Per gentile concessione della Fondazione Comitans, diamo spazio all’intervista di Luca Montanarella, Senior Expert European Commission, JRC (Institute for Environment and Sustainability) e Alberto Orgiazzi, ricercatore biotecnologo e co-autore dell’Atlante della biodiversità del suolo.
Un cibo sano arriva da un terreno sano
La salute non è un fatto individuale, è qualcosa di sistemico. Per quanto il nostro personale stile di vita persegua il benessere attraverso il consumo di verdure, lo sport, la meditazione e molte notti di sonno della durata minima di otto ore, a influenzare la salute ci sono anche l’aria che respiriamo e il suolo su cui crescono le piante.
SUOLO, TI CONOSCIAMO POCO
«Un cibo sano è prodotto in modo rispettoso su un terreno sano» è l’affermazione preferita di Alberto Orgiazzi, biotecnologo, ricercatore. Sì, il suolo: tutto parte da lì. «Ci camminiamo sopra ma non lo conosciamo. Lo vediamo dall’alto e lo percepiamo come qualcosa di immobile, magari ci pare pure brutto e sporco. Ma se lo osserviamo in quelli che noi chiamiamo gli orizzonti, ne cogliamo tutta la meravigliosa varietà e ricchezza di vita. Si stima che circa un quarto della biodiversità del Pianeta stia sotto i nostri piedi: com’è possibile che ne sappiamo così poco?»
Per la maggior parte di noi, il suolo è qualcosa che serve per far crescere il cibo, ma la grande scoperta è che si tratta di qualcosa di vivo. Non ci vivono solo i noti lombrichi o le talpe, è popolato da un infinito numero di microrganismi come funghi e batteri. «Proprio il fatto che il suolo sia vivo lo rende fragile – continua Luca Montanarella-. La biodiversità del terreno è molto più complessa di quella della superficie e una varietà e una vastità di organismi sono ancora largamente sconosciuti.
Consideriamo che il 95% degli alimenti prodotti su scala globale proviene dal suolo: è evidente il nesso tra la sua qualità e la qualità degli alimenti e, di conseguenza, il nesso con la salute e la vita sulla Terra. Anche a livello istituzionale questo rapporto è stato riconosciuto, sia dalla FAO, che ha proclamato il 2015 anno internazionale del suolo, sia dall’attuale Commissione Europea che ha istituito il nuovo European Green Deal. Con il programma “From farm to fork” si comincia a parlare di azioni che tengono conto del legame che il suolo ha con la forchetta».
METTERE LE MANI NELLA TERRA PER ESSERE FELICI
«I microrganismi del suolo sono fondamentali per le piante. Funghi e batteri, per esempio, entrano in simbiosi con le radici e aiutano la crescita. Otto piante su dieci hanno un microrganismo simbiotico nelle loro radici, ma questo spesso lo ignoriamo». Ancora meno noto è il ruolo del terreno per il benessere mentale. «Alcuni batteri presenti nel suolo stimolano la produzione di serotonina – dice Orgiazzi -. Non lo sapevate?
È come se la scienza confermasse quello che tutti i bambini sanno istintivamente: mettere le mani nel fango accresce il nostro benessere e la nostra felicità. I bambini hanno una relazione con il suolo più forte degli adulti, ne entrano immediatamente in contatto e ne sono affascinati». Niente di meglio che rotolare nell’erba, giocare nell’orto, preparare gustose zuppe di argilla e scavare con i trattori in miniatura: fa bene al corpo e alla mente.
Purtroppo, come tante altre parti del nostro Pianeta, anche il suolo non sta benissimo negli ultimi tempi. «Da un lato c’è il cambiamento climatico e l’erosione del suolo. Dall’altro c’è la contaminazione e l’inquinamento dei terreni, ovvero la perdita di suolo a causa di eventi atmosferici estremi. Tutti questi fattori hanno un impatto diretto sulla qualità del cibo e un conseguente impatto indiretto sulla nostra salute.
In Europa, per ragioni storiche legate allo sviluppo industriale, esistono circa tre milioni di siti contaminati, ma lo stesso accade nel resto del mondo. C’è anche una contaminazione diffusa su larga scala (per esempio quella legata ai metalli pesanti) che colpisce vaste aree e può suscitare preoccupazione».
La buona notizia è che il suolo è ricco di risorse e può essere artefice del suo risanamento, come rassicura Alberto Orgiazzi. «Ci sono funghi e batteri straordinari, con particolari capacità di degradare gli agenti contaminanti. Forse, studiando meglio il loro funzionamento, questo potrebbe essere applicato anche alle acque e all’aria».
PROTEGGERLO, INIZIANDO DAI BAMBINI
Cosa si può fare per proteggere il terreno in tutta la sua biodiversità?
«Le vie percorribili sono fondamentalmente due. Una è quella più politico-normativa: l’Unione Europea promulga una legislazione specifica per proteggere il suolo. L’altra è il nostro impegno. Come cittadini possiamo informarci, come genitori possiamo parlare ai bambini, raccontare loro che cos’è il suolo e perché è importante per la nostra salute.
E poi possiamo metterci noi stessi in gioco, per esempio curando un orto. Insieme ai bambini piantare, seminare, annaffiare, godere dei frutti della terra e del suo potere benefico sul nostro umore. Non è terra sporca da lavare, è salute da custodire!».