Professor Scaltriti, potrebbe spiegarci perché, secondo lei, è importante normalizzare il cancro?
«La probabilità di sviluppare un tumore fa parte dell’esperienza della vita. Si pensi che un bambino che nasce, oggi ha una probabilità su due di ammalarsi di tumore (50%), una bambina una su tre.
Non do questa terribile notizia per spaventarvi, ma proprio per normalizzare il cancro.
Normalizzare vuol dire fare in modo che la gente non pensi al cancro come a una sentenza, piuttosto come a una malattia terribile che spaventa, ma che è sempre più curabile. Vuol dire anche togliere lo stigma che è tipico di questa patologia».
Cosa significa esattamente “normalizzare” il cancro?
«Significa riconoscere che il cancro è una malattia per la quale ci sono protocolli e possibilità di cura. Le cose vanno meglio rispetto ad anni fa, quando si chiamava il “male moderno” o la “brutta cosa”. Quando si nominava la parola “tumore” o “cancro” lo si faceva sottovoce, quasi in imbarazzo. Ma i luoghi comuni sono duri a morire».
Potrebbe elaborare questi luoghi comuni?
«Ci sono moltissime persone che hanno un’idea sbagliata di cosa sia il cancro e del perché la gente si ammali.
Ma che cos’è il cancro? Il cancro è una malattia del DNA.
Il DNA è una molecola lunghissima fatta da una catena di 3 miliardi di lettere (A, T, G e C). Questa catena contiene tutte le informazioni necessarie per ogni cellula al fine di svolgere la propria funzione. Ci sono regioni particolari di sequenze che si chiamano geni. I geni producono proteine che fanno funzionare la cellula…».
- Sfatare i luoghi comuni e le paure che circondano questa malattia
- Riconoscere il cancro come una realtà diffusa ma sempre più curabile
- Promuovere una comunicazione aperta e onesta per favorire la comprensione e il supporto
- Creare una società più solidale e accogliente per le persone che affrontano il cancro.
Come si differenziano le cellule tra di loro se hanno lo stesso DNA?
«Ogni cellula non usa tutto il DNA, ma solo ciò che le serve. Una cellula del fegato ha funzioni differenti dalle cellule del cuore, del muscolo e delle ossa. I geni sono gli stessi per tutte le cellule, ma ogni cellula accende o spegne questi geni a seconda di quello che serve, come accendere o spegnere interruttori di luci in una città».
Come vengono utilizzate le tecniche moderne per studiare il cancro?
«Con le tecniche di sequenziamento, ora possiamo valutare le alterazioni del DNA del tumore. Vent’anni fa queste tecniche non erano disponibili. Ora, possiamo capire quali sono le alterazioni genetiche alla base del tumore e inibire con farmaci specifici le sue vulnerabilità, per arrestarne la proliferazione».
Normalizzare il cancro non significa dunque negarne la gravità o minimizzare la sofferenza. Al contrario, significa affrontarlo con realismo, speranza e coraggio, creando una società in cui le persone con cancro possano vivere la loro vita al meglio, senza paura e stigma.
Cosa implica:
- Riconoscere il cancro come una malattia diffusa ma sempre più curabile
- Eliminare lo stigma associato alla malattia
- Promuovere una comunicazione aperta e onesta sul cancro.
Normalizzare il cancro significa anche:
- Affrontare la paura e la speranza che la malattia porta con sé
- Concentrarsi sulla qualità della vita e su ciò che conta di più
- Parlare apertamente della morte e accettare la sua eventualità
- Comunicare in modo aperto, onesto, empatico e supportivo
- Educare e informare le persone sulla malattia.
Normalizzare il cancro è un processo in corso che richiede il coinvolgimento di tutti.
Attraverso un impegno condiviso per la comunicazione aperta, l’educazione e il supporto, è possibile creare una società più comprensiva e solidale per le persone che affrontano questa malattia.
* Vice Presidente della medicina traslazionale nel dipartimento di oncologia di AstraZeneca