lo scafo e di produrre energia elettrica sfruttando l’oscillazione del pendolo installato.
Come funziona e dove funziona?
Per il momento è solo un prototipo in scala 1:25, testato presso la Vasca Navale dell’Università Federico II di Napoli. Con l’obiettivo di studiare la risposta dello scafo e degli ormeggi a onde estreme, alte fino a 10 metri.
I test in bacino hanno evidenziato un’ottima capacità di tenuta e di produzione elettrica del sistema anche in condizione estreme.
Il Pewec in scala 1:1 potrà essere installato lungo le coste ‘più energetiche’ del Mediterraneo, come ad esempio quella occidentale della Sardegna e il Canale di Sicilia. Il dispositivo da 525kW sarà lungo 15 metri, largo 23 e alto 7,5 per un peso comprensivo di zavorra di oltre 1.000 tonnellate.
Quanta energia elettrica potrà produrre?
Lo abbiamo chiesto al Dottor Gianmaria Sannino responsabile del Laboratorio Enea di Modellistica Climatica e Impatti.
Nel nostro Paese si contano più di 50 isole minori con una popolazione media di circa 2.500 abitanti. Un consumo medio pro capite di 6 kWh/g e un costo dell’energia molto elevato.
Una decina di questi dispositivi potrebbero produrre energia elettrica per un paese di 3mila abitanti. Contribuendo in modo significativo a contrastare i fenomeni di inquinamento e di erosione attraverso la riduzione dell’energia delle onde che si infrangono sulla costa, senza impattare in maniera significativa su flora e fauna marine.
Con il Dottor Sannino abbiamo voluto approfondire la questione del PEWEC in video.