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Turismo sì, ma che sia responsabile

Modelli di interazione tra industria del turismo, comunità locali e viaggiatori

Fare la valigia 

Il turismo è una filigrana da cui leggere il mondo e il modo in cui ci muoviamo e viviamo. 

Negli ultimi decenni del Novecento, fare la valigia e partire per loisir, per il piacere di farlo, si è affermato prepotentemente, su scala globale, come bisogno dei viaggiatori (o meglio, dei consumatori) non necessariamente più abbienti.  

Un sistema dai grandi numeri ancora di più espanso dai miraggi delle tariffe low cost.  

Patologie turistiche? 

Ben presto sono emerse alcune “patologie” nel modo di vivere il turismo, come un bel vaso variopinto coi colori del mondo che nasconde delle crepe in profondità:  

  • squilibrio dello sviluppo economico 
  • spesa turistica che in minima parte rimane alle comunità locali; 
  • disastri ambientali, l’erosione della natura impoverisce il territorio, la comunità e l’attrattività della destinazione 
  • gravi ricadute sociali sugli abitanti, come la prostituzione (anche minorile), la droga, la microcriminalità 
  • aspetti disorientanti come la banalizzazione delle tradizioni e della cultura locale.  

Nuova consapevolezza 

Uno scenario poco allettante che in sé conteneva già gli anticorpi per un piano B.  

Gradualmente, infatti, è sorta una consapevolezza nuova negli operatori, nelle comunità locali, nei viaggiatori. Dall’intuizione di un nucleo di pionieri è nata nel 1998 AITR, l’Associazione Italiana Turismo Responsabile (www.aitr.org).  

Tra i soci fondatori figurano organizzazioni non governative, organizzatori di viaggio, associazioni ambientaliste in prima linea per tenere il punto, pensare e proporre azioni di contrasto (e tanta formazione) ai “vizi” del sistema turistico.  

Ora se ne parla di più ma è da allora che si è arrivati a definire cos’è il turismo responsabile, con una storica dichiarazione adottata dall’assemblea dell’associazione il 9 ottobre 2005, a Cervia: 

Il turismo responsabile è il turismo attuato secondo principi di giustizia sociale ed economica e nel pieno rispetto dell’ambiente e delle culture. Il turismo responsabile riconosce la centralità della comunità locale ospitante e il suo diritto ad essere protagonista nello sviluppo turistico sostenibile e socialmente responsabile del proprio territorio. Opera favorendo la positiva interazione tra industria del turismo, comunità locali e viaggiatori. 

Una ventata di rinnovamento che ha anticipato di più di un decennio gli obiettivi delineati dall’Agenda 2030 dell’Onu sullo sviluppo sostenibile.  
 

Intervista 

Vita & Salute web ha incontrato Maurizio Davolio, un uomo dalla rara sensibilità che ha dedicato tutta la sua vita professionale al mondo dei viaggi, in particolare al turismo cooperativo. Per vent’anni è stato responsabile del turismo per Legacoop e per la International Cooperative Alliance.

Davolio è stato uno dei fondatori ed è attualmente presidente di AITR e della rete europea EARTH. Attualmente è vicepresidente di ISTO, Organizzazione internazionale del turismo sociale. È membro del Consiglio Nazionale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri italiano.  

Insieme abbiamo compiuto un breve tratto di strada percorrendo i sentieri della sostenibilità e della responsabilità in viaggio. Ci siamo fermati di fronte alla bellezza rivelata dal turismo di prossimità, quello “dietro casa”, nei borghi cosiddetti minori, sui cammini.  

Abbiamo sorvolato le conseguenze della pandemia e planato sulle politiche interne adottate dai Paesi che hanno scommesso tutto sul turismo. Siamo tornati a casa più leggeri e allo stesso tempo arricchiti. In mente, risuonano le parole di Henry Miller e ti appaiono più vere che mai… “la propria destinazione non è mai un luogo, ma un nuovo modo di vedere le cose”. 

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