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Fiori colorati ed ecosostenibili 

Il fiore è l’immagine colorata più immediata quando si pensa alla biodiversità. Corolle, pistilli, api e verde incontaminato a perdita d’occhio. Eppure… 

Mercato dei fiori

L’industria dei fiori recisi, nel 2019 è stata valutata oltre 34 miliardi di dollari. Le preferenze del mercato si condensano sostanzialmente in 5 varietà: 

  • Rosa 
  • Garofano 
  • Lilium 
  • Crisantemo 
  • Gerbera  

I Paesi Bassi, che hanno cavalcato il mercato globale ed esportano in tutto il mondo, sono i più grandi produttori di fiori recisi, con oltre il 40% di tutto il volume delle esportazioni globali. 

Fiori e impatto ambientale 

Gli studi di settore non sono ancora sviluppati come quelli riguardanti i prodotti orticoli ma, tenendo conto della produzione nei paesi in via di sviluppo (convenienti per clima e costo relativo della manodopera, i viaggi intercontinentali, i veleni necessari a preservare il prodotto floreale…), si intuisce che l’impatto di questa industria non sia proprio a costo zero per l’ambiente. 

È fuori dubbio che la crescita del settore floreale abbia portato impatti inversi sugli aspetti ambientali e sociali, soprattutto per i paesi in via di sviluppo. Dal punto di vista ambientale, l’Etiopia ha affrontato gravi sfide causate dalle attività di coltivazione, tra cui la carenza e il degrado della terra, i cambiamenti climatici, la scarsità d’acqua e l’inquinamento chimico. 

In Italia esiste un’associazione culturale, la Slow Flowers Italy, che ama i fiori (come si legge dalla homepage del sito): 

CREDIAMO IN UN’ARTE FLOREALE ETICA, ECO-SOSTENIBILE E CONDIVISA 

PER QUESTO ABBIAMO FONDATO SLOWFLOWERS ITALY 

V&S WEB ha voluto rivolgere qualche domanda a Tania Torrini, consigliere SFI, Floral Designer, pittrice e fondatrice del Laboratorio floreale ‘La Rosa Canina’. 

Tania, nel 2017 il primo evento SFI 

«Nel nostro ambiente di lavoro abbiamo scambiato esperienze e conoscenze tra fioristi, coltivatori e fotografi. Sono nate amicizie e sintonie nel modo di lavorare e nelle scelte stilistiche che rispettano la naturalezza delle composizioni. Occuparsi di allestimenti floreali per gli eventi ti porta presto a comprendere che tutta la bellezza degli allestimenti è creata per una sola serata e per poche persone che possono goderne in privato.  

In base a queste riflessioni abbiamo deciso di unire le forze per creare qualcosa con gli altri e per gli altri. Abbiamo riunito i volontari disposti a lavorare all’evento e poi dato la possibilità al pubblico di visitare liberamente il nostro lavoro. Alla base di tutto questo c’è l’intento di comunicare attraverso la bellezza del fiore dei contenuti. Sono i contenuti che ritroviamo nel nostro Manifesto.  

Il principio fondamentale è quello che il fiore rappresenta una bellezza portatrice di un messaggio etico di rispetto e responsabilità nei confronti della natura». 

Perché creare un’associazione culturale? 

«Dopo il successo del primo evento abbiamo compreso che le persone avevano partecipato con interesse e sentimento all’esperienza che avevamo costruito. 

Abbiamo anche scoperto che lavorare con i volontari era stato un momento di scambio, di idee ed esperienze, un momento nel quale si erano creati legami di amicizia e di lavoro. 

Non potevamo fare a meno di mettere a frutto questa ricchezza che ci siamo ritrovati dopo l’evento del 2017 a Podernovi.  

Siamo partiti dal primo evento per costruire qualcosa che potesse dare spazio ad altri incontri, per lavorare ancora con i volontari e far conoscere al pubblico il nostro messaggio.  La forma di un’associazione culturale ci è sembrata la più appropriata». 

Perché avete chiamato la vostra associazione culturale Slow Flowers Italy? 

«Siamo convinti che sia utile comunicare un concetto che interessa più culture e nazioni anche utilizzando una lingua maggiormente conosciuta e parlata come l’inglese.  

Certamente, l’esistenza di Slow Food ci ha dato una spinta ma non siamo stati convinti da finalità commerciali. Le nostre finalità sono legate alle motivazioni insite nella nostra nascita: essere uno stimolo, un enzima per sensibilizzare e divulgare. Nel termine inglese Slow, inoltre, ci sono più sfumature di significati. In America e in Inghilterra i movimenti Slow Flowers sono già stati creati qualche anno prima del nostro, anche in Francia il movimento dei fioristi e dei coltivatori locali si definisce “movement slow flowers”». 

Perché creare una Rete? 

«Costruire la Rete è stato come un rendere giustizia e valore a chi lavora secondo principi di un’etica ecologica. Conoscere e riconoscere il percorso di un prodotto, approfondire la storia e le motivazioni dei coltivatori e dei fioristi che scelgono la sostenibilità sia nella coltivazione dei fiori sia nello stile semplice e naturale.  

Queste caratteristiche sono rintracciabili nei soci che appartengono alla Rete di SFI. Una vera e propria mappatura di queste realtà è necessaria per tutti coloro che vogliono fare una scelta giusta nell’acquisto di fiori locali e stagionali». 

I fiori sono un simbolo di bellezza, anche etica, ma c’è anche un’utilità strettamente legata alla coltivazione? 

«Certamente, i fiori sono molto utili per creare un ecosistema equilibrato e ricco di biodiversità. Per esempio, hanno molte proprietà benefiche per aiutare l’orticoltore nella lotta ai parassiti, attirando predatori naturali come le coccinelle; inoltre, attirano insetti impollinatori come vespe, farfalle, bombi, api e molti altri, importantissimi per le piante da orto e per i frutteti. Per questi motivi i fiori sono in grado di assicurare un buon raccolto.  

E ancora, i fiori delle aromatiche come rosmarino, origano e lavanda hanno ottimi contenuti per oli essenziali tisane e decotti». 

Quali sono I vantaggi e gli svantaggi di una coltivazione sostenibile nella filiera florovivaistica? 

«I vantaggi più importanti riguardano il rispetto dell’ambiente e dunque la tutela di un bene comune. Poi il fatto che il fiore, come prodotto naturale sia unico, e dunque con un maggiore valore di mercato; non ultimo anche l’aspetto benefico, poiché i nostri fiori non sono trattati con fitofarmaci (a causa dei trattamenti i fiori spesso risultano velenosi per gli impollinatori e per noi stessi che li coltiviamo e per chi li acquista). 

Gli svantaggi sono sicuramente il maggiore impegno e le ore lavoro richieste da queste coltivazioni.  

Un’altra complicazione deriva dal fatto che si deve partire dalla prevenzione, dalla fertilità del terreno e si lavora sull’aumento delle difese immunitarie della pianta.  

Infine, gli standard di produzione sono diversi, non si ottiene mai un prodotto omologato per misure, quantità e sfumature di colori». 

Un valore inestimabile, Tania, un amore per i fiori e un impegno etico-ecosostenibile, il vostro, che merita ammirazione e rispetto.

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