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Il nostro viaggio tra i non più boschi continua

Intervista al Dott. Luigi Torreggiani

Bostrico tipografo

La tempesta Vaia dell’ottobre 2018 si è ormai placata. Sulle piane sono stati accatastati e impilati migliaia e migliaia di tronchi che hanno preso la strada verso segherie di mezza Europa. Sulle pendici ne rimangono altrettanti, se non di più. 
Ma c’è dell’altro e ha un nome affascinante: il Bostrico tipografo. Che cos’è? Come svolge il suo lavoro? Perché è così pericoloso, in fondo è naturale, no?

Il bostrico tipografo è un piccolo insetto xilofago, cioè che si nutre di legno, che è parte integrante dei nostri ecosistemi forestali alpini. Normalmente il suo è un ruolo ecologico estremamente importante. Attacca e porta a morte alcune piante, le più deboli e compromesse del bosco.
E lascia vitali le più sane, che così, grazie alla maggior luce disponibile, possono crescere e svilupparsi ancora di più. Inoltre, favorisce la degradazione del legno e quindi il ciclo dei nutrienti nella foresta.

Il ciclo vitale dell’insetto è molto affascinante. Inizia a primavera dai maschi, che selezionano le piante di abete rosso da attaccare ed entrano sotto corteccia attraverso piccoli fori. Qui scavano delle “camere nuziali” in cui richiamano le femmine attraverso particolari sostanze, i feromoni. Dopo l’accoppiamento, le femmine fecondate scavano gallerie lunghe fino a 15 cm, disposte in senso parallelo all’asse maggiore del fusto.

Qui depongono fino a 100 uova ciascuna. Le larve, nutrendosi, scavano altre gallerie perpendicolari di 5-6 cm. Al termine dello sviluppo, le larve scavano in fondo alle gallerie una cella. Da qui, una volta diventate adulte, sfarfallano dando vita a una nuova generazione. Tutte queste gallerie danno vita ad un disegno molto caratteristico sotto corteccia, da cui appunto deriva il nome di “tipografo”.

Normalmente, come dicevo, il suo ruolo ecologico è utile nelle foreste miste naturali. Ma non nel caso di foreste artificiali, dove è stato piantato o favorito nel tempo l’abete rosso. In queste foreste pressoché pure, questo insetto può causare infestazioni enormi. Questo avviene ancor di più se le piante sono stressate da fattori esterni come le tempeste di vento. Il vento ha dato in pasto al bostrico un’enorme quantità di legno. Ma ha anche stressato le piante rimaste in piedi, che ad esempio, a causa delle oscillazioni, hanno avuto danni alle radici.

Problema ulteriore è che gli abeti rossi, spesso favoriti o piantati anche a quote basse negli scorsi decenni e secoli. Essendo al di sotto del loro areale naturale, sono già in crisi da tempo a causa dell’innalzamento delle temperature. Come se non bastasse, temperature più alte significano anche stagioni più lunghe. Quindi non una, ma due o addirittura tre generazioni all’anno dell’insetto: una crescita esponenziale e incontenibile.

Ricapitolando: boschi puri di abete rosso, stressati dalla tempesta e dalle temperature più alte, con stagioni più lunghe a disposizione, sono un “pranzo perfetto” e a costo zero per questo coleottero che sta causando enormi danni nelle zone colpite dalla tempesta Vaia.

Ma attacca solo l’abete rosso?

Il bostrico tipografo sì, ma ci sono diversi coleotteri scolitidi che attaccano altre conifere. Ad esempio il pino silvestre, che in alcune zone delle Alpi è in sofferenza per un altro insetto simile.

Ci tengo però a sottolineare che quello degli scolitidi è un vero e proprio problema globale. Il cambiamento climatico sta favorendo questi insetti in molte aree del Pianeta. Ad esempio, l’infestazione del “Mountain Pine Beetle”, un coleottero simile al bostrico che attacca i pini, sta facendo danni estesissimi in Canada. E il bostrico stesso sta creando problemi enormi, a seguito di annate siccitose, in Germania. 


bostrico tipografo

Come si combatte?

