fbpx

Vinitaly riaccende la disputa su alcol e salute 

Su un interessante articolo pubblicato dal Corriere del Veneto, a firma di Matteo Sorio, appare la notizia: 

«Alcol e salute, il vino fa bene o no? Battaglia a colpi di studi scientifici» 

Non si capisce bene se il vino ‘deve’ far bene alla salute visti gli enormi investimenti e guadagni dell’industria vinicola italiana o se invece si debba tenere conto delle ragioni e degli argomenti esplicitati dagli scienziati su un recente articolo pubblicato da Jama, rivista dell’American Medical Association, secondo cui almeno 107 studi tra 1980 e 2021, in cui si parla di vantaggi salutistici per chi beve moderatamente non sono da considerarsi che carta straccia. 

Fermi tutti 

Il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, presente alla kermesse di Verona, rassicura gli italiani in ansia sull’impegno del governo italiano:  

«A garantire il vino dallo stigma di prodotto dannoso per la salute». 

Secondo lo studio di Jama il bere moderato, considerato quale elisir segreto per il benessere diffuso e la longevità riscontrata tra le popolazioni mediterranee ignora «le miriadi di altre abitudini sane presenti nei bevitori moderati mentre tra gli astemi usati come comparazione spesso c’erano ex bevitori che avevano smesso dopo aver sviluppato problemi».  

Dichiarazioni contrastanti 

E allora ecco sul mercato un fiorire di dichiarazioni importanti

  • Treviso, consigli anti-alcol sul Prosecco Bottega: «Bevete solo due calici»; 
  • Antonella Viola, ricercatrice: «L’alcol fa male, i medici che non lo dicono sono come i dottori no vax»;  
  • Pastorelli contro Viola e Lopalco: «Disinformazione che provoca danni economici gravissimi»;  
  • Etichette anti-cancro sulle bottiglie di vino, è rivolta: «L’Europa le blocchi». 

Ricorsi storici 

Il Moderate Alcohol and Cardiovascular Health Trial (abbreviato MACH15), negli USA ha cercato proprio di valutare gli effetti sulla promozione della salute del consumo di alcol.  

Intento prefissato anche da alcune dichiarazioni esplicitate da esponenti di spicco dell’establishment italico.  

Questo studio, però, denuncia sul web Alcohol Justice – che si occupa di prevenire la proliferazione di messaggi interessati veicolati dalle industrie dell’alcol – pare essere stato in gran parte finanziato proprio dall’industria che l’alcol lo produce e lo vende. 

«Oltre 67 milioni di dollari di finanziamenti dall’industria degli alcolici, secondo una denuncia del 17 marzo 2018, pubblicata dal New York Times». 

Scienza a soldo degli interessi 

Chi non ricorda le vicende ‘scientifiche’ legate all’industria del tabacco? I danni del fumo di sigaretta si conoscevano da decenni. 

Già i tedeschi negli anni ’30 sapevano che fumare non era salutare e persino il regime nazista si opponeva al fumo. «Nel dopoguerra nessuno poteva permettersi di dare credito a ricerche fatte dai nazisti, ma presto altri scienziati cominciarono a interessarsi agli effetti del fumo: per la fine degli anni ’50 gli studi accumulati non lasciavano alcun dubbio sulla pericolosità delle sigarette. Eppure ,bisognerà aspettare la fine degli anni ’80 per avere una sentenza di primo grado in favore dei parenti di una vittima. Come è stato possibile?» si chiede Stefano Dalla Casa su WIRED

«Nel dicembre del 1952 su The Readers’ Digest, allora la pubblicazione più letta al mondo, uscì l’articolo Cancer by the Carton, dove si commentavano alcuni recenti studi epidemiologici che collegavano il fumo al cancro ai polmoni. Un anno dopo uscì uno studio sperimentale che mostrava come i topi sviluppassero il cancro quando la loro pelle era cosparsa di catrame di sigaretta, il residuo del fumo che si deposita nei polmoni dei fumatori». 

Le industrie del tabacco si sentirono attaccate nel vivo. La miglior difesa è sempre l’attacco. 

«Il 15 dicembre del 1953 i presidenti di American Tobacco, Benson and Hedges, Philip Morris, e Us Tobacco si riunirono al Plaza Hotel di New York e si accordarono per difendere il loro prodotto sul terreno delle pubbliche relazioni. Il pubblico doveva credere che erano ancora molte, troppe le domande senza risposta in merito agli effetti del fumo, e per questo motivo i rischi prospettati da alcuni studi non potevano essere presi seriamente in considerazione dal punto di vista scientifico» 

«Nel 1954 arruolarono il noto genetista C. C. Little per guidare il Tobacco Industry Research Committee, attraverso il quale avrebbero finanziato in modo mirato i ricercatori che potevano essere più utili alla causa. Con questi metodi si guadagnarono nel tempo la collaborazione anche di scienziati di altissimo profilo, come il celebre fisico Frederick Seitz.  

Grazie a questi studiosi compiacenti fu possibile creare l’illusione di un dibattito scientifico in corso, e a al tempo stesso creare una riserva di esperti disposti a testimoniare in tribunale in modo da non compromettere certi interessi…». 

Libertà 

È celebre il detto libera Chiesa in libero Stato.  È una prospettiva che mira a preservare l’integrità delle Istituzioni. Se la Chiesa è lo Stato o viceversa la libertà dei cittadini è preclusa. 

Preservare la libertà della ricerca scientifica è altrettanto importante, al di là di tutti i pur leciti interessi di parte.  

spot_img
spot_img
Articoli recenti
- Abbonati alla nostra rivista cartacea -spot_img

ARTICOLI CORRELATI
Annuncio pubblicitariospot_img