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Condividere è il verbo più bello del mondo

Conmoltiplicare, non si dice, ma rende il concetto meglio ancora

Il film più bello? Chiunque viva alle nostre latitudini ha, da qualche parte, una sua lista, un film, uno di quelli che non si dimenticano mai.

Il mio, che sono diversamente giovane, è del 2007, Sean Penn ne è il regista: “Into the wild – nelle terre selvagge”. Ho letto anche il libro di Jon Krakauer, dal quale è tratta la storia: “Nelle terre estreme”, un capolavoro pubblicato negli USA nel 1996 e da noi da Corbaccio nel 2008.

Il protagonista è Christopher McCandless, giovane laureato, di famiglia benestante. Finiti gli studi decide di abbandonare tutto, anche gli affetti, per andare alla scoperta di sé stesso, della verità, nella Natura selvaggia, in Alaska. Il suo viaggio è costellato di incontri e relazioni ma lui punta alla pace, alla quiete, alla purezza di tutto ciò che non sia contaminato.

Legge e sottolinea i suoi libri: London, Thoreau, Tolstoj e trova rifugio nella carcassa di un autobus lasciato in mezzo al nulla. Caccia, raccoglie, cuoce quello che ha, legge, riflette.

Dal libro di Tolstoj, “La felicità domestica”, distilla frasi e pensa alle relazioni precarie della sua famiglia di origine nella quale è nato e cresciuto. Un paragrafo mi è rimasto dentro: «Ho vissuto molto, e ora credo di aver trovato cosa occorra per essere felici: una vita tranquilla, appartata, in campagna.

Con la possibilità di essere utile con le persone che si lasciano aiutare, e che non sono abituate a ricevere. E un lavoro che si spera possa essere di una qualche utilità; e poi riposo, natura, libri, musica, amore per il prossimo. Questa è la mia idea di felicità.

E poi, al di sopra di tutto, tu per compagna, e dei figli forse. Cosa può desiderare di più il cuore di un uomo?».

Ma com’è possibile vivere tale stato se non si condivide?

Happiness only real when shared, la felicità è reale solo se condivisa.

Questo è il punto più vero e il tema del numero della nostra Vita&Salute Web e del podcast. L’individualismo è senza dubbio sterile (dato non certo trascurabile in periodo di pandemia), ma non porta a nulla. La vera gioia, la pace vera, necessita del dono condiviso o conmoltiplicato che non si dice ma rende l’idea in modo più migliore.

E non è un romanzo, non è solo un film, Christopher McCandless è esistito davvero e ci ha voluto lasciare questo dono. Grazie.

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