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Moda sostenibile e certificazione Wastemark 

Intervista a Rossana Diana, presidente dell’associazione Web Fashion Academy e autrice del progetto Waste Couture 

Mi si permetta una domanda, che mi assale da quando credo di aver raggiunto un minimo di senno: è bello solo ciò che gli altri dicono che è bello? Chi decide ciò che è bello? È la moda, una stretta oligarchia, a decidere cosa sia bello? 

Il bello è qualità, ricerca e stile inteso come capacità di design, viene ideato e riconosciuto da chi ha gli strumenti culturali per farlo, non è oligarchia ma conoscenza, ci sono scienziati della moda.

Oggi questo prodotto coesiste sul mercato con quello che convince il consumatore che sia bello perché è ben comunicato. Può anche non essere di qualità, né di ricerca e il design scopiazzato… questo è il bello oggi rivolto al mass market.  

Com’è possibile creare bellezza dagli scarti?  

Nell’era del consumo all’eccesso, lo scarto è impropriamente definito tale. 

Nei magazzini delle aziende tessili e di quelle manifatturiere giacciono sottovalutati tessuti in diverse quantità che nulla hanno a che vedere con le caratteristiche che qualificano la merce come scarto; un tesoro sommerso che noi, con il progetto Waste Couture e la certificazione Wastemark, rendiamo visibile e autorevole, pronto per il rilancio ad alto livello sul mercato.

Il fenomeno scaturisce dall’eccessiva contrazione temporale dei cicli produttivi che realizza come più conveniente l’azione di produrre qualcosa di nuovo, invece di considerare prioritariamente l’esistente di qualità. 

Mia madre, quando andava al mercato in bicicletta, spendeva un sacco di tempo a rovistare nella cesta degli scampoli, dal fondo fino in cima e viceversa, lo fate anche voi? 

Non lo facciamo in prima persona. Sono le aziende che affrontano il percorso di certificazione, a dover sicuramente rendersi meglio consapevoli del tipo di giacenze di cui è fornito il loro magazzino.  

Non so se sia appropriato il termine “rovistare” … forse meglio il verbo “discernere”. 

Qual è la merce destinata a scendere a livelli più bassi di mercato e quale invece quella meritevole di un rilancio ad alto livello. 

L’Economia Circolare, oltre a essere conveniente, è anche bella? In che senso? La vista è uno dei sensi capaci di cogliere la bellezza, forse quello privilegiato. Quali altri sensi coinvolge il vostro progetto di moda sostenibile? 

L’economia circolare produce bellezza autentica; quella fatta nel rispetto del valore del tempo di rigenerazione dei sistemi naturali della Terra; non esiste vera bellezza dove non c’è rispetto per la vita in tutte le sue forme. Il modello proposto dal Protocollo Waste Couture si pone l’obbiettivo di andare anche oltre l’economia circolare, perché consente la realizzazione di un prodotto rigenerativo. 

Quanto incide il mondo della produzione di bellezza sull’ecosistema? 

Quello attualmente inteso come tale nel sistema di economia lineare globale, incide talmente tanto che sta portando la biosfera al collasso. Si richiede urgentemente un cambio di paradigma culturale, nell’ambito del quale cambi anche il significato di bellezza. 

Quanto spreco si registra nel mondo della moda? 

Talmente tanto che noi lo abbiamo trasformato in una risorsa. Il sistema economico lineare produce tanto perché non tiene conto dei limiti di un pianeta che non ha risorse infinite; per questo la sua produzione più grande è rappresentata dallo spreco di valore, merce che viene realizzata e che per distorsione di sistema non vive neppure il primo ciclo vitale.

Accade in tutti i settori industriali. Nella moda il valore dello spreco che si può recuperare in catena produttiva su un prodotto di abbigliamento di livello medio alto, va dal 30 al70% a economia circolare avviata e condivisa. 

La Waste Couture è per tutti o solo per pochi? 

Il Protocollo Waste Couture è l’elenco delle specifiche che determina il ciclo chiuso di produzione. È diviso in tre parti, per due livelli di certificazione, e si rivolge a tutte le aziende della moda, perché solo se le stesse condivideranno un unico metodo potranno realizzare il sistema circolare.

Oggi esistono solo casi di circolarità più o meno virtuosi effettuati da valide aziende, ma rimangono isolati. Per ovviare a questo problema, abbiamo costituito da poco una società cooperativa che opererà per lo scambio di beni servizi e strumenti certificati Wastemark, quindi aderenti alle specifiche del Protocollo Waste Couture. 

Come fare per entrare in questa logica virtuosa di moda sostenibile? 

Diventare socio cooperatore. Professionisti imprese e associazioni sono tutti invitati a entrare in Co-UP! la moda circolare, cooperativa e sostenibile, -per partecipare al cambiamento necessario e che tutti ormai vogliamo. 

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