Purtroppo, c’è poco da fare. Quando le chiome delle piante colpite si arrossano, non solo quegli alberi sono già compromessi, ma si ha la sicurezza matematica che gli insetti siano già volati verso nuove piante, che l’infestazione sia già altrove. Ad oggi, l’unico modo di intervenire è individuare i nuclei attaccati. E poi asportare il più velocemente possibile sia quelle piante ormai morte che quelle ancora vive nelle vicinanze, che molto probabilmente hanno già il bostrico tipografo morto sotto corteccia.

Il problema è che oggi, sulle Alpi orientali. L’infestazione sta viaggiando molto più velocemente della nostra capacità di corrergli dietro. E questo anche perché il settore forestale e delle imprese boschive nelle nostre montagne non è strutturato. Non è pronto per far fronte a emergenze di questa enorme portata.

Che danno sta causando in termini economici e ambientali?

È ancora presto per dirlo, ma dai gestori forestali alpini si sente spesso fare una previsione funesta. Cioè che il bostrico raddoppierà i danni di Vaia, o forse ne produrrà ancora di più. 

Però, come in ogni tragedia, si nascondono anche opportunità. Quelle di ripensare a nuovi boschi, più naturaliformi, ma anche a ricostruire una maggiore cura del territorio, una presenza umana più capillare, che si contrapponga all’abbandono.

Vaia e bostrico possono essere moniti per migliorare la gestione forestale e la cura dei territori montani. Per avvicinare e non allontanare la nostra società dai boschi. Anche questa è resilienza.

Avere boschi funzionali, ben gestiti, dove sia possibile produrre legno e valorizzare tutti i servizi ecosistemici in modo sostenibile è utilissimo per tutti noi. Dobbiamo rendercene conto e saperlo fare al meglio. Solo così sapremo far fronte meglio di oggi alle emergenze future.

Il modello covid-19 che ha previsto la collaborazione di moltissime equipe è secondo voi un modello applicabile anche in questo caso?

Assolutamente sì, in questo momento stanno lavorando assieme tecnici forestali e naturalisti, esperti di dissesto idrogeologico e operatori boschivi, esperti di monitoraggio fitosanitario di varie Regioni e Province Autonome, Università ed Enti di Ricerca. Serve però un coordinamento, una regia, cosa non sempre così scontata in Italia.

Per fortuna, rispetto al passato, c’è molta più volontà di collaborare. E forse anche questa è una delle “lezioni” della tempesta Vaia e dell’emergenza bostrico.

Bostrico tipografo

Sono stati stanziati soldi pubblici?

Sì, in tutte le Regioni e Province Autonome coinvolte ci sono stati ingenti finanziamenti e azioni normative per far fronte all’emergenza e anche il “fondo foreste” statale darà una mano.

Come può un turista, un cittadino responsabile, proteggere nel suo piccolo il patrimonio boschivo?

Per quanto riguarda il bostrico si può far ben poco, purtroppo. C’è però una cosa meno immediata, ma più profonda, che è molto importante da fare: dare fiducia ai gestori forestali. La nostra società è portata, per tante e diverse ragioni, alla sfiducia verso le istituzioni. E questo è vero in particolar modo quando, magari in vacanza, si osserva un cantiere forestale, dove ci sono alberi tagliati, cataste, piste con mezzi in movimento. Insomma, qualcosa di molto lontano dall’ambiente “bucolico” che ci aspetteremmo.

Oggi, nel mezzo dell’emergenza, ma anche in futuro, nell’auspicata normalità di una gestione forestale pienamente sostenibile, la presenza di macchine e cantieri forestali non deve rappresentare di per sé un pericolo. Una paura, qualcosa di scandaloso da denunciare sul primo social network.

Piuttosto, può diventare un’occasione per comprendere come tanti dei servizi ecosistemici che diamo oggi per scontati (legno, prodotti del sottobosco, acqua potabile, protezione dalla caduta di massi e valanghe, sentieri ecc.) siano in realtà parte di una “relazione”, tra la nostra società e il bosco.

Relazione che deve essere sostenibile, ma che deve esserci, anche per essere pronti ad affrontare prima e meglio emergenze come Vaia o l’infestazione del bostrico.

Ascolta il podcast
Tecnici ed esperti raccontano l’attacco del bostrico tipografo, l’insetto che secca gli abeti più deboli. I boschi stressati dalla tempesta e dal caldo sono un banchetto per questo coleottero. Con dati e testimonianze, si racconta come i danni del bostrico potrebbero superare quelli della notte di Vaia (Podcast tratto dal sito: Compagnie delle Foreste)

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