“Ci sarebbe qualcosa anche per me?”.
La voce che mi ha rivolto questa domanda è stata quella della signora Luciana. Ci ha visto distribuire pacchi alimentari ad alcune famiglie indigenti di un condominio della periferia di Perugia. È scesa in strada in peno inverno, senza giacca, in ciabatte, senza curarsi di nulla. Mi ha preso per un braccio e mi ha detto:
“Non ho nulla, e da quando è morto Don Enzo, non so più a chi chiedere aiuto”.
Un tuffo al cuore. Ho tolto un po’ di pacchetti da ogni scatolone per crearne uno nuovo da donarle mentre le lacrime le rigavano il viso e saltavano le rughe, fino alla vestaglia.
Ad averti mandato è il Signore!
Mi ha fatto promettere di ritornare da lei, che non ha neanche un telefono cellulare. Insieme a Luciana ci sono più di cinquanta famiglie, sparse in tutta l’Umbria, che Adra Perugia serve mensilmente in sinergia con il Banco Alimentare e con AGEA. Con l’esponenziale aumento della richiesta di aiuto abbiamo lanciato il cuore oltre l’ostacolo. Abbiamo unito le forze con altre associazioni della città per aprire un luogo comune di co-working sociale. Un progetto che è ormai realtà da due anni.
Disponiamo di una sede alla quale convergono svariate offerte e richieste. Ogni buona volontà trova facoltà di espressione.
A Felicittà abbiamo allestito postazioni per telelavoro e didattica a distanza per chi non ha mezzi propri.Abbiamo organizzato corsi di inglese per ragazzi, campagne di raccolta cibo, circuiti di redistribuzione di alimenti eccedenti dai supermercati di zona. Incontri di formazione e prevenzione, attività musicali con persone audiolese. Abbiamo realizzato iniziative con Adra e Fondazione Vita e Salute. Tra queste quella quella del ‘marciapiede didattico’, strumento fattivo di sensibilizzazione alle barriere architettoniche e al senso civico, che contiamo di proporre in modo organizzato alle scuole della città.
Abbiamo ricevuto finanziamenti della Regione Umbria e della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, che hanno ripagato i nostri sforzi. E hanno destato la curiosità di giornalisti locali e cittadinanza attiva, al punto da fare individuare in Felicittà il luogo in cui aprire un tavolo di lavoro permanente sulle povertà diffuse.
E poi, un giorno arriva Elio. Un uomo di mezza età, affetto da numerosi problemi di salute, che vive in una baracca di alluminio vicino alla ferrovia. Nel ricevere alcuni vestiti mi ha messo in mano degli asparagi selvatici che aveva appena colto:
È l’unica cosa che posso darti in cambio.
Non è vero, Elio mi ha offerto anche la sua amicizia, la sua fiducia, valori ben più preziosi di un sacchetto di vestiti o un pacco viveri. Noi continueremo a camminarti al fianco, Elio, amico caro, e anche al fianco tuo, Luciana. Non siete soli, siamo in tanti in questa nostra Felicittà, pieni di entusiasmo.